episodi della vita di Santa Caterina d'Alessandria

dipinto, 1600 - 1624

Gli affreschi raffigurano la Disputa di Santa Caterina e il Rogo dei Filosofi, distinti in due scene

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Vercellese
  • LOCALIZZAZIONE Costanzana (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La fortuna critica del ciclo, di cui la isputa e il Rogo dei filosofi costituiscono le scene iniziali, si riduce ai brevissimi cenni raccolti dall'Orsenigo (R. ORSENIGO, Vercelli Sacra, Como 1909, p. 373) che, oltre alla menzione della pala con la Vergine e Santi recentemente restaurata da Guido Fiume ed attribuita ai figli di Bernardino Lanino (Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell'Accademia Albertina, catalogo della mostra, Torino 1982, p. 166), segnala la presenza di "frammenti di antichi affreschi di suola vercellese" accostandoli a quelli di Gerolamo Giovenone e aiuti nella chiesa di S. Giuliano di Vercelli. La perdita del nucleo più antico dell'archivio di S. Caterina, fin al 1975 conservato negli stalli del coro, non consente un riscontro documentario delle date visibili negli affreschi raffiguranti S. Francesco (1622), il Beato Amedeo (1622) e la Pentecoste (1626) e che peraltro delimitano il pobabile arco cronologico per la realizzazione dell'intero ciclo. La decorazione pittorica delle pareti sarebbe pertanto una delle testimonianze più antiche degli arredi dell'Oratorio, già citato in una visita pastorale del 20 maggio 1588 in occasione della quale veniva concesso ai confratelli licenza di celebrare messa (Vercelli, Archivio Arcivescovile, Visita pastorale di Tommaso Beatricio Vicario generale 12 maggio 1588). Una serie di restauri in anni successivi ha compromesso la leggibilità delle superfici dipinte e alterato l'originale disposizioni delle cornici affrescate, spesso cancellando le didascalie esplicative delle singole scene. Fra il 1759 e il 1760 si affianca ai lavori per l'edificazione del campanile un'impegnativa opere di restauro della struttura muraria della chiesa, con sensibili modifiche soprattutto nella facciata. In questa occasione sono documentate varie spese pr pennelli e colori e il pagamento ad un ignoto pittore "per accomodare le pitture" (Costanzana, Casa Parrocchiale, Libro dell'entrata e spese della V.da Compagnia di S. Cattarina di Costanzana Accomprato da Carlo Giuseppe Coppo Tesoriere della medesima nell'anno 1717, note del 1759). Nel 1876 sono documentati lavori "per ristrurazione della cesa " e il generale ripristino affidato nel 1909 a Vincenzo Gianolio di Vercelli, cui si devono le decorazioni della volta e delle lesene, nonché una fitta serie di interventi sulle pareti esterne e all'interno delle sacrestie (Costanzana, Casa Parrocchiale, Libro dei conti della Confraternita di Santa Caterina 1838-1930, nota al 3 dicembre 1909; ID. Fatture e ricevute, preventivo del 9 settembre 1909). Ancora nel 1965 vengono ridipinti gli zoccoli delle parete e le cornici dei riquadri (comunicazione orale del parroco) con delle fasce d color ocra che, in alcuni punti, si sovrappongono alla pittur originaria. Il riferimento dell'Orsenigo agli affreschi di S. Giuliano, pur stabilendo un corretto rapporto fra il ciclo di S. Caterina e la scuola gaudenziana, appare oggi di scarsa utilità: lo stato larvale degli affreschi vercellesi non consente una verifica convincente e del resto è possibile individuare anche a Vercelli una seie di rimandi più pertinenti. Gli affreschi di Costantana consentono infatti di recuperare un momento molto avanzato della fortuna dei modelli inaugurati da Gaudenzio e riproposti per tutto il corso del Cinquecento dalle botteghe attive a Vercelli, sino alla tarda produzione dei figli di Bernardino Lanino e della cerchia di Giuseppe Giovenone il Giovane. Significativa a questo proposito la precisine dei richiami ai cicli con storie di Santa Caterina dipinti da Lanino alla fine del quarto decennio: quello della omonima chiesa di Vercelli, con gli affreschi ora conservati presso il Museo Borgogna (A. M. BRIZIO, Catalogo delle cosse d'arte e di antichità d'Italia. Vrecelli, Roma 1935, pp. 44-45, con la datazione al 1535-40, ripresa da A. GRISERI in Gaudenzio Ferrari, catalogo della mostra, Vercelli 1956, n. 69; Viale, V. VIALE, Civico Museo Francesco Borgogna. I dipinti, Vercelli 1969, n. 69, propone una datazione intorno al 1560, anticipata dalla Galante Garrone non oltre il 1550, Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell'Accademia Albertina, catalogo della mostra, Torino 1982, pp. 129-130) e quello di S. Nazzaro a Milano, eseguito con la collaborazione di Battista della Ceva e documentato al 1548. Alla ripresa dei prototipi laniniani fa riscontro a Costantana un'interpretazione irrigidita e semplificata. Una cultura incapace oramai di risalire al nucleo vitale della maniera di Gaudenzio. Le figure affollano goffamente i primi piani e la definizine prospettica è affidata a citazioni elementari, mentre si registrano incertezze un po'in tutto il ciclo nella coerenza prospettica dei rapporti all'interno delle figure; i colori, dalle tonalità fredde e brillanti, sono stesi in larghe zone contrapposte e solo a tratti impreziosite da una più delicata ricerca di trasparenze e di cangiantismi. CONTINUA IN CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100031003-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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