RELIQUIARIO A TECA, post 1824 - ante 1849

Basamento a sezione rettangolare dal profilo a gradoni, in parte ornato da coppie di foglie stilizzate. Ampia fascia concava decorata da specchiature rettangolari con fiocchi intagliati; su essa poggia un piano con gradino ornato da elementi vegetali stilizzati. Su esso è posto un sostegno a forma di urna con piedi a ricciolo e terminazioni laterali a voluta, fascia ornata da foglie nella parte inferiore e profilo perlinato con corolla centrale. Su esso è adagiata la teca, a calotta semisferica, in cristallo. All'interno è collocato un cuscino a sezione circolare in raso di seta porpora, profilato da gallone in oro filato e lamellare che forma un motivo a ventaglietti sul quale è collocata la reliquia, circondata da cannutiglia argento intrecciata a ciniglia rossa; al di sotto di essa cartiglio rettangolare con iscrizione. La colotta è sigillata da filo metallico. Il reliquiario è ricoperto da una custodia in tela gialla cucita con filo rosso e dotato di un cordino per chiuderla

  • OGGETTO RELIQUIARIO A TECA
  • MATERIA E TECNICA ceralacca
    filo di cotone
    filo d'oro
    CARTA
    CRISTALLO
    METALLO
    Tela
  • AMBITO CULTURALE Produzione Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Una reliquia del cranio di S. Lazzaro è documentata già nell'inventario delle suppellettili della Cappella della SS. Sindone del 10 aprile 1697, compilato probabilmente in occasione della collocazione degli oggetti preziosi nell'edificio da poco compiuto. La teca seicentesca risultava essere in argento, a forma di busto "con suo piede cizelato à figure". Infatti, terminata la realizzazione dell'altare su progetto dell'architetto Antonio Bertola (Muzzano/BI, 1647-1719), Vittorio Amedeo II (Torino, 1666-Rivoli/TO, 1732), secondo quanto attestato da Clemente Rovere e confermato da alcuni documenti, incaricava il padre Bertodano e il padre Sebastiano Valfrè di commissionare nuovi vasi sacri e suppellettili per dotazione della cappella che furono pagate negli anni 1695 e 1696, cfr. C. Rovere, Descrizione del Reale Palazzo di Torino, Torino, 1858, p. 35. La presenza di essa è ribadita nella guida della città di Torino di Giovanni Giacomo Craveri nella quale è ricordata tra le reliquie più preziose, sebbene non compaiano specificazioni circa il reliquiario che la conteneva, cfr. Guida de' forestieri per la R. Città di Torino, Torino, 1753, p. 25. In una carta conservata nella custodia del reliquiario del legno della croce di Cristo, datata 9 agosto 1814 e firmata da Giovanni della Bona, si riferisce che si era aperta una cassa di legno "coperta di veluto cremisi guarnita di gallone d'oro, stata suggellata dal prof.e S.r Cav. Garretti nel mese 4 di xmbre 1800 contenente diverse Reliquie da Santi ivi conservate dalla rapina dei Reliquiari e Teche d'argento , involte in carta". Tale dato è confermato da un documento del governo francese, datato due giorni dopo, ove si riconsegnavano tali suppellettili al canonico della Cappella, Carlo Brillada. Da quanto si evince dall'elenco, si trattava delle reliquie ritenute più preziose: il legno della croce in tre pezzi, una spina della corona di Cristo, una costola del corpo del Beato Amedeo, un frammento del cranio di S. Lazzaro, il rocchetto e la stola di seta color violacee usate da S. Carlo Borromeo. A quanto si deduce, dunque, i sacri reperti, privati del loro prezioso contenitore originale, erano stati così preservati; il fatto è confermato nella seconda parte della stessa autentica, datata 21 luglio 1824, in cui si ricorda che le reliquie furono rimosse dalla cassa e messe in una scatola più piccola dall'arcivescovo di Torino Colombano Chiaverotti (1818-1831), evidentemente in attesa della realizzazione dei nuovi, preziosi reliquiari. Tale informazione appare immediatamente verificabile, per quanto attiene al reliquiario in esame, ad un analisi stilistica dell'oggetto che presenta motivi ornamentali con forme vegetali stilizzate, espressione di un tardo gusto neoclassico, ancora apprezzato presso la corte sabauda nel terzo/quarto decennio dell'Ottocento. L'opera fu pubblicata, unitamente ad altri reliquiari contenenti frammenti di San Maurizio, negli inserti speciali, dedicati alla SS. Sindone, alla cappella e al suo patrimonio, contenuti all'interno del periodico edito per la mostra di Arte Sacra che ebbe luogo in Torino, in concomitanza con l'Esposizione Italiana del 1898, cfr. Arte Sacra, Torino, nn. 8-9, p. 71. Nell'ambito del culto di s. Lazzaro, figura evangelica, fratello di Marta e Maddalena, ricordata nei Vangeli per la risurrezione operata da Cristo, nel corso del Medioevo si venne affermando l'immagine di patrono di lazzaretti, ospedali ed ordini ospedalieri, in conseguenza dell'errata associazione del santo con il povero della parabola narrata in Luca 16, 19-31, cfr. V. Saxer-A. Cardinali, voce, Lazzaro di Betania, santo, in Bibliotheca Sanctorum, Roman, 1966, vol. VII, pp. 1135-1152. In ambito sabaudo il culto del santo si intensificò a partire dal ducato di Emanuele Filiberto (Chambery, 1528-Torino, 1580) e, in particolare di Carlo Emanuele I (Rivoli/TO, 1562-Savigliano/CN, 1630), in relazione alla diffusione dell'ordine cavalleresco geminato dei Santi Maurizio e Lazzaro, le cui insegne sacre, ovvero le croci, divennero immagini simbolo dell'autorità ducale e della dinastia, cfr. S. Mamino, Culto delle reliquie e architettura sacra negli anni di Carlo Emanuele I, in A. Griseri-R. Roccia (a cura di), Torino-I percorsi della religiosità, Torino, 1998, pp. 59-60.||
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087809
  • NUMERO D'INVENTARIO 1978
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI teca/ interno/ su cartiglio - Cranium S. Lazari - a penna/ nero - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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