PISSIDE, opera isolata di Cantini Gianni (seconda metà sec. XVIII)

PISSIDE post 1750 - ante 1799
Cantini Gianni (1744/ Notizie Fino Al 1811)
1744/ notizie fino al 1811

Piede a sezione mistilinea; bordo liscio, solcato da alcune costolonature. Forte bombatura nella parte centrale, suddivisa da nervature in cartelle mistilinee. Due di esse presentano testine angeliche a rilievo, mentre le altre due sono ornate da valva di conchiglia centrale dalla quale si dipartono, simmetricamente, girali vegetali sormontate da una fila di fogliette accoppiate. Fusto con collarino nella parte inferiore e grosso nodo piriforme, scompartito in quattro settori, analogamente al piede: in due di essi testine angeliche a tutto tondo, negli altri due, valve di conchiglia entro cornice. Coppa ornata, nella parte inferiore, da motivo a valve di conchiglia, circondate da foglie e girali vegetali, alternato a nastri variamente annodati. Orlo con fascia perlinata. Coperchio con settore inferiore ornato da valve di conchiglia, alternate a teste di angeli a tutto tondo; fascia superiore a girali vegetali; croce apicale con terminazioni arrotondate. Interno coppa dorato

  • OGGETTO PISSIDE
  • MATERIA E TECNICA argento/ cesellatura
    argento/ doratura
    argento/ fusione
    argento/ sbalzo
  • MISURE Diametro: 12.2 cm
    Altezza: 28 cm
  • ATTRIBUZIONI Cantini Gianni (1744/ Notizie Fino Al 1811): argentiere
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pisside venne acquisita nel patrimonio di argenterie della Reale Cappella della SS. Sindone con Bolletta di carico n. 3, datata 25 maggio 1885. La stessa, tuttavia, è registrata, unitamente ad altri arredi liturgici, in una Bolletta di Carico relativa alla Cappella della SS. Sindone, datata al 25 maggio 1885, con provenienza dall'Ufficio degli Argenti, presso il quale giaceva in deposito, dopo essere stata trasferita da Parma. Con la legge del 24 giugno 1860, infatti, si assegnavano alla Real Casa i palazzi e le ville appartenute ai regnanti degli stati annesi al Regno d'Italia. Ben venti furono gli edifici del ducato a divenire di proprietà della Corona e il 16 marzo 1861 si dava inizio alla compilazione dell'inventario del palazzo ducale a Parma e di tutti i fabbricati annessi e la stessa operazione venne ripetuta per le residenze di Sala Baganza e di Colorno che risultarono estremamente ricche di arredi, dal momento che la partenza della famiglia ducale non aveva comportato l'asportazione degli stessi. Con legge del 10 agosto 1862, i Palazzi di Riserva e del Giardino di Parma, nonché Colorno, passavano al Demanio e da tale momento ebbe inizio una disastrosa spogliazione di tali sedi con una iniziale dispersione di mobili e suppellettili nei palazzi reali di Torino e di Genova, nella villa di S. Michele in Bosco e nella Residenza Reale di Alessandria, successivamente, in parte, ulteriormente trasferiti ad altre sedi della corte sabauda, cfr. G. Bertini, Le residenze ducali parmensi dal 1860 al 1870 e le vicende dei loro arredi, in G. Bertini-P. Ceschi-Lavagetto-M. Dall'Acqua-L. Fornari Schianchi-M. L. Hotz (a cura di), Le regge disperse. Colorno rintraccia gli arredi ducali presenti in collezioni pubbliche parmensi secoli XVIII-XIX, catalogo della mostra (Palazzo Ducale di Colorno, 5 settembre-8 dicembre 1981), Colorno, 1981, pp. 55-61; E. Colle, Ducato di Parma, in E. Colle (a cura di), Gli inventari delle corti. Le guardarobe reali in Italia dal XVI al XX secolo, Firenze, 2004, pp. 211-222. L'assenza di precedenti etichette inventariali, impedisce, purtroppo, di poter verificare la collocazione originale dell'esemplare; né comunque, è indicata una pisside nell'inventario della residenza di Colorno, ove aveva sede la celebre Cappella Reale di S. Liborio, rimodernata negli ultimi decenni del XVIII secolo e contraddistinta da una ricca dotazione di arredi, compilato da Giovanni Nigra, per ordine del Ministro della Real Casa il 16 marzo 1861, cfr. M. Pellegri, Colorno Villa Ducale, Parma, 1981, pp. 128-138. La poca leggibilità dei punzoni rintracciati, non permette di meglio precisare la datazione della pisside, al di là dell'importante indicazione desunta dagli inventari circa la provenienza da una, non meglio precisata, "Residenza di Parma", nell'anno 1865. L'attività orafa nel ducato, nel corso della storia della produzione artistica parmense, raggiunse anche livelli ragguardevoli, come tra la seconda metà del XVIII secolo e i primi decenni del secolo successivo, momento in cui, sotto la direzione di alcune figure di rilievo, quali l'architetto Ennemonde Alexandre Petitot (1727-1801), giunto da Parigi nel 1753, dopo un soggiorno di studi presso l'Accademia di Francia a Roma, la cultura figurativa elaborata in Parma costituì un modello di riferimento per tutta l'Europa delle corti. Gli esemplari conservatisi risultano difficilmente marchiati, anche nel caso di manufatti eccellenti, per la difficoltà da parte della corporazione stessa di far applicare i regolamenti da essa emanati fino a tutto il Settecento e, solamente nel periodo dell'occupazione napoleonica e nei decenni di governo ducale precedenti all'unità d'Italia si assiste ad una relativamente maggiore regolarità nell'attività di controllo della bontà dei materiali e dell'attività degli orefici. Nel caso in esame, tuttavia, l'impronto dell'argentiere appare riconoscibile in quello di Gianni Cantini (1744/notizie fino al 1811), contraddistinto da un compasso e dalle iniziali G C. Riguardo alla perdita della ricca dotazione di argenti da tavola, da toeletta e di uso liturgico, dispersa a seguito dell'acquisizione dellle residenze ducali da parte dello stato sabaudo, sino ad oggi, la bibliografia aveva reso noto solamente un nucleo di argenteria da tavola, rintracciata nel Palazzo del Quirinale a Roma, prodotta nei primi decenni dell'Ottocento da parte dell'argentiere di corte Luigi Vernazzi (Parma, 1771-1836), tra i più celebri artefici parmensi, ma nessuna menzione viene fatta circa la suppellettile ecclesiastica. La pisside in esame, pertanto, unitamente agli altri esemplari pervenuti presso la Cappella della SS. Sindone, costituisce una rara testimonianza dell'attività degli argentieri parmensi al servizio dei duchi, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087798
  • NUMERO D'INVENTARIO 2078/ 157 S.M
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI interno piede/ su etichetta rettangolare adesiva - 2078 - caratteri numerici - a penna/ rosso -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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