Elmo in bronzo. Calotta a profilo arcuato, distinta da una carena dalla parte inferiore, che include il paranuca, di media altezza e sagomato alla base, la zona laterale in corrispondenza dell’orecchio, profondamente insellata, e quella frontale, contrassegnata al centro da una punta rivolta verso l’alto; per contro, il margine inferiore della stessa zona anteriore, rafforzato dall’applicazione di una fascetta oggi incompleta ma in origine estesa da una paragnatide all’altra, è mosso da una piccola punta verso il basso, in corrispondenza del naso. Ad entrambi i lati è applicato un complesso, inedito e molto interessante insieme di lamine, che formano sia le paragnatidi mobili che la coppia di “alette”. Ognuna di queste ultime è costituita da una lamina sagomata, ripiegata alla base ad U in modo da avvolgere il margine dell’elmo, cui è issato da tre chiodini; nel punto di piegatura è stato lasciato lo spazio per l’inserimento del perno che impegna la sottostante paragnatide, di piccole dimensioni ed a proilo circolare, incernierata tramite una coppia di incavi e corrispondenti sporgenze. A sua volta, questa è formata dall’assemblaggio di due elementi: una lamina traforata dall’aspetto di una ruota a quattro raggi (una croce iscritta in una circonferenza) prolungantesi in alto nella placchetta rettangolare che, avvolta su se stessa, costituisce la metà inferiore della cerniera (anche qui è stato posto un chiodino), ed un disco, issato al centro della croce, che fa da sfondo alla ruota. La “vera” paragnatide è insomma rappresentata dall’esile lamina traforata e non dal disco retrostante. Al centro della calotta, dalla nuca verso la fronte, è saldato in due punti un lungo lophos a forma di serpente avvolto in spire; il muso è dotato di una piccola cresta. Nel punto più elevato si nota un chiodino spezzato che doveva issare un ulteriore elemento decorativo, probabilmente una coppia di alette destinate a conferirgli l’aspetto di un drago