flagellazione di Cristo

dipinto, 1712 - 1712

Su uno sfondo architettonico creato da un porticato e da colonne si staglia, al centro, Cristo, con i fianchi coperti da un ampio manto, un cui lembo scende fino a terra; ha le mani legate con una corda trattenuta da un giocane uomo, posto alle sue spalle. Quattro sgherri lo stanno flagellando, mentre un quinto, posto a sinistra, è intento a legare una fascina. Assiste alla scena un folto gruppo di persone, fra cui si riconoscono soldati e due personaggii vestiti con abiti di gusto orientale e turbanti

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Buffa Gerolamo (notizie 1693-1738)
  • LOCALIZZAZIONE Ovada (AL)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Al 1712 è registrata la "memoria come è stato donato il quadro della flagellazione alla colonna dalli fratelli Borgatto di Sebastiano Confratelli dell'Oratorio" (Ovada, Archivio della confraternita, Priori 1698-1713, al 1712); nello stesso anno sono annotate le spese per "tanti chiodi per fermare il quadro della flagellazione" e "al Sig. Gerolamo Buffa pittore per accomodare il quadro della flagellazione" (Ovada, Archivio della confraternita, Libro della cancelleria della Compagnia di S. Gio. Batta d'Ovada, al 3 e 23 dicembre 1712). Il dipinto appare ascrivibile a Buffa soprattutto per le strette analogie stilistiche con le altre sue opere conservate nell'Oratorio: le altre tre tele raffiguranti episodi della passione di Cristo e il dipinto firmato dedicato all'Orazione nell'orto; pittore, sconosciuto alla bibliografia locale, ma abbondantemente documentato nell'Oratorio. Due dipinti da questi ultimi derivati, sono presso la chiesa dei Cappuccini di Ovada. La prima menzione del pittore è del 1693, quando esegue "di nuovo la tavola dove sono ascritti li Fratelli della Compagnia" (Ovada, Archivio della confraternita, Libro della cancelleria della Compagnia di S. Gio. Batta d'Ovada, al 19 marzo 1693). Nel 1700 dipinge l'immagine della SS. Trinità e del Criocifisso sulla "Cassetta per pigliare l'elemosina" (ID., 29 agosto 1700). Nel 1708 risuilta membro della compagnia del Riscatto degli schiavi eretta presso l'oratorio (Ovada, Archivio della confraternita, Libro dove si...del Riscatto de schiavi. Conti 1650, alla lettera G). Fra il 1710 e il 1712 esegue i quattro quadri conservati presso l'Oratorio. Nel 1716 è pagato lire 100 dai Confratelli per la fattura di un quadro identificabile in quello raffigurante l'Orazione (Ovada, Archivio della confraternita, Libro della cancelleria della Compagnia di S. Gio. Batta d'Ovada, al 6 ottobre 1716). L'anno successivo dipinge un emblema "nell'albergo di carbone" (ID., 25 settembre 1717). Nel 1721 è pagato per un lavoro, provvisto di iscrizione, per il Reverendo Padre Bernardo Missinario apostolico (ID. 21 gennaio 1721). Nel 1723 dipinge le porte "del novo nichio", probabilmente quello dell'altare del Crocifisso (ID., 28 febbraio 1723). Nel 1730 è pagato per l'aggiustatura di due quadri dell'Oratorio (Ovada, Archivio della confraternita, Conti 1724-1736, al 30 maggio 1730). L'ultima menzione del pittore è del 1738, quando viene pagato "per aver dipinto la tenda o sia Cortina dell'Altare del Crocifisso", probabilmente la stessa "pittura fatta intorno all'Altare nuovo del SS.mo Crocifisso" l'anno precedente (Ovada, Archivio della confraternita, Libro dei Conti di S. Gio. Batta. 1737-1787, al 16 luglio 1737 e 18 dicembre 1738). Il carattere vagamente pousdsiano dello scenario e della disposizione dei personaggi fu probabilmente assorbito attraversi liguri come Raffaele Badaracco (A. CAPPELLINI, Genova, Tesori d'arte patria, Genova 1931, pp. 17, 19, 24-24) o, più ancora, di Stefano Robatto (La Pinacoteca Civica di Savona, Savona 1975, pp. 282-283, nn. 72-76), ambedue reduci da un lungo soggiorno romano. Lo stemma che accompagna l'iscrizione del quadro di Ovada non trova confronto con quello pubblicato dal Manno e dallo Spresti dovrebbe essere derivato da quello dei Rati Opizzoni di Tortona, dal quale si differenzia solo per la disposizione delle tre palle e per il motto (V. SPRETI, Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana, Vol. V, ad vocem; V. MANNO, Il patriziato subalpino, ad vocem). Il dipinto fu oggetto di un restauro eseguito nel 1754 dal figlio del pittore, Carlo Buffa: in tale anno è infatti registrata la spesa per la "reparazione o sia comodare li quadri grandi della passione di N. Sig. Giesu Christo" è citata assieme a quella per colori, tela e colla (Ovada, Archivio della confraternita, Libro dei Conti di S. Gio. Batta. 1737-1787 al 19 luglio 1753, 1754 e 2 marzo 1754). Un'altra spesa "per rinfrescare tutti i quadri in chiesa" è registrata nel 1837 (Ovada, Archivio della confraternita, Registro delle esazioni, degli emolumenti..., 1828-1882, al 1837). Il dipinto è menzionato nell'inventario redatto nel 1910 (Ovada, Archivio della confraternita, Confraternita della SS. Trinità e S. Gio. Battista. Ovada. Inventario 1910, inv. n. 21). CONTINUA IN CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100027538
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI sul recto, a destra - FRANC. ANT/ IACOBUS ANTO/ SEBASTIAN ./ FRATRES/ DI BORGATTA/ RATRES/ ORATORY/ DONAVER/ 1712 - lettere capitali - a pennello - latino
  • STEMMI sul recto, a destra, sopra l'iscrizione - gentilizio - Stemma - Borgatti (?) - fasciato al primo alle tre torri, delle quali quella centrale merlata, al secondo di azzurro, al terzo alla torre (?), al quarto non è riconoscibile
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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