Memorie sul cibo. Giuseppina Tizzani: #raffiuoli# e strutture di parentela

XXI

Molto tempo fa c'era una classifica, cioè ogni ruolo era ricoperto da una persona in base al grado di parentela con lo sposo o la sposa, quindi rompere le uova toccava alla prima zia, fare la forma toccava all'altra zia. Sono dei ruoli già predestinati! Un anno è capitato che la zia che doveva arrotolarli non riusciva a farli restare chiusi e quindi come li buttavamo nell'acqua “si aprivano le gambe”, cioè invece di essere rotondi si aprivano. Questa zia l'abbiamo spostata alla lessatura ma quando (i raffiuoli) si buttano nell'acqua devono risalire subito da soli […] questa zia […] dato che non salivano, è andata con la #cucchiarella# (mestolo di legno) e li ha rovinati, perché toccarli significa rovinarli. Insomma ne ha rovinati una ventina che non sapeva arrotolare, una ventina che non sapeva lessare, ad un certo punto con la massima educazione l'abbiamo messa ad imbustare perché era l'unica cosa che poteva fare, nemmeno le uova era compito suo romperle, ne rompeva due alla volta, invece si rompono uno alla volta e nelle ciotoline, in modo tale che se qualcuno è guasto ne butti uno solo. Quella ne rompeva due alla volta e ne buttava due non uno. Quando si iniziano a fare i #raffiuoli# le prime uova le devono rompere gli sposi e si cerca di fargli scegliere delle uova dalla massa […] perché se l'uovo non è buono non è buon segno e se si vuole fare uno scherzo di cattivo gusto allora si lascia scegliere dal gruppo delle uova, ma in genere per evitare delusioni, per evitare contrasti, cerco sempre di prendere le uova della giornata e metterle da parte, così si va sul sicuro. […] Le uova al 99% vengono offerte, non esiste una famiglia che ti da le uova e viene pagata […] e in cambio si offre qualche #raffiuolo# in più. Il #raffiuolo# viene mangiato caldo, tagliato con il coltello altrimenti perde il gusto, rotto, sgranato, mangiato caldo e accompagnato da un bel bicchiere di vino freddo

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