Pietà

dipinto, 1525 - 1530

La tavola raffigura la Pietà: al centro, in primo piano, è il corpo di Gesù trattenuto, a sinistra, dalla Madre e, a destra, da S. Giovanni

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Ferrari Gaudenzio (1475 Ca./ 1546)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Lanino Bernardino
  • LOCALIZZAZIONE Novara (NO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto presenta una complessa problematica: è citato per la prima volta nel 1546 e nel 1546 in due documenti rogati Francesco De Ugacii, nei quali il Giovenone promette una pala simile a quella per lo Sposalizio di S. Caterina che è "in cappella" nel Duomo di Novara (G. COLOMBO, Documenti e notizie intorno agli artisti vercellesi, Vercelli 1883, p. 188; L. MALLE' , Spanzotti, Defendente, Giovenone, Torino 1971, p. 223). Alla pala si fa ancora riferimento in alcuni documenti dell'Archivio Capitolare della Cattedrale, datati 1636 e attestanti la donazione di una serie di quadri al Capitolo da parte del Vescovo novarese Giovanni Pietro Volpi: tra codesti quadri ne risultano due, una raffigurante una pala con la Madonna, santa Caterina e altri santi, l'altro una Pietà, che vengono definiti in una prima occasione autografi fdi Gaudenzio e, in una seconda, copia dei quadri gaudenziani. Un elenco successivo di codesti quadri, in data 1636, segnala la pala con lo Sposalizio come copia di quello che è nel coro della Cattedrale: ciò potrebbe confermare che i due quadri donati dal Volpe siano effettivamente delle copie di quelli di Ferrari; tanto è che suddette copie sono ancora esistenti e, fino a poco tempo addietro nelle sale del Vescovado, sono state trasportate nel seminario dove giaccino attualmente. Nel 1764, in un inventario, la pala con lo Sposalizio è segnalato nel Presbiterio. In un inventario del 1845 è invece citata nella sacrestia nuova del Duomo, notizia convalidata dal Bordiga che precisa che prima era sita in presbiterio. Lo stesso Bordiga ricorda che la pala, eseguita, stando alle sue deduzini negli anni posteriori al 1524, prima di essere traslocata dal presbiterio, era ornata di 24 puttini, finiti nella raccolte del Sig. Monti, milanese. La tavola disegnata e incisa da Pianazzi,è poi segnalata da Colombo che ripete quanto detto da Bordiga, precisando che 19 dei 24 puttini sono passati nel frattempo nella raccolta di GilBerto Borromeo, quindi alla Galleria Locis e infine all'Accademia Carrara di Bergamo, dove sono attualmente. Il dipinto è citato in tutti gli studi dedicati a Gaudenzio Ferrari, a partire da quello fondamentale del Viale, che ritiene accettabile la datazione assegnata dal Bordiga, circoscrivendola agi anni tra il 1525 e il 1530. Testori dubita dell'originale appartenenza alla pala dei puttini, ora a Bergamo, giustificandone il dubbio con il fatto che difficilmente un gruppo di angeli musicanti è accostato ad una Pietà. In questa direzine anche il Viale sembra rivedere la sua prima versione. Fumagali, accettando al contrario l'ipotesi della pala con i puttini, ne propone un'interpretazione di primitiva sistemazione. Infine Debiaggi, facendo riferimento ai documenti pubblicati da Colombo e da Mallè, ritiene che la pala sia stata eseguita espressamente per il Duomo. Dai documenti ottocenteschi risulta inoltre che la tavola fu ripulita fra il 1881 e il 1882, quando. Cioè, si decise, in concomitanza con la costruzione del nuovo altare di S. Caterina, di rimetterla sull'alare omonimo, per il quale era stata espressamente ideata. I restauri vengono minuziosamente trascritti nella perizia deposita presso l'Archivio Capitolare. L'attuale sistemazione non sembra comunque rispecchiare la situazione originaria: la stessa cornice potrebbe essere stata ritoccata al momento del trasporto della tavola dal presbiterio alla sacrestia, trasporto che, stando alle notizie fornite dall'inventario del 1764 e dal Bordiga, sarà stato effettuato negli ultimi anni del Settecento o forse nei primissimi anni dell'Ottocento. Sulla presenza in origine degli angeli ci associamo ai dubbi espressi da Testori e Viale, tanto più che nello stesso inventario del 1764, non ve ne è segnalata traccia. Inoltre ancora un'osservazione dedotta dalla lettura dell'inventario del 1845: la tavoletta della pietà viene segnalata al di sopra dello Sposalizio di S. Caterina, dando così a presumere che l'attuale disposizione sia da attribuirsi ad un momento successivo, contemporaneo alla messa in opera della parte inferiore della pala, con l'adattamento di una nuova cornice. L'ipotesi che la Pietà doveva costituire il coronamento dell'ancona è sostenuta anche da Viale nel 1939. Inoltre l'attribuzione della stessa a Gaudenzio Ferrari è contestata da Halsey che l'attribuisce a Bernardino Lanino. Per qanto concerne il restauro ottocentesco, eseguito con l'intervento dell'Arpesani, conservatore della Pinacoteca Reale di Torino, del Gamba, direttore della stessa, e dall'Arienta, ci sembra particolarmente rilevante la presenza del Gamba che si muove all'insegna del recupero della cultura piemontese, secondo una linea d'intervento strettamente filologica. CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100024119-2
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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