Santa Caterina d'Alessandria

dipinto, 1590 - 1599

La tavola è provvista di semplice cornice dipinta di marrone e oro. Raffigura il martirio di S. Caterina d'Alessandria: la scena, interamente occupata dalla figura della santa, legata sulla ruota, e del suo aguzzino, è ambientata in un vano angusto, cubico, costruito secondo elementari norme prospettiche. I colori usati sono essenzialmente il verde oro della veste della santa, il rosso e il verde marcio

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 66
    Larghezza: 39.5
  • AMBITO CULTURALE Ambito Vercellese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Camillo Leone
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Langosco
  • INDIRIZZO Via Camillo Leone, 19, Vercelli (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto appartiene, per soggetto, dimensioni, caratteri stilistici, ad una serie composta da quattro tavole che si direbbero raffigurare il martirio di S. Caterina. La serie non compare nei vecchi inventari. Difficile quindi determinarne la provenienza: una traccia potrebbe essere costituita dalla presenza, sul verso delle tavole, di un sigillo di ceralacca con lettere intrecciate. I problemi che esse suscitano sono molteplici. Innanzitutto iconografico: un solo episodio, il martirio della ruota, si può riferire con sicurezza alla tradizionale iconografia di S. Caterina. Degli altri tre, due (la santa bastonata e appesa per i capelli) raffigurano martiri molto frequenti, dunque non significativi per l'individuazione del personaggio; il terzo è di difficile comprensione (la santa tra le fiamme che avvolgono anche quattro figure maschili). Potrebbe dunque trovare spazio l'ipotesi che le quattro tavole siano la parte superstite di una serie di storie di diverse sante. Anche perchè, a complicare ulteriormente la loro definizione, si inserisce il problema di altre quattro tavolette raffiguranti il martirio di S. Margherita, per due delle quali fu utilizzata la stessa tavola di recupero (con tracce di un precedente dipinto) già usata anche per due dipinti della serie in oggetto; sul verso di queste tavole, compare poi lo stesso sigillo. Tutto ciò può significare provenienza dalla stessa bottega, come confermano innanzitutto i caratteri stilistici molto simili; e appartenenza alla stessa opera, forse come storiette laterali e predella di un dipinto perduto. L'accostamento poi delle storie di S. Caterina a quelle di S. Margherita non è sconosciuto alla tradizione: se ne trova un esempio nelle vetrate del duomo di Chertres ("Bibliotheca Sanctorum", Roma 1963). L'analisi formale dei dipinti, nei quali predominano l'evidenza narrativa, cara alla fantasia popolare, la realizzazione elementare della composizione, la semplificazione delle forme, l'ingenuità delle fisionomie, porta all'ambiente vercellese di fine Cinquecento, che vede il lento declino delle grandi botteghe. E' infatti con l'opera di Raffaele Giovenone e della sua bottega che sono più frequenti i riferimenti (cfr. le tavole delle parrocchiali di Piatto e di Orta, dalle quali sembrano derivare gli atteggiamenti e i ghigni degli sgherri, le espressioni ingenuamente estatiche; G. Romano (a cura di), "Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell'Accademia Albertina", catalogo della mostra, Torino 1982)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100037882-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1985
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1590 - 1599

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE