motivo decorativo a rosette

decorazione pittorica, 1500 - 1510

I sottarchi del chiostro sono decorati con due motivi che si susseguono su arcate alterne: il primo è costituito da un decoro vegetale di tralci e fiori campiti in nero, grigio e color mattone cotto su di un fondo giallo-arancio chiaro; il secondo consta di una successione di finti cassettoni (con piccole pastiglie angolari) in giallo-arancio chiaro, bianco, grigio e color mattone cotto, su cui è campita una grossa rosetta monocroma dai bordi frastagliati. Chiaramente visibili sono le tracce, graffite, del motivo geometrico dei cassettoni, delle circonferenze in cui sono inscritte le rosette e della linea longitudinale mediana dei sottarchi

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Larghezza: 2.58 m
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo-piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Vercelli (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Continua dalla scheda OA/ NCTN 01/00034282, RVEL 0: Proprio un pannello superstite del coro realizzato dai Sacca per il Duomo di Vercelli (V. Viale, op. cit.) e ancor più il carnoso e guizzante ricciolo del pastorale donato dal vescovo Agostino Ferrero nel 1520 al S. Eusebio, opera dei Cambi Bombarda mi paiono i riferimenti più prossimi per il fregio dipinto che corre a decorare esternamente il chiostro di S. Andrea. Più in generale tanto l'invenzione architettonica dei finti cassettoni con la rosetta centrale di reminiscenza antica, quanto l'elegante fregio soprastante e le grottesche dei sottarchi del chiostro, rinviano a temi cari alla cultura lombarda di primo Cinquecento, nella fattispecie al colto classicismo degli epigoni milanesi di Bramante. Un'eco della fortuna di questi modi, mediati a Vercelli anche dalla complessa cultura gaudenziana, presso gli artisti locali, si legge nella predella della pala di Mortara di Gerolamo Giovenone che riprende, anche nel rapporto cromatico fra il nero del fondo e il giallo del disegno, il fregio a volute vegetali e vasi classici snodantesi sulla faccia interna del chiostro. La decorazione pittorica doveva occupare in origine, nel porticato abbaziale, uno spazio molto ampio, ornando anche le pareti e le volte. La distruzione, probabilmente Ottocentesca, dell'intonaco antico, ci ha preservato purtroppo, oltre al fregio dei sottarchi, solo le candelabre e la lunetta del vano a fianco alla porta di comunicazione tra il chiostro e la chiesa. Il chiostro fu interessato, nel quarto decennio di questo secolo, da un sostanziale intervento di restauro, diretto da P. Verzone. In quell'occasione furono riportati alla luce gli affreschi che ornano il porticato, allora occultati "da una terra rossiccia, che li nascondeva completamente". Anche le arcate "si presentavano in stato di vero disordine: anzitutto le colonne strapiombavano notevolmente verso il centro a causa delle spinte delle volte: il pieduccio delle arcate era stato privato della cornice. Vennero allora integrate, sulle tracce delle precedenti, le cornici degli abachi. Il prof. Rinone scoperse inoltre gli affreschi e "si limitò a ravvivare le porzioni cinservate ed a campire con tinte neutre quelle scomparse, evitando i rifacimenti e le invenzioni di ogni genere. Solo nei sottarchi, dipinti con due soli motivi alternati, per evitare dei campi uniti troppo vasti che avrebbero compromeso l'effetto cromatico del chiostro, furono indicate le decorazioni, ma si tralasciò ogni particolare e la pittura venne eseguita 'a mezza macchia' anzichè a tutto effetto, cosicchè si può individuare facilmente la parte nuova da quella antica" (P. Verzone, op. cit.). A quest'intervento si deve la rinnovata campitura dei colori di fondo, con quell'effetto un po' sgranato tuttora visibile; l'intervento riguardò anche il tetto, di cui furono ribassate le falde, scoprendo così gli oculi del lato Nord (ibidem). Ad un anno circa di distanza dalla redazione della scheda di catalogo, si sitiene opportuno aggiornarla su due punti: 1. L'esistenza di autorevoli modelli culturali centrali per le sedi 'periferiche' dell'ordine lateranense, o comunque di canali di circolazione di gusto e di esperienze artistiche tra le abbazie della congregazione è confermato dall'analogia riscontrata tra il chiostro di S. Maria della Pace a Roma e quello di S. Pietro al Po a Cremona (A. Scotti, "Architetti e cantieri: una traccia per l'architettura cremonese", in "I Campi e la cultura artistica cremonese nel Cinquecento", Milano 1985). 2. Il chiostrino di S. Andrea disegnato da Edoardo Mella, demolito nel 1873 è stato recentemente studiato e riprodotto da Daniela Biancolini in "Edoardo Arborio Mella (1808-1884)", Vercelli 1985
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100034282-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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