Beato Angelo Carletti fra i poveri

dipinto,

Sulla sinistra è dipinto il beato Angelo Carletti, stante e frontale, in abiti francescani. Porta una croce al collo e un manto copre parzialmente la tonaca. Un braccio è sollevato verso l'alto, l'altro e rivolto verso una figura semiginocchiata con turbante sul capo. Di fianco a lui, sulla sinistra, un tavolo, ricoperto da un drappo, che reca dipinto lo stemma della città, sul quale è appoggiato un volume con titolo sul taglio. Sulla destra sono dipinti, in primo piano due uomini con barba e turbante sul capo, il primo seduto, il secondo seminginocchiato. Dietro di loro altre tra figure stanti: da sinistra a destra, un giovane, un a donna dal capo velato con un bambino in braccio, e un uomo barbato con turbante. Sulla destra, un tendone incornicia la scena, mentre sulla sinistra è accennato un grosso pilastro. Sullo sfondo si intravede una collina con castello alla sommità, un obelisco a sinistra, e ampio brano di cielo con nubi, in alto, dalle quali si affacciano figure angeliche. Il dipinto è collocato entro una cornice di profilo e luce centinata, in legno intagliato e dorato, modinata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Grassi Giovanni Battista (1685 Ca./ Post 1760)
  • LOCALIZZAZIONE Chivasso (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu donato dalla città di Chivasso alla confraternita perché fosse collocato sull'altare della chiesa della Madonna degli Angeli destinato al comune: "à spese di questa città si farà fare tal quadro rapresentante detto Beato Angello...coll'apposizione delle armi gentilizie d'essa" (cfr. Libro delle Reformazioni, 1743, foll. 144-145). La città intese onorare e invocare la protezione del beato Carletti, cittadino e protettore di Chivasso (Chivasso, 1411?-Cuneo 1495) che venne ritratto con a fianco la "Summa Angelica" da lui stesso scritta, e stampata a Chivasso, presso Giacobino da Suigo di San Germano, nel 1486. Per la fattura dell'opera vennero stanziate L. 150 (cfr. "Libro delle Reformazioni", 1744, fol. 100) e il dipinto venne commissionato a Giovanni Battista Grassi (ibidem, 1745, fol. 90), pittore che in quegli anni ebbe l'incarico di eseguire altri dipinti per la confraternita. L'anno di esecuzione, tuttavia, non è certo: la data 1749, letta nella schedatura, promossa dagli uffici competenti del Piemonte, del 7 dicembre 1968 da Carlo Caramellino non è più leggibile a causa delle cattive condizioni della tela. Al Grassi vennero pagate L. 75 nel 1745 (Libro delle Reformazioni, 1745, fol. 90), ma il pittore non dovette consegnare il dipinto con sollecitudine, come si deduce da una breve lettera, senza data, trovata tra le carte della confraternita, con cui si accompagna il quadro: "Rimando a V. S. il velo unitamente alla plancia dell'Angelo Custode e del Beato Angelo da Chivasso, la mia tarderia proviene da quella del pittore occupato in altri lavori non meno urgenti". Inoltre, in una note delle fatture al 1750, sono segnate L. 1.0.0. per ferri ed anelli per il quadro del beato Angelo; nel "Libro delle ragioni...del Monte di Pietà" al 1753 è annotato il pagamento per aver piantato "li polici" al quadro /scaricamento, fol. 159) ed il dipinto non è citato nell'Inventario del 1751. Il Borla (G. Borla, Memorie Istorico-cronologiche della città di Chivasso, s.d., vol. I, p. 428) scrive che il quadro subì un restauro nel 1771, essendo stato danneggiato nel 1762 da un fulmine abbattutosi sul campanile e sulla parte destra della chiesa. La cornice del dipinto venne commissionata e pagata dalla città di Chivasso, inisieme a sei candelieri per l'altare del Santo, nel 1753 (cfr. "Libro delle Reformazioni", 1753, foll. 30, 83). Giovanni Battista Grassi iniziò la sua attività per la confraternita del Gesù verso il 1740, per terminarla nel 1757 circa. Le notizie sul pittore sono discordanti: negli atti di capitolazione con la confraternita è detto "milanese abitante in Caluso"; Francesco Bartoli (F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture che ornano le chiese e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia, Venezia, 1776, vol. 1, p. 96) lo dice torinese e il Borla (G. Borla, Memorie Istorico-cronologiche della città di Chivasso, s.d., vol. I, p. 423) scrive "Pittore Grassis di Varallo". Nei documenti della confraternita il pittore è sempre citato come Grassis, mentre nei documenti relativi ai pagamenti per i lavori al castello di Rivoli riportano "Grassi" (cfr. A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino, 1966, vol. II, p. 540). La documentazione reperita sull'attività del Grassi a Chivasso permette di completare quella raccolta da Alessandro Baudi di Vesme, costituita dai conti per le spese sostenute nella decorazione del castello di Rivoli, dove il pittore risulta attivo dal 1716 al 1733 per aggiustare, ingrandire e "lavare" quadri. Il dipinto del pittore Grassi è ricordato anche in C. Mossetti, L'intervento di Vittone a Chivasso dai registri di una confraternita, in "Ricerche di Storia dell'arte", n. 10, Roma, 1980, pp. 108-109
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100018123
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Regione Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI tavolo/ sul volume - ANGELIC - lettere capitali - a pennello - latino
  • STEMMI in basso/ a sinistra - comunale - Stemma - Chivasso - Troncato/ [Lo stemma non è ulteriormente leggibile dalla fotografia]/ Entro cartiglio/ cimato da corona di città
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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