Giudizio di Salomone

arazzo, 1570 - 1575

Salomone siede sul trono con la corona in capo e lo scettro in mano, assostito da altri quatro personaggi. Ai suoi piedi è disteso un bambino morto con accanto, in atteggiamento supplice, la madre; al fianco di quest'ultima è una seconda donna con in braccio il bambino vivo. Dietro le due figure femminili, un soldato con la spada. Sul fondo, entro un edificio classico, un letto e due donne, una giacente e l'altra in piedi, entrambe con un bambino in braccio. L'arazzo è circondato all'intorno da due bordure, una più interna costituita da un motivo geometrico, la seconda, più esterna, data dal succedersi di fogliami, fiori e frutti. Nella parte inferiore il fregio si interrompe,lasciando spazio a due nicchie inquadrate da colonnine e sovrastate da una coppia di genietti contenenti, quello di sinistra, una figura femminile incoronata e aureolata, con uno specchio in mano; quella di destra, una donna in atto di fuga. I colori presominati sono il verde, il giallo, il blu e il marrone

  • OGGETTO arazzo
  • MATERIA E TECNICA lana e seta/ arazzo
    lana/ lavorazione a telaio
  • MISURE Altezza: 420
    Larghezza: 580
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Di Bruxelles
  • LOCALIZZAZIONE Novara (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'arazzo in esame fa parte di una serie con Storie di Salomone originariamente in numero di dieci, donata al Capitolo da Cesare Speciani, Vescovo di Novara dal 1585 al 1591, nel 1591 e trasmesse alla Basilica all'atto della morte dello stesso, avvenuta nel 1607 (Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, VII, teca n. A, n. 15, Donazione fatta dal Vescovo Cesare Spaciani, 2/2/1591; Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, VII, teca n. A, n. 20, Procura del Capitolo, 1607)., Gli arazzi risultano già citati dal Bascapè (C. BASCAPE' , Novara Sacra, ed. tras. Ravizza, Novara 1878, p. 433) e in tutti gli inventari della cattedrale (Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, VIII, teca A, n. 26, Inventario delle S. Reliquie, paramenti et altre suppellettili della sacrestia maggiore, 22 febbraio 1617; Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, VIII, teca B, n. 125, Inventario della sacrestia maggiore, 10 marzo 1653; Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, VII, teca E, n. 96, Inventario delle S. Reliquie, paramenti, mobili della sacrestia della Chiesa cattedrale, 1764).. In particolare in un inventario del 1819 i pezzi risultano ridotti a 9 (Novara, Archivio della Cattedrale, Fabbrica della Chiesa novarese, teca n. 85, Inventario delle S. Reliquie, suppellettili, paramenti, effetti diversi della sacrestia maggiore, 22 gennaio 1819) e tali sono ancora nel 1871, quando vengono segnalati in un libro mastro, nel quale si sottolinea che due in maniera specifica sono ridotti in cattivo stato e necessitano di un restauro (Novara, Archivio della Cattedrale, Libro mastro 1871-1886, n. 6, p. 112). Cassiani sottolinea la perdita di altri due pezzi tra i nove già segnalati nel 1819 (L. CASSANI, Gli arazzi del Duomo di Novara, in "Bollettino storico per la provincia di Novara", 1930, fasc. IV, pp. 361-388; 1931. Fasc. I-II, pp. 1-17). Viale Ferrero cita gli arazzi come lavoro proveniente dalla mano di un cartonista romanista molto vicino a Pieter Coecke e li data fra il 1570 e il 1575 (M. VIALE FERRERO, Le arti minori, in "Elogio dell'arte novarese", Novara 1962, pp. 259-260); impressine pienamente accettabile e condivisibile. Suggestiva rimane l'interpretazione del Baroni (C. BARONI, L'arte in Novara e nel novarese, in "Novara e il suo territorio", Novara 1952, p. 590) che vede negli arazzi un "cospicuo arricchimento al patrimonio artistico" della città, raccolto in particolare da Giovan Battista Ricci, artista locale, ed espresso nel suo "stereotipo romanismo". Gli arazzi attualmente in numero di sei appesi permanentemente lungo la navata maggiore (il settimo è riposto in sacrestia) si presentano di difficile interpretazione, sotto l'aspetto dell'origine. E' individuabile l'ambito di fabbricazione, quello di Bruxelles come indica la marca, meno chiara l'identificazione dell'arazziere attestato da una marca non identificabile fra quelle a noi note. A Bruxelles riporta anche il tono uniforme giallo-verdastro, presente in tutti gli arazzi e predominante nel fregio e nel fondo, la disposizione di ogni scena con l'episodio centrale in primo piano e i secondari sul fondo e ali lati, la stessa bordura richiama in modo particolare quella degli arazzi con Storie di Giobbe, già a Bologna, e quella degli arazzi dei Sette Peccati Capitali di Madrid. Le figurine allegoriche nelle nicchie richiamano quelle già rappresentati negli arazzi di Romoli di Leyniers, molto più ricchi nella descrizione delle singole scene. I nostri arazzi si presentano più poveri nel numero dei personaggi, scarsamente scavati in profondità nella composizione dello spazio, rispetto ad altri esemplari brussellesi coevi. In tal senso ci pare accettabile l'opinine della Viale Ferrero che, pur riconoscendo il carattere di buona qualità dei manufatti, ne rileva anche la non eccezinalità; anche per quanto concerne il cartonista, ci sembra altrettanto valida la direzine suggerita dalla stessa studiosa: a tale proposito si vedano i confronti con la serie di arazzi dei Sette Peccati, non solo nella fattura del bordo e nell'inserto della leggenda, ma anche in quella della vegetazione e dei fondi paesaggistici. Anche se nei nostri pezzi la composizione rimane più piatta, meno ricca di movimento e le figure paiono talora impacciate e rigide. Per quanto riguarda la datazione, pezzi sembrano esser situabili all'ultimo quarto del XVI secolo (H. GOBEL, Wandteppiche, V. I, Lipsia 1923; M. CRICK KUNTZIGER, Le tenture de l'historie de Romulus d'Antoine Leyniers, in Bullettin del Musees Royaux d'art et d'histire", 1948, pp. 50-65; ID., Mesee Royaux d'art et d'histoire, Catalogue des Tapisseries, Bruxelles 1956; R. A. D'ULST, Arazzi Fiamminghi, Bologna 1961). Il soggetto degli arazzi in esame non è tra i più frequenti, per lo meno per tutto un ciclo di storie, come nel nostro caso. CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100026609A-2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ISCRIZIONI in alto, nell'incorniciatura esterna, al centro, entro pannello - CO/ TEDUIT GEMINAE VIVI EPIG MORE REGIS/ O STEDIT GLADIUS CORDA PARENTIS ACER - lettere capitali - latino
  • STEMMI in alto, a destra - vescovile - Stemma - Bruxelles - uno scudo fra due B
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

FA PARTE DI - BENI COMPONENTI

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1570 - 1575

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE