apparizione di San Giacomo il Maggiore nella battaglia di Clavio

dipinto,

Il quadro, cromaticamente improntato a tinte brune, raffigura S. Giacomo, impugnante il bordone a cui è annodato una bandiera e circondato da un ampio svolazzo del manto, su di un cavallo bianco che, al galoppo, travolge alcuni saraceni. Sullo sfondo si svolge la battaglia, mentre in altro, a sinistra, in un cielo tempestoso, duew angioletti reggono uno scudo col simbolo della spada.,

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Ratti Carlo Giuseppe (1737/ 1795)
  • LOCALIZZAZIONE Gavi (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela fu acquistata nel 1812, quando sono documentati pagamenti "al Sig. Giacomo Reggio per compra del quadro del Nostro Protettore S. GIacomo" (Gavi, Archivio Parrocchiale, Chiesa Parrocchiale. Lavori. Conti, al 23 marzo e 15 dicembre 1812; Gavi, Archivio Parrocchiale, Dal Libro delle Deliberazioni della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di Gavi, al 1811-1812). L'acquisizine del dipinto è contemporanea ai lavori di sistemazinne del coro con stucchi. Già i Remondini considerarono la tela "operata da uno dei Ratti (A.REMONDINI, M. REMONDINI, Parrocchie dell'Archidiocesi di Genova, Parte II della regione XIII, Genova 1891, p. 19), mentre Desimoni avvertiva che nel 1811-13 "fu acquistata da Genova" il quadro del patrono San Giacomo..e si dice di alcuni dei pittori Ratti, ma c'è luogo di dubitare (C. DESIMONI, Annali storici della città di Gavi, Alessandria 1896, p. 276). L'indizio attributivi non è stato più ripreso, tanto che recentemente Manzitti ha pubblicato il quadro come opera di G. R. Badaracco (G. MERIANA, C. MANZITTI, Le valli del Lemma, dello Stura e dell'Orba, Genova 1975, p. 77). Il dipinto non fu evidentemente realizzato per la Parrocchiale di Gavi, dato che fra la data di esecuzione e quella d'acquisto corrono ben 25 anni. Ciò fa supporre che esso provenga da qualche chiesa od oratorio probabilmente soppresso intorno agli anni dell'occupazione francese. Preziosa è l'indicazione di Desimoni che lo disce acquistato a Genova, dove l'unico degli edifici religiosi dedicato al santo e chiusi in quegli anni è l'Oratorio dei SS. Giacomo e Leonardo. L'oratoroi, dove nel 1780 lo stesso Ratti riferisce esservi all'altare una tavola del Lomi di egual soggetto (C. G. RATTI, Istruzine di quanto può vedersi di più bello in Genova in Pittura, Scultura ed Architettura, Genova 1780, p. 220), fu chiuso al culto nel 1811, ed è descritto nel 1818 come ancora "di buone tele ornato" (E. POLEGGI, F. POLEGGI, descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, Genova 1969, p. 102). L'originaria appartenenza del quadro a questo oratorio, per quanto probabile, resta per ora ipotetica, in mancanza di una specifica rerifica documentaria a Genova. Un gonfalone di egual soggetto fu dipinto dal Ratti per l'Oratorio genovese di S. Giacomo alle Fucine, ed ora si conserva nell'Oratorio di S. Antonio alla Marina (F. FRANCHINI GUELFI, Le Casacce, Arte e tradizione, Genova 1973, p. 145). Il quadro di Gavi, stilisticamente e cronologicamente vicino al dipinfo raffigurante "Ercole che vince Caco" ed "Ercole sottentra ad Atlante" della Galle ria di Palazzo Rosso di Genova del 1787 (F. R. PRESENTI, L'illuminismo e l'ertà neoclassica, in "La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento", Genova 1971, p. 399, fig. 267) e agli affreschi della Chiesa di S. Siro di Nervi del 1788 circa (F. BOGGERO (a cura di), La Chiesa di San Siro a Nervi, Genova 1979, p. 15, figg. 10), è indicativo della cultura delle opere tarde del pittore, basate su un eclettico recupero di elementi da Mengs, di cui fu allievo, dal classicismo romano e dall'ambiente barocco genovese, con risultati che influenzarono gran parte della produzione accademica ligure tardo settecentesca. All'altare maghgiore della chiesa figurava originariamente il polittico firmato da Manfredino Bosilio, datato 1478, ora presso la Galleria dell'Accademia Ligustica e Palazzo Bianco di Genova. Esso, offerto dalla comunità di Gavi e da Antonio Guasco, lo stesso di cui si conserva nella chiesa il sepolcro, fu smonatato intorno al 1678, quando si deliberò "di togliere l'ancona davanti, perchè copriva la vista di tutta l'opera" (C. DESIMONI, 1896, p. 244). Del quadro si ricomincia a parlare nel 1847, quiando si delibera di chiedere "a G. B. MALVASO", ex sacrestano, "la restituzione dell'antico quadro di S. Nicolò, della statua in marmo di N. S. che era nella chiesa dei Carmelitani, di diversi busti in legno che trovansi in detta Chiesa, di alcune ancone ossia quadri sul legno che erano nel coro della stessa chiesa, e della cornice dorata del vecchio sopracielo" (Gavi, Archivio Parrocchiale, Dal Libro delle Deliberazioni della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di Gavi, al 4/1/1846), iniziando una lite che tra ordini di sequestro e ricorsi (ID., al 24/8/1854; Gavi, archivio Parrocchiale, Chiesa Parrocchiale. Varie, Cartella 2, al 30/8/1854), risulta conclusa nel 1857, quando si delibera la "vendita dei quadri dipinti su legno recuperati da G. B. Malvaso e f.lli Montecucco"(Gavi, Archivio Parrocchiale, Dal Libro delle Deliberazioni della Fabbriceria della Chiesa Parrocchiale di Gavi, al 4/1/1857) per contribuire alla costruzione di un nuovo organo. La vendita all'Accademia di Belle Arti di Genova per lire 4.000 viene confermata con deliberazione nel 1862 (ID., al 5/1/1862 e al 6/7/1862)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027600
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI in basso, al centro - CAROLUS IOSEPH/ RATTI P. AN 1787 -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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