La ceramica a figure nere

a cura di Dalila Segoni, pubblicato il 28/01/2022

A partire dal 625 a.C., la tecnica pittorica a figure nere incomincia ad essere utilizzata dai ceramografi ateniesi, seguendo l’esempio e gli insegnamenti provenienti dal quartiere ceramico di Corinto – importante centro di produzione ellenico.

Solamente nella seconda metà del VI secolo a.C., la produzione di ceramiche attiche a figure nere è al culmine della produzione e gli scambi commerciali che le riguardano sono notevoli.

 

Per la creazione di questi particolari manufatti, era necessario un procedimento lungo e impegnativo: innanzi tutto bisognava plasmare il vaso con l’argilla, fatto essiccare e successivamente levigata la sua superficie. In un secondo momento, il vaso veniva immerso in un bagno di colore ocra, che metteva in risalto il colore rosso della superficie. Per decorare la superficie del vaso, era fondamentale incidere con una punta metallica i contorni delle figure, che a seguire sarebbero stati campiti con la vernice nera - una miscela di argilla liquida e ossidi di ferro. Per la realizzazione dei particolari invece, era basilare l’utilizzo di oggetti appuntiti che avrebbero permesso l’incisione sulla superficie delle figure nere: in questo modo, sarebbe emerso il colore del fondo. Infine, il procedimento si concludeva con la cottura del vaso; è proprio in questo momento che gli ossidi ferrosi, a contatto con il calore, si sarebbero trasformati in vernice nera lucida.

Fabrizio Garrisi, Museo Archeologico di Bari. Cratere attico a colonnette, da Rutigliano, 550-500 a.C. Atena armata sale su una quadriga preceduta da Ermes e accompagnata da Dioniso e Eracle, fotografia digitale, 2021 Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Fabrizio Garrisi, Museo Archeologico di Bari. Cratere attico a colonnette, da Rutigliano, 550-500 a.C. Atena armata sale su una quadriga preceduta da Ermes e accompagnata da Dioniso e Eracle, fotografia digitale, 2021

dal Catalogo

Sulla ceramica attica a figure nere rinvenuta in Puglia, è possibile rintracciare una pluralità di soggetti: si va dalle scene mitologiche a quelle con richiami dionisiaci; non mancano ambientazioni musicali, gare atletiche e rituali.

 

Di peculiare bellezza è l’anfora panatenaica conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. La particolarità di questa tipologia vascolare è il motivo della sua realizzazione: le anfore panatenaiche infatti, venivano realizzate per contenere l’olio sacro vinto dagli atleti che gareggiavano ai giochi panatenaici. Così come nel manufatto conservato a Taranto, le anfore panatenaiche sono caratterizzate per essere decorate con la raffigurazione di Atena Promachos di profilo con lo scudo decorato su di un lato; mentre sulla parte opposta, vi era dipinta la specialità in cui si era distinto l’atleta. Nell’anfora conservata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, troviamo raffigurati due lottatori tra giudici ammantati.

 

L’anfora conservata al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, attribuita alla cerchia del pittore di Edimburgo, rappresenta invece su di un lato Apollo che suona la lira accompagnato da una figura femminile e un cerbiatto; mentre sulla parte opposta, una figura virile danza sulle note di una suonatrice di flauto.

 

Presso il Museo Archeologico Provinciale "F. Ribezzo" di Brindisi sono conservate due lékythoi di straordinaria bellezza: una è decorata con una quadriga con figure femminili mentre la seconda è ornata da una scena in cui Dioniso è affiancato da menadi e satiri danzanti.

 

Tralci di edera, cortei giocosi di menadi e satiri, skyphoi decorati con leoni tra palmette, lékythos istoriato con la scena di Teseo che uccide il Minotauro. Sono solo alcuni esempi delle incredibili rappresentazioni realizzate sugli splendidi manufatti pugliesi; testimoni della sapiente capacità dei pittori ellenici.

Bibliografia

G. Bejor, M. Castoldi, C. Lambrugo, Arte greca. Dal decimo al primo secolo a.C., 2008

Claudia Lucchese, L'importazione della ceramica attica, La Puglia centrale. Dall'età del Bronzo all'alto Medioevo. Archeologia e storia. Atti del Convegni di Studi (Bari, 15-16 giugno 2009), Roma, 2010

Katia Mannino, Le importazioni attiche in Puglia nel V secolo a.C., Ostraka. Rivista di antichità. Anno VI, n.2, Napoli, 1997