Porto di Moniga (insediamento insediamento palafitticolo)

Moniga Del Garda,

Già segnalata nel 1979 per recuperi subacquei effettuati da clandestini, la palafitta è stata oggetto di un’attività di ricognizione archeologica subacquea nel 1981 (E. Pia). L’anno successivo E. Pia ha effettuato una vera e propria campagna di scavi. Le operazioni si sono concentrate su un’area di m 16x16 lavorando con una griglia di quadrati. In quella occasione furono asportati i materiali della parte più alta dell’insediamento, costituita da pietre (dimensioni 10-15 cm) tra cui si trovano numerosi frammenti ceramici e silicei affondati nella sabbia lacustre. I pali, che non emergevano dalle sabbie, risultavano molto erosi e con superficie piatta e talora erano coperti dalle pietre, spostate dal moto ondoso. Un successivo intervento di rilievo fu condotto nel 1989 (Kyrenia): in quella occasione fu individuato un palo a circa 90 m dalla riva. Nel 2004 sono state condotte nuove indagini subacquee che hanno permesso di circoscrivere alcune aree con pali e frammenti ceramici (Metamauco). I materiali recuperati si riferiscono a tutta l’antica e la media età del Bronzo, anche se paiono meglio documentate le fasi BA IA, BA IB, BM I e BM IIA (De Marinis 2000, 166). Nel corso delle indagini del 1981 furono effettuate analisi archeobotaniche. A Moniga sono documentate l’agricoltura, basata su triticum aestivo-compactum, e la raccolta di semi e frutti spontanei (corniolo, nocciolo, mora, fragola, ghiande di rovere, vinaccioli di vite, mela selvatica). Semi di erbe di prato testimoniano la presenza di aree aperte nel consorzio boschivo composto da rovere, corniolo e frassino. I materiali recuperati durante le ricerche del 1981 sono conservati presso il Civico Museo di Storia Naturale di Brescia, mentre quelli frutto di raccolte subacquee non autorizzate sono custoditi presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (sequestro E. Garro)

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