Il carabiniere reale Giambattista Scapaccino cade sotto i colpi dei rivoltosi al grido di Viva il Re l'anno MDCCCXXXIV. uccisione del carabiniere Giambattista Scapaccino

dipinto,

Davanti alla caserma di Echelles, sul far della notte, il carabiniere Scapaccino viene assalito dai rivoltosi che imbracciano la bandiera repubblicana e ucciso con un colpo di moschetto. Il cavallo si imbizzarrisce e l'uomo alza le mani verso l'alto nell'attimo in cui il colpo lo raggiunge al petto

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Gonin Francesco (1808/ 1889): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri
  • INDIRIZZO Piazza Risorgimento, 46, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'episodio si riferisce al tentativo di invasione mazziniana in Savoia nel febbraio 1834, quando la notte del 3 febbraio il carabiniere Giambattista Scapaccino, nativo d'Incisa, da Chambéry stava rientrando alla caserma di Echelles. Quest'ultima era stata, durante la sua assenza, occupata dai rivoltosi mazziniani: gli uomini fermano il cavallo e ordinano al carabiniere di salutare la bandiera, sconosciuta, al grido di "Viva la repubblica": lo Scapaccino non solo si rifiuta, ma, anche se minacciato di morte, urla "Viva il Re" ripetutamente, finchè gli aggressori lo uccidono con due colpi di moschetto. La scena è descritta nel volume "Fasti della Reale Casa di Savoia e della monarchia descritti da Tommaso Vallauri e corredati d'incisioni eseguite da valenti artisti sui disegni di G. Zino" edito a Torino da G. Pomba nel 1845 (pp. 61-63). L'incisione relativa all'opera è realizzata da Geoffrey (?) su disegno di G. Zino (alla p. 60). Allo stesso episodio si riferisce anche un acquerello di Michele Bisi nel cosiddetto "Album di Carlo Alberto" (Torino, Biblioteca Reale, Mss. Varia 217); dal dipinto fu tratta una litografia disegnata da Enrico e Francesco Gonin e stampata dalla litografia Junck (per la lunga didascalia, celebrativa dell'azione e soprattutto della cura paterna del Re nei confronti dei suoi sudditi, si legga la scheda di M.C. Gozzoli nel catalogo della mostra "Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna. 1773-1861, a cura di M. Rosci e E. Castelnuovo, Torino 1980, v. I, pp. 427-428, n. 400). Il dipinto è ricordato nel 1844 da Gonin nel proprio Diario, inedito, e nello stesso anno veniva esposto alla Mostra dell'Industria e delle Belle Arti di Torino. Esso faceva parte della serie di dodici tele riferite alla fedeltà dei sudditi ai sovrani, di vari artisti, destinati ad arredare la Sala del Caffè di Palazzo Reale, rinnovata a partire dal 1841 sia sotto il profilo architettonico sia sotto quello della decorazione (Clemente Rovere nella sua "Descrizione del Reale Palazzo di Torino" del 1858 registra il dipinto sul "muro a mezzodì, a sinistra della porta", p. 156). Insieme ai tre ritratti sabaudi (Amedeo VIII di Arienti, Carlo Emanuele I di Molteni e Vittorio Amedeo II di Bezzuoli) e alle tre tele delle "benemerenze culturali" dei Savoia, di Storelli, che completavano l'arredo della sala (si veda in proposito il saggio di M. Tomiato in P. Dragone (a cura di), "Pittori dell'Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1830-1865", Torino 2001, pp. 109-114), il nucleo fu inviato nel gennaio 1898 alla basilica di Superga e sistemato negli appartamenti reali annessi alla basilica (bolletta di scarico n. 6 del 31 gennaio 1898, cfr. nn. 259-276 dell'inventario di P. Reale del 1879-1898, A.S.T., Casa SM 4536). Il 21 agosto 1921 il quadro fu inviato in deposito temporaneo al Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri di Roma (aut. min. n. 48474 div. III del 21 agosto 1921), dove si trova tuttora.Nel 2000 la scheda fu redatta senza aver preso visione del dipinto
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100200849
  • NUMERO D'INVENTARIO -
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • ISCRIZIONI in basso a destra - Gonin - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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