NECROPOLI DI CHIAVARI (area ad uso funerario necropoli)

Chiavari,

La necropoli ad incinerazione di Chiavari, scoperta scavata e parzialmente edita da Nino Lamboglia tra gli anni 1960 e 1969, è uno dei contesti più rilevanti dell'età del Ferro in Italia. Si tratta della più ampia e antica testimonianza archeologica del popolo preromano dei Liguri individuata nella Regione. Lo spazio occupato dal sepolcreto è maggiore di quello effettivamente indagato dagli scavi. L'impianto monumentale della necropoli si articolava in recinti quadrangolari o circolari di lastre di ardesia, al cui interno erano le tombe a cassetta, anch'esse di ardesia. I recinti erano aggregati in tre gruppi, forse corrispondenti a diversi clan. Nello spazio tra due di essi sono emerse le tracce dei roghi funebri. Le cassette contenevano le urne cinerarie, dentro le quali erano le ceneri dei defunti e gli oggetti di corredo, diversi ed emblematici a seconda del sesso e del censo, nonché recipienti per libagioni. L'analisi dei copiosi materiali della necropoli suggerisce che il gruppo umano insediato a Chiavari, appartenente alla tribù ligure dei Tigullii, disponesse di un’articolazione sociale evoluta e godesse di una certa prosperità. Questa è evidenziata in particolare dai numerosi manufatti in bronzo e in ferro dei corredi tombali e forse è conseguenza delle attività di scambio, sollecitate verosimilmente dallo sfruttamento dei giacimenti cupriferi locali, con i mercanti Etruschi e Greci, attivi lungo le rotte che costeggiavano la Liguria

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