Palazzo Prignano

Lucera, 1807/00/00 -

Nel disegno della pianta di Lucera eseguito nel 1813 da Gaetano Carrara, il palazzo abbraccia tutto il fabbricato allineato sulla piazzetta Giuseppe Ar e si estende in parte anche su via Prignano; forma una L e include anche la parte di fabbricato attualmente diruto (già dei Candida Mazzaccara). Il lato destro del palazzo (in via Carlo e Mario Prignano) presenta un rincalzo murario, a mo' di contrafforte, realizzato in passato per rinforzare la costruzione. Attraverso l’androne coperto con una volta a botte a sesto ribassato unghiata su peducci si raggiunge il giardino che si estendeva fino alla retrosante Via Torretta e la scala di accesso ai piani superiori posta trasversalmente all’accesso e preceduta da un arco a sesto ribassato in pietra. E’ coperta con volte a crociera in laterizio, facciavista o intonacate. Lungo la scalinata, sporgenti dalle pareti, si ammirano eleganti profili di giovani, scolpiti in foggia classica. Il fronte principale piega leggermente: al piano terra con rivestimento faccia vista in laterizio e cantonali a blocchi regolari in pietra, sono presenti due portali con arco a tutto sesto realizzati con blocchi di pietra regolari ed alcune aperture quadrate con cornice modanata; al piano superiore, intonacato, è presente un balcone con soglia modanata su mensole decorate in pietra e finestre e porte-finestre con cornice lineare e trabeazione modanata. Nella biblioteca, con volta a cielo di carrozza e nello studio, tra numerose testimonianze che illustrano i meriti della famiglia, si ritrovano le immagini di alcuni antenati. Nell'atrio, dove si aprivano la cantina e la rimessa, non mancava il pozzo, a cui si poteva attingere anche dell'interno della grande casa. Nella saletta d'ingresso risalta lo stemma nobiliare della famiglia, eseguito dal pittore Giuseppe Ar: si tratta di un’aquila ad ali spiegate, con due bandierine laterali e, al margine, la leggenda FRANGAR NON FLECTAR (Mi spezzo, ma non mi piego). Nello studio il soffitto a grandi cassettoni è decorato a stucchi; a cassettoni in legno policromo è anche il soffitto della stanza adiacente, nel quale campeggia un grande stemma inquartato con le insegne delle varie ascendenze; ancora un grande stemma su legno, riproducente bandiere crociate, fu donato da Marcello Prignano al locale Museo

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