adorazione di Gesù Bambino

dipinto, post 1516 - 1524

Nella lunetta è raffigurato il Bambino nudo, seduto con le braccia al petto su un lembo del manto della madre che, inginocchiata sulla destra colle mani giunte, lo guarda. Dal lato opposto S. Giuseppe, anch'egli inginocchiato, si protende in avanti appoggiato ad un bastone. Alle spalle della Vergine sorge una casa a più piani, accanto alla quale è un albero; dietro a S. Giuseppe si intravede la tettoia con il tetto in paglia. Diertro le figure sono dipinti, a sinistra, il bue e, a destra, l'asino che raglia

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Gandolfino Da Roreto (notizie 1493-1522)
  • LOCALIZZAZIONE Gavi (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pala fu pubblicata dalla Gabrielli che, notando come nelle vecchie guide fosse riferita alla scuola di Brea, la atrtibuiva a Gandolfino da Roreto (N. GABRIELLI, Alcune pitture del quattrocento, in Arquata e le vie dell'Oltregiogo, Torino 1959, pp. 266-269); attribuzione rimasta indiscussa negli interventi successivi. Più problematica appare la cronologia del dipinto. Secondo la studiosa, la pala si collocherebbe dopo l'Incoronazione della Vergine della Pinacoteca Civica di Alessandria, la Genealogia della Vergine di Casale Monferrato e la Madonna in Trono fra santi e donatore del Duomo di Asti e sarebbe coeva alla madonna in trono fra angeli musicanti e santi della chiesa di S. Maria Nuova ad Asti, documentata al 1496 circa. Un intervento chiarificatore sulla cronologia delle opere del pittore è stato fatto da Giovanni Romano che non accetta ladatazione al 1510 del polittico di Savigliano, cronologia generalmente accolta dagli studi a partire dalla Brizio (A. M. BRIZIO, Gandolfino d'Asti, in "L'Erma", marzo 1935, pp. 809-810). Romano ha proposto di anticipare la datazione del dipinto di Savigliano per gli "evidenti legami di stile con le opere del 1500 a Milano e del 1501 ad Asti" ed ha costruito una sequenza per le opere della zona alessandrina, partendo dal polittico di Quargnento e proseguendo con le sette tavolette della casa Parrocchiale di Felizzano, approda alla pala di Gavi (Restauri in Piemonti 1968/1971, catalogo della mostra, Torino 1971, p. 45). In effetti, la tavola di Gavi appare, fra tutte quelle conosciute, quella stilisticamente più vicina all'Incoronazione'della Vergine della Pinacoteca Civica di Alessandria: un confronto è istituibile fra il volto della Vergine della lunetta di Gavi e quello della Madonna di Alessandria e, soprattutto, solo fra i volti dei santi di Alessandria è possibile trovare stringenti paralleli per lo scorcio del S. Giuseppe della stessa lunetta. L'accostamento stilistico fra le due opere doveva essere più evidente prima del deperimento del dipinto di Gavi che ha provocato un generale appiattimento delle pieghe e delle ombreggiature. Lo stesso accostamento non è stato evidenziato da Romano che ha invece notato, giustamente, l'affinità strilistica dell'Incoranozine alessandrina con il polittico di S. Antonio a Casale e con l'Adorazione del Bambino del Seminsario di Asti, proponendo dubitativamente una datazione intorno al 1510. E' inoltre istituibile un confronto fra il S. Giacomo di Gavi e il S. Bartolomeo del Seminario di Asti. Una datazione al primo decennio del Cinquecento è stata proposta da Sacco che ha notato, nel dipinto in questione, influenze lombardo-foppesche e da Bergognone (G. SACCO, Gandolfino da Roreto, Tesi di Laurea della Facoltà di Magistrero di Torino, 1973-1974, pp. 89-94). Più che derivazioni dalla Madonna col Bambino e angeli del Bergognone conservata presso la National Gallery di Londra, la pala di Gavi presenta affinità iconografiche con la Madonna tra S. Niccolò e Martino di Macrino d'Alba, conservata presso il Museo Capitolino di Roma. Elementi cremonesi, già rilevati da Romano per le opere mature del Gandolfino (G. ROMANO, Casalesi del Cinquecento, Torino 1970, pp. 20-21, nota 1), sono presenti soprattutto nel S. Giuseppe della lunetta. La pala, prima dello spostamento effettuato in occasione dei restauri degli anni sessanta, figurava all'altare della seconda campata laterale sinistra, il cui altare dedicato a Maria Vergine venne probabilmente eretto nel 1406 dalla famiglia Benigassi (Genova, Archivio Vescovile, Durazzo D-L, fol. 275). L'altare viene citato sotto lo stesso titolo nel 1582 e nel 1650, quando però figura già appartenente all'Oratorio omonimo (C. DESIMONI, Documenti ed estratti di documenti per la storia di Gavi, Alessandria 1896, p. 177; Genova, Archivio Vescovile, Visita Pastorale del 1650, fol. 196r). Nel 1640 Camilla aimonda, altrimenti detta Costa, vi istituì un legato (per la lalipeda, ora affissa sotto il portico esterno destro della chiesa cfr. C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, Appendice al 1640). Nel 1771 e nel 1820-1824 l'altare è intitolato all'assunzione della Vergine con Juspatronato dell'omonimo Oratorio dei Turchini (Genova, Archivio Vescovile, Decreti Lercari 1768-1771, fol. 471v.; Genova, Archivio Vescovile, Relazioni Lambruschi, foll. 21r., 220r). La prima citazione documentaria della pala è del 1891, quando è definita dai Remondini "bellissima tavoila antica" A.REMONDINI, M. REMONDINI, Parrocchie dell'Archidiocesi di Genova, Parte II della regione XIII, Genova 1891, p. 20). Desimoni la defginisce del Quattrocento (C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, p. 195) e Sartore, riprendendo il Luzzardi, "della scuola di Giotto" (F. SARTORE, Storia popolare di Gavi Ligure, Genova 1934, pp. 173-174). CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027613-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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