capitello di colonna, serie - bottega liguro-lombarda (seconda metà sec. XII)

capitello di colonna, 1150 - 1199

I capitelli sormontano la prima a sinistra e la prima e la tereza a destra delle otto colonne, in arenaria, a sezione circolare e rastremate che dividono l'interno della chiesa in tre navate. Hanno una struttura di derivazione corinzia e sono formati da foglie acquatiche terminanti a ricciolo e da superipori volute tenute da un giro di corda ritorta. Il tipo di foglie utilizzate varia per ogni capitello: nel primo sono più larghe e percorse da una sola nervatura; nel secondo più affusolate e percorse da una nervatura; nel terzo sono affusolate e percorse da due nervature. I manufatti presentano residui di coloritura in giallo

  • OGGETTO capitello di colonna
  • MATERIA E TECNICA pietra/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Liguro-lombarda
  • LOCALIZZAZIONE Gavi (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A causa di un rimaneggiamento settecentesco dei capitelli della III e IV colonna sinistra, all'interno della chiesa è perduta l'originale alternanza fra i capitelli a foglie d'acqua in esame e quelli diversamente figurati. Tutti sono databili, come l'edificio, in anni prossimi e non posteriori al 1172. Secondo Sartore, il materiale delle colonne è stato ricavato dalla cava che sovrasta il torrente Neirone presso Gavi, mentre la vdiversità dei capitelli da quelli dei luoghi limitrofi fa avanzare all'autore l'ipotesi inaccettabile di un recupero di resti romani di Libarna (F. SARTORE, Storia popolare di Gavi Ligure, Genova 1934, pp. 168). L'ipotesi di una provenienza da Libarna delle colonne è invece sostenuta da De Negri (cfr. Arquata e le vie dell'oltregiogo, Torino 1959, p. 27). I capitelli a foglie, corrispondenti nella struttura a quelli del portale maggiore, hanno un'impostazione che, già presente nella basilica di S. Fedele di Como (G: ROCCHI, Como e la Basilica di S. Fedele, Milano 1973), ebbe grande diffusione a Genova. Nella stessa città i capitelli di Gavi, per quanto realizzati con una minor precisine e simmetria che li rende più naturalistici, sono confrontabili con quelli della chiesa di S. Damiano (C: CESCHI, Architettura romanica genovese, Milano 1954, p. 113) e, soprattutto, con quelli dellac hiesa di S. Donato che presentano foglie con venature. I capitelli forono oggetto di una prima pulitura dello scialbo per volere del Parroco De Negro (1832-1884, cfr. S. VARNI, in "Michelangelo", 1855, p. 46). I capitelli sono inoltre mezinati da Ceschi (C. CESCHI, Arte romanica nella valli di Arquata, in Arquata e le vie dell'oltregiogo, Torino 1959, figg. 32-33p. 27), da Pistone (M. PISTONE, La chiesa di S. Giacomo", in "Millrenario di Gavi", Gavi 1972, p. 13) e da Meriana e Manzitti (G. MERIANA, C. MANZITTI, Le valli del Lemma, dello Stura e dell'Orba, Genova 1975, p. 52)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027559
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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