Cristina di Francia chiede la grazia a San Francesco di Paola

dipinto,

La regina con manto azzurro, maniche bianche, veste gialla con ombre azzurro chiaro. Damigella in secondo piano in veste bianca e sopraveste rosa. L'uomo armato in primo piano con veste bianca e mantello rosso è bilnciato a sinistra da due angioletti con vesti l'uno bianna e l'altro rossa. L'uomo a destra in secondo piano col capo a turbante bianco tiene in braccio un cagnolino bianco. Uno scorcio architettonico con alberi e cielo azzurro chiaro, quasi da fondale teatrale, racchiude ancora la figura a sinistra del santo e dei frati in saio francescano. Due cherubini in alto reggono uno scettro ed una corona

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Dauphin Charles-claude (1620/ 1677)
  • LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Dauphin fu priore nel 1655 alla Compagnia di S. Luca, come Giovanni Carlone e i Recchi, e da qui è documentata la sua presenza a Torino. Il quadro documentato al 1664 fu commesso da Madama Reale insieme agli altri due. L'identificazione più comune vedrebbe nella figura centrale M. Cristinma di Francia, figlia di Enrico IV e di Maria de Medici, sposata il 10/ 2/ 1619 al Duca Vittorio Amedeo I di Savoia che, non riuscendo ad avere prole maschile, chiede la grazia a S. Francesco da Paolo, al quale, esaudita, fa erigere la chiesa. Secondo de Rossi e Casalis vi dipinse anvece Luigia di Savoia, moglie di Carlo conte di Angouleme, che fu poi esaudita con la nascita di Francesco I. Entrambe sono francesi, mancando una documentazione storica precisa, si può osservare comunque che la donna ha nelle vesti i colori di Francia e che nella veste del soldato a destra e neoi drappi degli angioletti a sinistra sono i colori dei Savoia. Di chiara impostazione francese, ancora memore del Vouet, come sottolinea la Griseri, Il Fèlibien, che lo chiamava Charles d'Offin Lorrain, cita che abbia frequentato l'atelier parigino del Vouet, sia a Parigi che a Roma. I felici accostamenti di colori, soprattutto nel gruppo delle tre donne e degli angeli, conferiscono al quadro ottimamente modellato, una reale consistenta pittorica (V. VIALE, La pittura in Piemonte nel'700, in "Rivista di Torino" n. 6, Torino 1942). Secondo Bernardi (M. BERNARDI, Capolavori d'arte in Piemonte, Torino 1961, p. 142), l'artista godette larga fama di ritrattista non solo in Piemonte, ma anchea Parigi. Il pittore dimostra con gli effetti chiaroscurali vivacissimi che spezzano le linee rigide dell'architettura, il legame con le pitture francesi e nei ritmi larghi e solenni e nelle allegoriche e ricercate maniere, il suo inserimento nella corrente che risponde al gusto ed alle esigenze del tempo. L'opera è stato oggetto di restauro, eseguito in occasione della mostra sul barocco piemontese tenutasi a Torino il 1963, eseguito dal Laboratorio Nicola, Aramengo d'Asti (29/11/ 1973). Motivi del restauro: inarimento e rilascimento delle tele, scrostature di colore, inefficienza dei telai, sudiciume, vecchi restauri e stuccature alterati. Procedimenti di restauri: protezine mediante plastificanti e carta della superficie pittorica, consolidamento del colore; doppia foderatira con tela di canapa e applicazione a telai interinali per le opere di pulitura, revisione e rimozione dei vecchi restauri; revisione e rifacimento delle stuccature. Applicazione a nuovi telai a crociera con chiodi di spansine. Pulitura definitiva e restauro pittorico integrativo. Verniciatura. Per la bibliografia si veda: L. CIBRARIO, Storia di Torino, Torino 1846, p. 524; C. DE ROSSI, Nuova guida della cirttà di Torino, Torino 1781, p. 40; A. BOSIO, La reale chiesa di S. Francesco da Paola e le sue nuove pitture, Torino 1858, p. 8; G. CASALIS, Dizinario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1833, vol. XXI, p. 536; L. MALLE' , Le arti figurative in Piemonte dal sec. XVII al sec. XIX, Torino 1974, V. II., p. 64; F. BARTOLI, Notizia delle pitture, sculture e architetture che ornano le chiese e gli altri luoghgi pubblici di tutte le più rinomate città d'Italia, Venezia 1776, p. 25; M. PAROLETTI, Turin à la portée de l'etranger, Torino 1826, p. 87; P. BARICCO, Torino descritta, Torino 1869, p. 189; G. M. BRIOLO, Nuova guida dei forestieri per la reale città di Torino, Torino 1822, p. 121; G. G. CRAVERI, Guida dei forestieri per la Reale città di Torino, Torino 1753, p. 52; L. TAMBURINI, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino 1968, p. 144; A. GRISERI, Pittura in V. VIALE (a cura di), Il Barocco piemontese, catalogo della mostra, Torino 1963, p. 64, tav. 26; FELIBIEN, Entretiens sur les vies des plus excellents peintres, Trevoux 1725, T. III, p. 400; A. BAUDI DI VESME, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino 1968, V. II, pp. 395-398; C. ZOPPI, Pittura sec. XVII. I pittori Dauphin e Dufour, Tesi di Laurea presso la Facoltà di Magistero di Torino
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100011621
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Torino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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