CALICE, opera isolata di Balbino Carlo Agostino (secondo quarto sec. XIX)

CALICE, post 1824 - ante 1849

Piede a sezione circolare; fascia esterna, sottile, liscia. Parte centrale suddivisa in tre cartelle ornate, nella parte inferiore, con fasci di spighe di grano a rilievo e separate da motivo a foglie stilizzate. Nella parte superiore valva di conchiglia. Fusto con grosso nodo allungato, ornato, nella parte inferiore, da ovuli; fascia centrale liscia; parte superiore con motivo continuo a foglie allungate. Sottocoppa, profilato superiormente da fascia filettata, ornato da panoplie con simboli della Passione ed elementi vegetali, alternati a testine angeliche con ali raffigurate frontalmente. Coppa dorata internamente ed esternamente

  • OGGETTO CALICE
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo
    argento/ fusione
    argento/ doratura
    argento/ cesellatura
  • MISURE Diametro: 13 cm
    Altezza: 26.5 cm
  • ATTRIBUZIONI Balbino Carlo Agostino (1777/ 1858-1867): argentiere
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Benché non siano stati reperiti specifici documenti relativi alla commitenza del calice in esame, indicato negli inventari patrimoniali della Cappella della SS. Sindone a partire dal 1880, la presenza sia del punzone del II titolo dell'argento che di quello distintivo, per tale valore, della Zecca di Torino, dal 1824 all'unità d'Italia, permette di determinare una datazione al secondo quarto del XIX secolo ed attestare la produzione in ambito torinese, cfr. A. Bargoni, Mastri orafi e argentieri in Piemonte dal XVII al XIX secolo, Torino, 1976, pp. 15-18, tav. XII. Durante il regno di Carlo Felice (Torino,1765-1831), infatti, venne emanato un nuovo regolamento, basato sul sistema metrico decimale, che abolì il ruolo dell'assaggiatore, introducendo l'uso, oltre che del punzone attestante la qualità della lega, anche di quello distintivo dell'Ufficio del Marchio, fatto che permette di affermare che l'opera sia stata prodotta da un argentiere torinese. Tali dati sono confermati dalla presenza del punzone dell'argentiere Carlo Agostino Balbino (Torino, 1777-notizie fino al 1858), ripetutamente attivo per la corte sabauda con produzione sia di oreficeria sacra che da tavola, è presente, per la prima volta, nel 1798-99 alle elezioni per la corporazione degli argentieri, di cui diverrà consigliere e sindaco tra il 1814 e il 1822. Nel 1824 deposita il punzone, analogo a quello rintracciato, con "L'impronta di un Leone e le lettere iniziali C B". Nel 1847 ottenne il titolo di orefice di Carlo Alberto e il nome dell'orefice compare sia nei pagamenti per la corte che nelle guide della città di Torino sino al 1867; fu ripetutamente premiato alle Esposizioni torinesi, ove ancora nel 1838, gli si riconosceva l'aggiornamento sui repertori di ornati classicisti pubblicati da Giocondo Albertolli (Bedano, 1742-Milano, 1839), per lungo tempo professore di Ornato all'Accademia di Brera. Tuttavia, la critica ha ripetutamente notato la ripresa di elementi barocchi, ben evidenti anche nel caso in esame, cfr. Ibidem, p. 45; A. Griseri, Argentieri piemontesi a Palazzo Reale, in A.Griseri-G. Romano (a cura di), Porcellane e argenti del Palazzo Reale di Torino, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Reale, settembre-dicembre 1986), Milano, 1986, p. 144; G. Sambonet, Maestri Argentieri Italiani Tra Settecento e Ottocento, Padova, 1996, p. 74. La produzione del Balbino al di fuori della corte è attualmente documentata da alcuni argenti da tavola di proprietà privata, un calice del Museo Diocesano di Sassari, con Virtù Teologali nel sottocoppa che presenta lo stesso repertorio di fasci di spighe di grano e grappoli d'uva, morbidamente adagiati sul piede, come nell'esemplare in esame, cfr. M. Porcu Gaias, Il Museo Diocesano di Sassari ori, argenti, paramenti, Nuoro, 2002, pp. 87-88, n. 55. Infine, un calice conservato ad Alba, presso la cattedrale di S. Lorenzo, donato dal vescovo Giocondo Salvaj nel 1873, ma datato al secondo quarto dell'Ottocento che presenta nella struttura massiccia e nella ricchezza di ornamentazione, disposta in modo da non lasciare spazi liberi sulla superficie, notevoli analogie con l'esemplare in esame, cfr. S. Gallarato, scheda 11, in in W. Accigliaro-S. Gallarato (a cura di), Sacri argenti della cattedrale di Alba Oggetti liturgici e oreficeria devozionale nel "Tesoro del Duomo" (dal XIV al XIX secolo), catalogo della mostra (Alba, chiesa di S. Caterina, 1-30 ottobre 2005) Alba, 2005, pp. 80-81. Nell'esemplare in esame appare evidente il rimando, sia per la scelta della linea massiccia, sottolineata dal grosso nodo, sia per una particolare tipologia di testine angeliche dotate di notevole fissità, ad esemplari seicenteschi, secondo un gusto, documentato anche nei primi decenni dell'Ottocento di recupero di forme barocche, limitatamente all'argenteria sacra, largamente attestato negli orefici piemontesi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087950
  • NUMERO D'INVENTARIO 2015/ 107 S.M
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI piede/ interno/ su etichetta rett. adesiva - 2015 - lettere capitali - a penna/ rosso -
  • STEMMI piede/ fascia esterna - civile - Marchio - Regno di Sardegna/ 2° titolo argento/ dopo il 1824 - 1 - testa di toro/ entro losanga smussata
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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