balaustrata di cappella, opera isolata di Cattò Giuseppe (terzo quarto sec. XVIII)

balaustrata di cappella, post 1764 - ante 1764

Articolata in due corpi poggianti sul gradino di accesso al presbiterio; i due moduli sono costituiti da due pannelli in marmo ciascuno, separati ca pilastini bicolore. Le cartelle decorative si articolano intorno ad un motivo ornamentale centrale ovato, profilato in marmo nero

  • OGGETTO balaustrata di cappella
  • MATERIA E TECNICA Marmo
  • ATTRIBUZIONI Cattò Giuseppe (notizie 1773)
  • LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La balaustra apre la veduta sull'altar maggiore ricostruito nel secondo quarto del XVIII secolo. La bellezza del manufatto documentano quale dovesse essere lo sfarzo dell'arredo della chiesa prima delle più recenti spoliazioni. La prima notizia risale al Rorengo di Rorà che descrive il "presbiterium marmoreis cancellis sepitur" (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Rorengo di Rorà, 1774, vol. 7.1.48, f. 197v), confermata dal Franzoni nel 1837: "altare septum est cancellis marmoreis" (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Franzoni, 1837, vol. 7.1.78, f. 112v). Se prima del 1750 la balaustra non viene menzionata, ne deriva che venne costruita tra il 1754, anno di inaugurazione della nuova parrocchiale (non è pensabile che una simile trasformazione dello spaziop ecclesiale sia stata intrapresa mentre la chiesa svolgeva funzioni di parrocchiale per il disagio derivante ai fedeli) ed il 1774. Tale prestigioso rinnovamento corrisponde sul piano stilistico ad altre opere simili presenti sul territorio. Sono le maestranze di marmorai vercellesi e lombardi le più qualificate a diffondere sul mercato il gusto per questi preziosi intagli in area piemontese. Ne sono esempio le balaustre per l'altar maggiore della Confraternita di San Lorenzo a Trino, opera del vercellese Angelo Maria Gamma (1784-1786) (P.C. La Chiesa di San Lorenzo a o della Confraternita degli Angeli, in A. Barbero - C. Spantigati (a cura di), Inventario trinese, Trino 1980, p. 178) e quella della tribuna della chiesa di San Martino ad Asti. La balaustra della Confraternita dell'Orazione e morte, datatta a metà XVIII secolo (ibidem p. 38) è quella che si avvicina maggiormente al manufatto in oggetto per la modulazione del materiale in segmenti rococò separati da un pilastro. Anche la balaustra in questione, vista l'attenzione dell'evoluzione del gusto della qualificata committenza locale, può essere attribuita ad un marmoraro vercellese o lombardo attivo in zona. Del resto è varesino il marmoraro Giuseppe Cattò di Pietro Chirud che firma nel 1773 il contratto per la balaustra dell'altar maggiore in parrocchiale (Andezeno, Archivio Comunale, cartella Culto, fasc. 11 - Posa della prima pietra della chiesa parrocchiale. Scrtitture. Contratti e quittanze di lavori eseguiti (1753-1759). Allargando il repertorio dei dati va ricordato il milanese Carlo Antonio Pellagata, che nel 1773 ricostruisce in marmi policromi l'altar maggioe della parrochciale di S. Martino a Villanova d'Asti (scheda cartacea n. 55). Tali concordanze permettono di ipotizzare un fenomeno di ben più vasta portata di rinnovamento degli spazi ecclesiali nella seconda metà del XVIII secolo, che vede protaqgonisti i vescovi Roero e Rorengo di Rorà per la diocesi di Torino
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055844
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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