Proprietà ex-Piacentini (sito pluristratificato)

Montegrotto Terme, post 1350 a.C - ante 1400 d.C

Dopo il rinvenimento, nel 1988 in aratura, di materiali riferibili ad una sottopreparazione pavimentale (che si sarebbe poi rivelata essere quella dell'ambiente principale di tutto il complesso), la Soprintendenza fece eseguire delle prospezioni georadar e tre successive campagne di scavo (1989, 1990 e 1992) che confermarono l'eccezionalità della scoperta e portarono nel 1995 al vincolo dell'area. Dal 2001 al 2012 l'area fu indagata dall'Università di Padova. Il focus principale del sito è una sontuosa villa costruita agli inizi del I sec d.C. e sopravvissuta con opere di rifacimento di alcuni ambienti fino al IV sec d.C., ma l'area presenta tracce di frequentazione risalenti all'età del Rame e poi a quella del Bronzo recente e finale e dopo l'abbandono della villa fu reinsediata dall'VIII al XIV sec d.C. Le più antiche tracce della presenza umana nell'area ex Piacentini risalgono alla piena età del Rame (tra 2900 e 2500 a.C.), periodo a cui si data uno strato ricco di carboni interpretato come l'esito delle operazioni di slash and burn con le quali si guadagnavano ad uso agricolo e pastorizio i terreni coperti dalla vegetazione. Alcune punte di freccia di qualche secolo più recenti trovate nel terreno rimaneggiato per la edificazione della villa indicano forse una frequentazione di un'area che alla fine dell'età del Rame era tornata ad essere vegetata. Le prime tracce di un insediamento stabile risalgono invece all'età del Bronzo recente e finale, momento in cui vengono impiantate delle strutture (che si possono intuire da alcune buche di palo risparmiate dalla successiva edificazione di epoca romana) forse abitative. All'inizio del I sec d.C. l'area viene completamente livellata e vengono stesi potenti riporti di argilla isolante alternati a livelli di pazzame lapideo a scopo drenante. La villa presenta uno schema unitario fin dalla prima edificazione con due quartieri residenziali (settentrionale ed orientale) e due (o forse tre) aree scoperte; dei due quartieri residenziali quello settentrionale era di sicuro quello principale: esso si affacciava, a sud, su una corte centrale scoperta circondata da un quadriportico. Il portico meridionale della corte confinava a sud con un lungo corridoio a nicchie affacciato a sua volta su un'area scoperta meridionale, più larga della precedente, terminante a sud con un esedra al cui interno c'era un edificio rettangolare. Sull'angolo nord orientale di questa seconda area scoperta, immediatamente a nord del corridoio, si trovava il quartiere residenziale orientale. Sebbene non sia stato possibile scavare a nord del nucleo residenziale settentrionale, le indagini magnetometriche farebbero presupporre che questo si affacciasse su una terza area aperta larga quanto quella meridionale. Il complesso architettonico risulta quindi costruito su un alternanza di aree scoperte ed aree edificate che doveva assicurare un indubbio valore scenografico: importante da questo punto di vista è anche la sua notevole simmetria ed assialità. Il fulcro del quartiere residenziale settentrionale è la grande sala di rappresentanza a tre navate pavimentata in opus sectile con lastrine bianche e nere a formare una pregevole decorazione geometrica: accessibile su entrambi i lati lunghi attraverso due corridoi ai suoi lati si distribuivano due serie di vani pavimentati in tessellato (tra i quali notevole un piccolo ambiente ad ovest con un motivo “a zampe di gallina”) e in un caso in opus sectile policromo (sempre sul lato occidentale). Il quartiere residenziale orientale è risultato più pesantemente danneggiato dalle operazioni di livellamento successive all'abbandono della villa e conserva le preparazione pavimentali di soli due ambienti, senza peraltro poter avanzare alcuna ipotesi sul tipo di rivestimento. In base alla planimetria dell'insieme si può ragionevolmente parlare di un secondo grande ambiente di rappresentanza aperto a sud sul corridoio a nicchie e probabilmente dotato di un'elaborata copertura a giudicare dai contrafforti di cui sono dotati i muri esterni, di un triclinio e di alcuni ambienti di servizio. Lo scavo evidenzia periodici interventi edilizi fino al II sec d.C.: questi vanno dall'ordinaria manutenzione, che sembra maggiormente caratterizzare il complesso architettonico settentrionale, ad interventi più invasivi, come lungo il perimetro esterno del complesso residenziale orientale. Un rimaneggiamento strutturale di una certa consistenza del margine nord-occidentale del complesso architettonico settentrionale si data al III-IV sec. Con il IV sec la villa viene poi abbandonata. Lo studio su intonaci, lastrine marmoree, lacerti musivi e frammenti di elementi architettonici trovati durante lo scavo ha permesso di ricostruire un quadro di notevole eleganza e pregio decorativo, che mette la villa sullo stesso piano delle coeve dimore centro-italiche e vesuviane. L'area risulta occupata nuovamente tra VIII e IX sec d.C. con un piccolo villaggio di capanne che sfruttano muri ancora esistenti in alzato e riutilizzano l'abbondante materiale da costruzione di cui tutta l'area doveva essere piena. Associata al villaggio si è pure rinvenuta una necropoli caratterizzata da tombe molto povere e prive di corredo. Nel X-XI sec l'area viene nuovamente livellata, abbattendo tutti i muri rimasti in piedi e stendendo un riporto areale di terreno, e bonificata attraverso l'escavo di canali per impiantare un villaggio più strutturato. Questo aveva il suo fulcro in un edificio rettangolare caratterizzato da uno zoccolo in muratura ed alzato in materiale deperibile nei cui pressi sorgevano le capanne. L'edificio viene ampliato tra l'XI e la prima metà del XII sec con l'aggiunta di almeno un piano ed al suo interno vengono attivati un silos per alimenti ed un grosso focolare. Analisi micromorfologiche attestano per le aree esterne attività produttive specifiche tra cui quella di stoccaggio di concimi animali. Le strutture vengono dismesse nel XIV sec e l'area è definitivamente abbandonata

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