paramento liturgico, insieme - manifattura lombardo-piemontese (sec. XIX)

paramento liturgico, post 1800 - ante 1899

Il paramento è composto da una pianeta, un manipolo e da una stola. Tessuto A (tessuto prevalentemente utilizzato): il motivo è definito da una fila verticale di palmette disposte a S, una fila verticale di fiori a cinque petali, una fila di palmette con andamento a Z, una fila di gigli stilizzati; tali file si ripetono i verticale rivolte alternativamente a destra e a sinistra. I motivi descritti sono ottenuti a stampa per impressione a caldo sul tessuto. Tessuto A: raso da 8; R.d.d. cm. 4x8. Orditi: uno di fondo in seta verde; trame: una di fondo in seta verde. Tessuto B; taffetas cangiante. Orditi: uno di fondo in seta verde; trame: una di fondo in seta gialla. Galloni: esecuzione a fusello, con metallo dorato filato sui bordi esterni; esecuzione a telaio, con metallo dorato filato e lamellare e seta gialla con motivi romboidali. Fodera: tela di colore rosso mattone tinta a pezza e cerata

  • OGGETTO paramento liturgico
  • MATERIA E TECNICA cotone/ diagonale
    filo dorato/ lavorazione a telaio
    filo/ lamellatura
    seta/ impressa
    seta/ lavorazione a telaio
    seta/ raso
    seta/ taffetas
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Lombardo-piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Oleggio (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pianeta, il manipolo e la stola provengono dal fondo tessuti dell'ex Museo Diocesano di arte sacra di Novara, depositato parzialmente dal 1981 presso il Museo d'arte religiosa di Oleggio, a cura della Commissione d'arte sacra della stessa Curia novarese (rif. oralm. da p. Augusto Mozzetti, parroco di Oleggio, e da Don Teresio Brustio e da Don Tino Temporelli, membri della citata commissione; per le vicende del Museo Diocesano si rimanda alle note in fondo alla chiesa). L'indicazione posta sul biglietto appuntato sulla pianeta, è troppo generica per poter individuarne la Chiesa di provenienza esistente presso il Comune di Bellinzago (NO). Inoltre, la pianeta non è riconoscibile nelle descrizioni dei paramenti elencati negli inventari delle Chiese e oratori di tale comune. Il disegno del tessuto ha molti punti in comune con il motivo detto "a mazze", diffuso nelle decorazioni tessili italiane soprattutto nei secoli XVI e XVII (E. Bazzani, scheda n. 28, in D. Devoti-G. Romano (a cura di), Tessuti antichi nelle chiese di Arona, catalogo della mostra (Torino, Mole Antonelliana, novembre-dicembre 1981), Torino, 1981, pp. 215-217) per le dimensioni ridotte dei motivi e la loro disposizione in file alternate. La tecnica di realizzazione mediante la stampa che pare per impressione a cera a caldo, la disposizione dei disegni in teorie verticali parallele, inducono a datare la pianeta alla prima metà del XIX secolo. Il tessuto indicato con la lettera "B" è privo di decorazioni e di difficile datazione, comunque prossima al XIX secolo. I musei diocesani italiani, circa 300, sono stati isituiti nel 1924, con la Pontificia Commissione per l'Arte Sacra, dal Segretario di Stato cardinale Pietro Gasparri. La finalità principale di tale istituzione era la salvaguardia dei beni artistici di proprietà della Chiesa. L'intenzione era quella di sottrarre al degrado e alla dispersione un ragguardevole patrimonio di oggetti d'arte che non potevano più essere conservati nelle chiese oppure che non venivano più utilizzati nelle funzioni di culto, e di conservare l'identità storica di un territorio e per ricostituire la fisionomia spirituale delle diverse comunità ecclesiali. L'iniziativa di istituire il Museo Diocesano d'arte sacra di Novara prese avvio dal 1965 con la costituzione di una delegazione apposita, voluta dal vescovo mons. Cambiaghi. Il presidente della delegazione era mons. Edoardo Piana, vescovo ausiliare coudiuvato dal direttore, don Angelo Stoppa (ora responsabile dell'Archivio Storico Diocesano novarese), dall'architetto Carlo Ravarelli, prof. Luigi Sante Colonna, prof. Giulio Cesare Mussi (restauratore), ragioniere Carlo Zanotti Fregonara. Il Museo avrebbe dovuto aver sede nei locali posti al 1° piano dell'ala settentrionale del chiostro della canonica, con l'intenzione di adibire a tale uso anche un secondo gruppo dei locali posti al piano terra. L'ubicazione dei locali parve idonea per la centralità del luogo inserito nel centro storico della città, e per l'ambiente in cui è inserito, cioè il chiostro medioevale della canonica con il Museo Lapidario e il Duomo antonelliano con l'attiguo vescovado, sede dell'Archivio Storico Diocesano. Le finalità della realizzazione del Museo sono enunciate nel fascicolo di istituzione dello stesso, datato agosto 1965, e riferite alle espressioni di papa Paolo VI, dal discorso agli attivisti ecclesiastici del 6 novembre 1964: "Il più modesto documento è un segno della presenza della Chiesa nel mondo, è un'orma del Corpo mistico nel cammino secolare della storia" (Museo Diocesano d'arte sacra, Novara, 1965, p. 5). Gli obiettivi sono quelli dei musei diocesani in generale fissati dal 1924 e sono riproposti nel "piano d'allestimento" del Museo (Museo D. 65, p. 5), come pure i criteri e il metodo di lavoro. Emerge comunque la volontà di selezionare le opere d'arte conservate nelle chiese e negli oratori della diocesi con una certa "attenzione" per gli edifici "abbandonati" e che non garantiscono la tutela e la conservazione sul posto. Gli oggetti, opportunamente restaurati e conservati in Museo, rimangono di proprietà degli Enti prestatori. Altro obiettivo è il censimento e la catalogazione critica, descrittiva e fotografica di tutte le opere sia maggiori che minori, in modo che detto catalogo del patrimonio storico-artistico diocesano sia a disposizione delle competenti autorità per condurre una azione organica e sistematica di conservazione e di preservazione di tutta l'arte delle nostre Chiese" (Museo D., 65, p. 6). Come primo obiettivo si pone l'allestimento della "sala dei marmi" ove esporre i reperti dell'antica cattedrale romanica demolita per la costruzione del Duomo antonelliano. Nel programma era prevista anche una sala dei (manca una carta) gramma per il notevole impegno finanziario che richiederebbe la sua attenzione. [continua nel campo Osservazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034309-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 1/ v
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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