Architetture rurali in pietra a secco. Pajarune de Puzzu Mauru

XXI

Vincenzo Verardi discorre di pajaroni che erano diffusi nel territorio di Presicce: architetture in muretti a secco di enormi dimensioni rispetto alle modeste pajare. Affiorano le memorie d'infanzia quando Vincenzo, così come la maggior parte della popolazione, andava #a fore alle fiche# (tradotto letteralmente “in campagna ai fichi); la consuetudine contadina voleva che la gente si trasferisse dal mese di giugno fino alla fine di settembre in campagna per la raccolta dei fichi che rappresentava un tassello fondamentale per la sussitenza di intere famiglie. Allora non c’erano automobili, perciò la famiglia caricava tutto l’occorrente (materassi, pentole, ecc.) sui traini per trasferirsi in campagna. Dice Vincenzo: «Qua erano i famosi “Sei mesi comu vole Diu e sei mesi fazza a Diu”, mi diceva mio padre. Cioè era un proverbio proprio tipico dei leccesi. “Sei mesi comu vole Diu” se ti fa crescere le cose, tu pianti, fai,… e sei mesi fazza a Diu che ti devi arrangiare.” (…) Questa era la mentalità del contadino.» Oltre ai fichi, si raccoglievano anche mandorle e noci poiché si facevano le provviste per l’inverno

  • OGGETTO architetture rurali in pietra a secco. pajarune de puzzu mauru
  • CLASSIFICAZIONE LETTERATURA ORALE NON FORMALIZZATA
  • LOCALIZZAZIONE Presicce-acquarica (LE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il legame antico e profondo tra l’uomo e il territorio si è concretizzato in forme di tipo “vernacolare”, frutto di una tecnica costruttiva tramandata per secoli di generazione in generazione. La pietra ha recuperato un ruolo attivo e funzionale: da ostacolo alla produttività è divenuta risorsa utile per recingere fondi, proteggere colture, costruire ripari per l’uomo e recinti per il bestiame. I lavoratori della terra sono stati dei veri e propri “poeti della pietra” perché hanno scritto e riscritto lo spazio rurale. (BIBR: RUPPI, 2017, p.123) Una tecnica edilizia che si basa sul sistema a tholos, ovvero sul principio della sovrapposizione di anelli concentrici di conci o pietrame informe, allettati a secco su piani orizzontali progressivamente aggettanti all’interno e chiusi in chiave da una lastra di pietra più grossa. La maggior parte delle odierne costruzioni trulliformi in pietra a secco non risale ad epoche remote, bensì si datano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento; la tecnica di costruzione elaborata a “secco” senza alcun legante e la materia prima non lo consentono. (BIBR: COSTANTINI, 2017, p. 17-20)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Modulo informativo
  • AUTORE DELLA FOTOGRAFIA Ricchiuto, Ornella
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 16-ICCD_MODI_9801022490861
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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