martirio di San Tegolo

rilievo, 1768 - 1768
Argenteri Giuseppe (e Aiuti)
notizie seconda metà sec. XVIII

Nel pannello a destra di quello centrale è raffigurata la scena del martirio di S. Tegolo, terzo protettore della città: vi si osserva infatti il santo, vestito con armatura ed elmo, che sta per essere trafitto a colpi di spada dai suoi persecutori; in cielo un angioletto regge la palma del martirio

  • OGGETTO rilievo
  • MATERIA E TECNICA legno di noce massello/ intaglio/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Argenteri Giuseppe (e Aiuti): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Ivrea (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per l'identificazione dello stemma del pulpito cfr. F. A. Della Chiesa, "Fiori di blasoneria", Torino 1777; A. Franchi-Verney, "Armerista delle famiglie nobili e titolate della monarchia di Savoia", Firenze 1873. Pulpito di gran pregio che si impone all'attenzione per l'eleganza e l'armonia del disegno e la ricchezza dell'ornamentazione, tanto da riuscire una delle più belle e rappresentative opere di intaglio conservate nella Cattedrale eporediese. Particolarmente abile è la tecnica esecutiva, che si avvale di soluzioni decorative di rara fantasia e vivacità, profuso con abbondanza soprattutto nel confessionale e nel baldacchino; si osservi a questo proposito che le paraste sono intagliate a ghirlande vegetali sulle due facce e che le grate nei vani laterali del confessionale presentano incorniciature rocaille includenti alla sommità le figurette a rilievo di Cristo portacroce e di Cristo alla colonna. Le scene che ornano l'ambone sono rese con stile immediato ed efficace per quanto siano un po' monotone negli atteggiamenti dei personaggi che ritraggono e nella scelta delle ambientazioni, e tradiscano qualche ingenuità prospettica (si vedano ad esempio i gradini del trono di Venustiano nel pannello centrale). Il pulpito è menzionato da mons. Ottavio Pochettini in occasione della Visita Pastorale in Cattedrale (cfr. Biblioteca Diocesana) nel 1789, che lo descrive "affabre...elaboratum" e ricorda che venne realizzato a spese del vescovo Francesco Rorengo di Rorà, come infatti attesta la presenza sul confessionale sottostante, delle armi gentilizie di questi. In epoca più recente accenna al pulpito il Boggio (G. Boggio, "Il Duomo d'Ivrea", Ivrea 1926), mentre ne parla più diffusamente don Enrico Boratto (E. Boratto, "Piverone nella storia del Piemonte", Asti 1937), il quale lo mette in relazione con varie opere di intaglio rintracciabili in chiese della zona eporediese attribuendolo per via stilistica all'intagliatore piveronese Giovanni Godone (1751-1822) pagato nel 1791 per la realizzazione del pulpito, del coro e del confessionale della Chiesa parrocchiale di Piverone e al quale si deve inoltre il coro della Parrocchiale di Settimo Vittone. Innegabile è l'affinità tra queste opere e il pulpito del Duomo eporediese, per quanto esse mostrino una maggiore linearità di disegno accompagnata da un tipo di decorazione più sobria e misurata: in effetti una serie di appunti datati 17 settembre 1768 in cui sono riportate le spese per la demolizione del vecchio pulpito, per il trasporto e la verniciatura di quello nuovo, attestano che esso fu intagliato dallo scultore Giuseppe Argenteri. Una nota autografa dell'Argenteri, in data 27 dicembre 1768, ci informa inoltre che lo scultore esigette un ulteriore compenso per la costruzione delle pareti laterali del confessionale sottostante al pulpito, non previste nel primitivo disegno, sottolineando che egli attese all'opera insieme al fratello e alcuni collaboratori "con ogni diligenza possibile" (Cfr. Quiettanze..., Biblioteca Diocesana). Le fonti d'archivio ci restituiscono dunque il nome di una personalità di indubbia levatura nel campo della scultura eporediese della seconda metà del Settecento; in questo senso non sono da tralasciare altri notevoli lavori di intaglio: i confessionali, il tempietto sopra il fonte battesimale, gli armadi della sacrestia e il pulpito - ora smembrato - nella chiesa di S. Lorenzo ad Ivrea, opere quasi tutte attribuite per via documentaria a Giuseppe e Baldassarre Argenteri (Boratto, op. cit.); accanto ad esse metterei il bellissimo coro della chiesa di S. Ulderico, dato da Mallè a Giovanni Godone (L. Mallè, "Le arti figurative in Piemonte", Torino 1974) che nel movimentato disegno e nell'ornamentazione ricca e vivacissima mi pare avvicinabile invece al pulpito nel Duomo. Agli Argenteri è con ogni probabilità assegnabile anche il pulpito della Parrocchiale di Tavagnasco (cfr. Boratto), somigliantissimo al nostro. Un cenno particolare meritano inoltre due confessionali della chiesa di S. Salvatore ad Ivrea collocati l'uno a destra della bussola e l'altro nella nicchia di sinistra, che si impongono all'attenzione per l'alto livello qualitativo: essi propongono il repertorio ornamentale tipico dello stile degli Argentero - in particolare le ghirlande di rose ricadenti dalle paraste laterali - e mi paiono pertanto attribuibili, se non ai suddetti intagliatori, alla loro bottega
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100028713-3
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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