La Fede ha la sembianza di una donna seduta sul timpano che sovrastava una tela di Seyter. Ha un calice nella mano sinistra mentre nella destra portava una croce, oggi perduta. Il volto e parte del corpo sono stati distrutti dall'incendio

  • OGGETTO scultura
  • ATTRIBUZIONI Tantardini Carlo Antonio (1677/ 1748): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1943 un incendio distrusse gli arredi lignei e i dipinti del coro e danneggiò gravemente la decorazione in stucco. Questa fungeva prevelantemente da cornice ai dipinti bruciati. Questi erano (notizie da Bartoli, Casalis, guide successive e schede storiche di Bertini): la Trinità di Daniel Seyter; Moltiplicazione dei pani e dei pesci e profanatori del tempio, dipinti di Michelangelo Persenda; Dario propone la soluzione di un enigma, di Tarquinio Grassi; la Trasfigurazione di Gesù, di pittore del sec. XVII; Abramo accoglie i tre angeli, di Giovanni Antonio Serafino Mareni; Battesimo di Gesù e castigo dei serpenti, dipinti di pittore dell'Italia settentrionale dell'inizio del sec. XVIII; Angelo appare ad Agar, attribuito a Bianco (inizio del sec. XVIII); Angeli fanciulli con i simboli dell'Antico Testamento e Angeli fanciulli con i simboli del Nuovo Testamento, dipinti di pittore dell'inizio del sec. XVIII. Tra gli arredi del coro vi erano inoltre distrutti dall'incendio: la cornice in stucco al dipinto del Seyter, di Carlo Antonio Tantardini; l'altare ligneo; un gruppo scultoreo rappresentante la SS. Trinità di Stefano Maria Clemente (in legno); stalli corali e leggio lignei: organo (con cassa del sec. XVIII); candelieri; modello ligneo della cupola. Non sono giunte notizie documentarie su questi stucchi. Tantardini eseguì la cornice in stucco al dipinto del Seyter (attribuzione data dal Bartoli e dalla bibliografia successiva). La cornice in stucco è descritta nella schedatura del Bertini. Lo stesso Bertini, che conferma per analisi stilistica l'attribuzione della cornice al Tantardini, attribuisce allo scultore, per analogia con le figure della cornice, le due coppie di putti reggistemma intorno alla due cornici nell'ordine superiore della parete frontale, le testine di cherubino e i fregi intono agli altri quattro quadri e le due testine di cherubino entro un vano ovale, sulla stessa parete. L'unico a dare un accenno, se pure di sfuggita, a questi stucchi è Gritella; l'autore ritiene che la decorazione a stucco del coro sia parte del progetto decorativo di Juvarra, ma successivo al rivestimento in marmo della chiesa (quindi agli anni trenta del sec. XVIII). L'intervento del Tantardini non può essere successivo al 1732, anno in cui lo scultore si reca a Roma per non tornare più a Torino (Paolino, 1991); ma è probabilmente precedente al progetto di Juvarra se nelle dettagliate istruzioni date dalla Confraternita all'architetto messinese non compare mai alcun cenno al coro. In questi anni Tantardini lavorava a Torino come scultore insieme a Pietro Somasso per la decorazione in stucco di ambienti interni di palazzi e chiese: è recente la distinzione delle due figure, Somasso nella plastica e Tantardini nelle figure di rilievo (Dardanello, 1995). La statua in esame è stata resa quasi completamente illegibile in seguito all'incendio del 1943. L'attribuzione della statua al Tantardini è data dal Bartoli per primo e confermata dal Bertini per analisi stilistica. E' in coppia con la scultura rappresentante la Speranza.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142223
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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