ritratto d'uomo

dipinto ca 1515 - ca 1520

Ritratto d'ignoto di età matura con barba. Moda: berretto; pelliccia

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Busi Giovanni Detto Cariani (1480-1485/ 1547 Post)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Zorzi Da Castelfranco Detto Giorgione (scuola Di)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ritratto fu pubblicato come dipinto di scuola giorgionesca da Herbert Cook nel 1910, che lo ammirava presso la Carlton Galleries di Londra. Pervenne poi alla collezione dell’avvocato Riccardo Gualino e alla Galleria Sabauda a seguito della munifica donazione della sua collezione di quadri. Inviato all’Ambasciata italiana a Londra nel 1933, tornò a Torino soltanto nel 1958 (Gabrielli, 1971). Sembra oggi del tutto superata l’identificazione del dipinto con quello visto da Crowe e Cavalcaselle in collezione Bonomi a Milano suggerita da Venturi (cfr. Venturi, 1926, tav. XXXV; Gallina, 1954 e Rossi, 1983), come anche l’idea di riconoscere nell’effigiato Federico Gonzaga (Desy, 1961). L’iniziale cautela attributiva del Cook, giustificata dallo stato non ottimale del dipinto in cui pare fosse visibile un’apertura paesaggistica a sinistra ma anche dalla sua collocazione entro quel filone della produzione ritrattistica primo cinquecentesca ambiguamente collocato tra Giovanni Bellini e Giorgione, veniva in parte sciolta con la proposta del nome di Giovanni Cariani nella prima fase della sua carriera o a un pittore a lui prossimo (Cook, 1912). L’ipotesi fu pienamente avvallata dalla critica successiva e da quella contemporanea, ma tuttavia permangono pareri discordi circa la questione cronologica, gravata ancora da molti dubbi riguardanti il corpus pittorico giovanile dell’artista - tutt'ora in fase di assestamento - e più in generale connessi alla figura del collega di Castelfranco (Mariacher, 1980, p. 252). Cosicché il ritratto fu inizialmente paragonato a quello di Antonio Broccardo di Budapest attribuito a Giorgione (Cook, 1910) e ascritto a una fase precocissima (Troche, 1934). Poi via via avanzato sino al soggiorno bergamasco di Cariani (Mariacher, 1980) - quando cioè poté venire in contatto con la ritrattistica di Lorenzo Lotto (Dessy, 1961) - e confrontato con il Ritratto del Medolago di Tulsa, con quello delle Gallerie veneziane dell’Accademia (Pallucchini-Rossi, 1983) e infine accostato per via delle somiglianze “fisiognomiche e culturali” con un “importante originale” di scuola veneziana della Galleria Palatina di Firenze (già nella collezione di Leopoldo de’ Medici), che a parere di Francesco Rossi (1983 e cfr. Manfrini, in Tiziano nelle gallerie fiorentine, 1978, pp. 259-260 n. 70) è forse da ascriversi al catalogo dello stesso Cariani. Pur condividendo il parere di quest’ultimo nel ritenere il dipinto torinese più maturo rispetto a quello del Giovane dei Musei Statali di Berlino, tuttavia il taglio della figura sotto il gomito e l’utilizzo - a quell'epoca forse già un po’ datato - del parapetto di tradizione veneziana dietro il quale è interamente relegato il gentiluomo impellicciato, non invoglia a spostare troppo avanti la data del ritratto. Pare pertanto preferibile orientarla, tuttalpiù, entro il primissimo periodo del soggiorno bergamasco. Mentre il rapporto con la cultura giorgionesca si percepisce ancora nell’uso tonale della tavolozza limitata alla gamma dei bruni e dei colori ambrati e nella resa morbida e “spiumata” della pelliccia (Rossi, 1983), che certamente accentuano l’intimità pensosa della figura, l’eco di quella lottesca pare ancora lontano da venire. Nella resa del rotolo stretto tra le mani dell’effigiato e negli attributi dello stilo e del polverino, deputati a esplicitare la sua condizione di uomo dotto, mancano infatti l’attenzione e il nitore riservati agli oggetti e ai dettagli alla moda propri della ritrattistica borghese del collega, che anche il Cariani andrà in parte acquisendo soltanto nei capolavori della sua fase più matura
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350747
  • NUMERO D'INVENTARIO 972
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - ca 1515 - ca 1520

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'