balaustrata di cappella,
Cattò Giuseppe (notizie 1773)
notizie 1773
Balaustrata in due corpi dal profilo mistilineo; pilastrini a balaustrino in marmi policromi intarsiati
- OGGETTO balaustrata di cappella
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ATTRIBUZIONI
Cattò Giuseppe (notizie 1773)
- LOCALIZZAZIONE Andezeno (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'attuale balaustra dell'altar maggiore viene costruita una decina di anni dopo la solenne inaugurazione della chiesa nel 1764. Infatti, secondo un modus operandi assodato, proseguono all'interno del cantiere i lavori di abbellimento e arricchimento della parte architettonica anche dopo il 1764. Le ragioni sono sia finanziarie - non potendo la comunità sostenere un simile onere in un breve arco di anni (la costruzione del tempio era iniziata nel 1753) - sia in previsione della solenne consacrazione del luglio 1774 ad opera dell'arcivescovo di Torino Rorengo di Rorà. Quindi, inizialmente, il presbiterio è chiuso da una balaustra provvisoria per la quale, nell'agosto 1764, il muratore Andrea Novello costruisce delle "portiere". L'8 novembre 1773, il marmoraio varesino Giuseppe Cattò di Pietro di Chirus, firma il contratto per la costruzione di una balaustra in marmo. Il documento è estremamente minuzioso poiché specifica dettagliatamente ciascuna qualità di marmo usata ed il suo utilizzo. Viene fissata anche la scadenza: il maggio 1774. Il muratore Gio Simeone ha il compito di parafrasare il disegno. Non viene invece precisato che sia l'artefice del disegno, oggi irreperibile, ma fino a pochi anni fa custodito in canonica. Non è escluso che sia lo stesso Casasopra. Le balaustre non vengono neppure citate dal Rorengo di Rorà, pur così minuzioso nella descrizione, che invece menziona occasionalmente "cancellos presbiterii" (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Rorengo di Rorà, 1774, f. 214). Non è escluso che i marmorai non siano riusciti a terminare in tempo il prezioso manufatto, visto il margine di tempo estremamente ridotto in cui operavano (6 mesi). Infatti sono menzionati dal Franzoni nel 1837 (Torino, Archivio Curia Vescovile, Visita Pastorale Franzoni, 1837, f. 107 v. - 108) "cancellis marmoreis septum". Le due balaustre erano chiuse da due cancelli di ferro che la memoria popolare ricorda in situ fino a pochi anni fa, oggi scomparsi; sono rimasti i cardini di ferro infissi nel marmo. La cultura alla quale si adegua l'ignoto progettista è ancora quella espressa dai cantieri juvarriani, soprattutto Stupinigi, ove aveva da poco cessato di operare il Prunotto, di cui il Casasopra era stato presumibilmente allievo. Così appare juvarriana anche la scelta dei marmi: giallo di Lessona, nero di Como che qui è molto usato, secondo i dettami dell'"Istruttoria per l'ornamento dei marmi coloriti" redatta dallo stesso architetto messinese il 20 dicembre 1717 per la confraternita della Trinità di Torino (P. Dardanello, Altari piemontesi prima e dopo l'arrivo di Juvarra, in G. Romano (a cura di), Juvarra, pp. 175, 176, 225). Per la scelta del materiale prezioso, 7 diversi tipi di marmo, sembra essere la balaustra, più ancora dell'altar maggiore, a garantire il prestigio dell'iniziativa e qualificare il gusto e la magnificenza della committenza. TRASCRIZIONE DOCUMENTI: "Sono £. 50 che io sud. Andrea Novello ho ricevuto dal Sig. Giorgio Simeone muratore per mani del Not. Anto Simeon quali sono per saldo delle portiere della balaustra di q.a chiesa parochiale per quali £. 50 quittò d. muratore che spetti... Andrea Novello (1 xn 1764)"
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100055736
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1991
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0