VELO DI CALICE, opera isolata - manifattura torinese (fine/ inizio secc. XIX/ XX)

VELO DI CALICE, 1890-1910

Il velo è realizzato con un pannello di damasco rosso decorato con una struttura a maglie ovaidale descritte da foglie d'acanto accartocciate; i punti di tangenza delle foglie sono sottolineati da fiori di gigli stilizzati, intervallati, in senso orizzontale, da carnosi pomi sostenute da una coppia speculare di foglie. In ogni maglia è inserita un'infiorescenza stilizzata disposte a scacchiera. Il manufatto è foderato con taffetas sintetico rosso ed è rifinito, lungo il bordo, con un gallone in oro filato e seta gialla, con l'orlo rifinito con un motivo a giorno ,decorato da fiorellini adagiati sul fondo modulato in costine verticali

  • OGGETTO VELO DI CALICE
  • MATERIA E TECNICA fibra artificiale-sintetica/ taffetas
    filo metallico/ doratura/ tessitura a telaio
    seta/ damasco
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Torinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il damasco illustra il perdurare, soprattutto in ambito ecclesiastico, di alcuni motivi ornamentale che vengono ripetuti, prive di varianti stilistiche per secoli ( si rimanda a C. BUSS, Un prezioso tessuto settecentesco di fattura lionese, in "Rassegna di studi e di notizie", 1983, Vol. XI, pp. 91-96). Fra le tipologie ornamentali maggiormente richieste si devono citare i disegni "a rete": la struttura compositiva ben si adattava alla foggia degli abiti liturgici ed esprimevano quella ricchezza e sontuosità richiesta dalla Chiesa (P. MARABELLI, La fortuna della tipologia disegnativa "a rete", in T. BOCCHERINI, P. MARABELLI, "Sopra ogni sorte di drapperia...". Tipologie decorative e tecniche tessili nella produzione fiorentina del Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra, Firenze 1993, pp. 29-36). Il disegno del tessuto è di origine tardo seicentesca (si veda, ad esempio , D. DAVANZO POLI, La Collezione Cini dei Musei Civici Veneziani. Tessuti antichi, in "Bollettino dei Civici Musei Veneziani d'Arte e Storia, 1989, vol. XXXIII, n 1-4, pp. 85-87, schede nn. 67-69) ed ebbe un notevole successo per tutto il Sette e l'Ottocento, come illustranono i numerosi esempio ( L. SEELIG, Kirchliche Schatze aus bayerischen Schlossern. Liturgische Gewander und Gerate des 16.-19 Jahrhunderts, catalogo della mostra di Monaco, Berlino 1984; pp. 228-231, scheda n. 153;D. DEVOTI, G. ROMANO (a cura di), Tessuti antichi nelle chiese di Arona, catalogo della mostra, Torino 1981, pp. 220-223, scheda n. 30 di I. Silvestri; A. F. FIORI, I paramenti della Basilica: note storiche e tecniche, in San Giulio e la sua Isola, Novara 2000, p. 232; A. M. COLOMBO (a cura di), Le "ancone adorate" dell'alta Valstrona. La raccolta di arte sacra di Forno e Campiello, Novara 1997, p. 130, scheda n. 41 di E. Salzotti; R. ORSI LANDINI, I paramenti sacri della Cappella Palatina di Palazzo Pitti, Firenze 1988, pp. 151-152, schede nn. 85-86; (G. SCARAMELLINI (a cura di), I tesori degli emigranti. I dono degli emigranti della provincia di Sondrio alle chiese di origine nei secoli XVI-XIX, catalogo della mostra di Sondrio, Cinisello Balsamo 2002, p. 281, scheda n. 114 di G. Scaramellini; D. DEVOTI, M. CUOGHI COSTANTINI (a cura di), Musei Civici di Modena. La collezione Gandini. Tessuti dal XVII al XIX secolo, Modena 1993, p. 241, scheda n. 497 di D. Digilio; L. FORNARI SCHIANCHI (a cura di), Le trame della storia fra ricerca e restauro. Risultati di un censimento nel Comune di Borgotaro, Parma 2000, pp. 163, 245; P. GIOS e A. M. SPIAZZI (a cura di), Il Seminario di Gregorio Barbarigo. Trecento anni di arte, cultura e fede, Noventa Padavana 1997, pp. 268-269, scheda n. 95457; p. 281, scheda n. 95563; pp. 270-271, scheda n.95475; pp. 268-269, n. 95457; p. 281, n. 95563; pp. 270-271, n.95475; D. DEVOTI, D. DIGILIO e D. PRIMERANO (a cura di), Vesti liturgiche e frammenti tessili nella raccolta del Museo Diocesano Tridentino, Trento 1999, pp. 187-188, scheda n. 145 di D. Digilio). Ancora agli inizi del nostro secolo è presente nel catalogo di arredi sacri della ditta bertarelli (Catalogo generale della ditta Fratelli Bertarelli, n. 106, Milano s.d., pp. 475, 481, nn. 38 e 40). La diffusione di tale tipologia ornamentale e l'assenza di precisi riferimenti documentari non permettono una precisa collocazione cronologica; si data dubitativamente il manufatto fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo e lo si attribuisce a manifatture torinesi, alle quali i Savoia si rivolgevano per i propri acquisti, come testimonia, ad esempio, l'acquisto di damasco verde "per formare due pianete compite, e due paliotti per la Cappella della SS. Sindone" del fabbricante Giuseppe Fedele Cerruti, effettuato il 1828, cfr A.S.TO, S.R., Casa di sua Maestà, mazzo 997, Ministero della Real Casa, Azienda Generale della Real Casa. Regni di Vittorio Emanuele I e Carlo Felice, 1828, liste dal n. 398 a 727, fol. n.n.; la fattura, datata il 13 febbraio 1892 per un parato in damasco rosso, della ditta Guglielmo Ghidini di Torino, cfr. AATO, Cappella Palatina, mazzo 41, Lettere da gennaio 1882 a tutto 1911, fol. n.n.; oppure il preventivo, presentato sempre dalla ditta Gugliemo Ghidini del 4 aprile 1924 per una pianeta della ditta "Guglielmo Ghidini", cfr. A.S.TO, S.R., Casa di sua Maestà, mazzo 8536: Casa di sua Maestà, Ministero della Real Casa; Direzione Provinciale della Real Casa di Torino, fol. n.n. ). In occasione dell'attuale revisione si è rintracciato solo uno dei due veli menzionati nella precedente schedatura.||
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100105304A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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