La ceramica a figure rosse
L’invenzione della tecnica a figure rosse andò ad arricchire l’operosità dei ceramografi attici; infatti, molti di essi continuarono a dipingere utilizzando la vecchia maniera – quella a figure nere – per ancora diverso tempo. Il procedimento per la realizzazione di ceramiche con la tecnica a figure rosse è analogo a quello delle figure nere: le due tecniche si differenziano per una caratteristica sostanziale: vi è infatti un’inversione cromatica. In questo caso, il fondo viene riempito con una vernice nera mentre le figure che animano le scene, sono rosse – il colore dell’argilla. Inoltre, i particolari non sono più incisi con una punta metallica ma realizzati con il pennello. Il nuovo modo di operare permise la realizzazione di immagini più particolareggiate e ricche di dettagli, soprattutto anatomici; infatti i pittori riuscirono ad approfondire lo studio e la figurazione del corpo umano.
Catalogo Generale dei Beni Culturali
Autore non identificato, Cratere a colonnette, 440 a.C - 430 a.C, ceramica attica a figure rosse, Museo Archeologico Provinciale "F. Ribezzo", 1600092731
dal Catalogo
Tra il 475 e il 450 a.C. le richieste provenienti dalla Magna Grecia aumentano notevolmente e numerosi manufatti risalenti a questo periodo sono stati ritrovati nella Puglia anellenica. Le ceramiche attiche oggi custodite presso collezioni e musei pugliesi, sono state rinvenute negli antichi luoghi di culto oppure presso necropoli e tombe: sono proprio i contesti funerari a raccontare – attraverso le splendide decorazioni delle ceramiche rinvenute – la vita e il livello culturale raggiunto da queste antiche civiltà. Infatti, le immagini dovevano narrare la condizione del defunto; per questo motivo si trovano scene mitologiche alternate a immagini di simposi e ambientazioni dionisiache.
Splendido l’oinochoe a bocca trilobata rinvenuto a Mesagne (BR), dove sono raffigurate figure maschili e femminili, attribuito alla cerchia del pittore di Meidias.
Presso il Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi, sono conservati diversi manufatti a figure rosse di straordinaria bellezza. Tra questi, vi è il cratere a colonnette decorato con il mito di Trittolemo, leggendario re di Eleusi – realizzato tra il 440 e il 430 a.C. La figura di Trittolemo è legata alla dea Demetra: grazie alla divinità, infatti, girò il mondo su un carro trainato da draghi alati per insegnare agli uomini a piantare e mietere il grano. Sul cratere di Brindisi, Demetra è raffigurata nell’atto di compiere una libagione, mentre Kore assiste alla scena.
Suonatrici di aulos, satiri danzanti, menadi e uomini barbati decorano altri crateri conservati a Brindisi, si tratta di una collezione di particolare attenzione, intitolata all’archeologo Francesco Ribezzo (1875-1952).
Su un cratere a campana rinvenuto a Monopoli, è stata rappresentata una scena atletica: figure virili con himation sono contrapposte alla figurazione di un discobolo.
Anche lékythoi e skyphoi sono forme vascolari impiegate per la tecnica a figure rosse: lo skyphos rinvenuto a Mesagne – di collezione privata – risale al primo quarto del V secolo a.C., è decorato con una civetta tra rami di alloro.
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Barletta - Castello, Museo Civico, Pittore di Amykos, cratere a campana a figure rosse in corteo di satiri menadi e bardofori, 1935, gelatina ai sali d'argento, MPI152540
Fondo MPI, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Barletta - Castello, Museo Civico, Pittore di Amykos, cratere a campana a figure rosse in corteo di satiri menadi e bardofori, 1935, gelatina ai sali d'argento, MPI152538
G. Bejor, M. Castoldi, C. Lambrugo, Arte greca. Dal decimo al primo secolo a.C., 2008
Claudia Lucchese, La Puglia centrale. Dall'età del Bronzo all'alto Medioevo. Archeologia e storia.Atti del Convegno di Studi (Bari, 15-16 giugno 2009), Roma, 2010
Katia Mannino, Le importazioni attiche in Puglia nel V secolo a.C., Ostraka. Rivista di antichità. Anno VI, n.2, Napoli, 1997