Castello Normanno di Gioia del Colle
Il castello, simbolo di Gioia del Colle e suggestivo scenario spesso adottato nella produzione cinematografica, venne eretto presumibilmente in epoca bizantina, ma è doveroso specificare che ad oggi ancora scarseggiano soddisfacenti testimonianze documentali che ne proverebbero la fondazione in questo periodo; più consistenti invece le notizie sullo sviluppo normanno della fortilizio e non mancano di certo tracce sui successivi progressi architettonici sotto il dominio svevo. La fondazione prenormanna sembra essere una costruzione architettonicamente essenziale, componendosi di una torre circondata da semplici ma possenti mura perimetrali che avrebbero protetto la cittadinanza durante le irruzioni nemiche. Fu nel XII secolo che la modesta struttura difensiva venne rinnovata e trasformata in dimora nobiliare per volere di Riccardo Siniscalco, appartenente alla famiglia degli Altavilla: tra gli interventi, di particolare importanza risulta essere l'ampliamento de cortile e, soprattutto, la costruzione del grande mastio a pianta quadrata oggi conosciuta come Torre De' Rossi; successivamente, Ruggero II il Normanno aggiunse altre due torri di avvistamento, negli angoli Nord-Est e Nord-Ovest. Fu poi Federico II che, tornato dalla crociata e ricostituito il castrum di Gioia del Colle, quindi dopo il 1229, diede alla fortificazione l'aspetto tipico che ancora oggi si riconosce, innalzando un'altra torre, oggi perduta, e conferendo al castello la pianta quadrangolare con torri angolari. A questo castello è legata anche la leggenda di Bianca Lancia, moglie dall'imperatore coinvolta in una storia travagliata e dal finale, secondo alcune versioni, tragico.
Il castello passò di mano in mano nel corso dei secoli, dalla proprietà angioia a quella aragonese, fino poi agli Acquaviva all'inizio dell'Ottocento. Le continue modifiche di destinazione d'uso incisero negativamente sulla vita del castello che però, nonostante ciò rimane oggi un'importantissima testimonianaza dell'architettura militare normanno-sveva.
Nei primi anni del Novecento l'intera struttura venne acquistata dal Marchese Orazio de Luca Resta che, constatandone l'effettiva fatiscenza, ne ordinò il restauro all'architetto Angelo Pantaleo; l'intervento venne eseguito tra il 1907 e il 1909 e i lavori si protrassero fino alla Prima Guerra Mondiale. In seguito il marchese offrì in dono la proprietà al comune di Gioia del Colle; nel 1955 venne poi acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione e tra il '59 e il '74 venne sottoposto a ulteriore restauro, per poi diventare nel '77 la sede del Museo archeologico. Dal 2014 il museo viene gestito dal Polo museale della Puglia, divenuta dal 2019 Direzione Regionale Musei.
dal Catalogo
Le schede proposte in questo approfondimento offrono una panoramica degli elementi costitutivi del castello frutto dell'intervento dell'architetto Angelo Pantaleo agli inizi del Novecento.
L' architetto, spesso criticato perché non lontano dalle tentazioni del restauro cosiddetto "in stile", ha il merito di aver restituito una nuova vita alla fortezza, provata negli anni dall'incuria dei suoi proprietari e dalle diverse calamità naturali che la colpirono. Sembrava infatti impossibile riconoscervi l'imponenza e la straordinarietà di cui solitamente si rivestono le fortificazioni federiciane, un dato riscontrabile anche nelle osservazioni dello storico dell'arte tedesco Arthur Haselof che, insieme al fotografo Martin Wackernagel documentò approfonditamente le condizioni della fortezza in un progetto di ricerca (1905-1911) dedicato allo studio dei castelli federiciani nel sud Italia. In modo particolare le facciate erano state alterate da grandi porte e finestre, aperte per adibire i locali a botteghe e abitazioni, ed erano stati costruiti edifici, diventati col tempo fatiscenti, che addossandosi alla muratura ne deturpavano l'aspetto. Queste note incoraggiarono e accompagnarono il restauro finanziato dal marchese del Luca Resta che affidò il lavoro all'allora Ispettore per Monumenti e Scavi della provincia di Bari, Angelo Pantaleo. Viste le condizioni di partenza appaiono quindi giustificate le scelte dell'architetto, che operò verso lo smantellamento delle strutture "moderne" e ricostruì elementi architettonici in stile medievale, che, seppur non fedeli al reale aspetto originario per mancanza di testimonianze su cui potersi basare, riconsegnarono al castello la sua aura originaria, mettendo in evidenza anche elementi decorativi che testimonierebbero la vita del castello in epoca normanna e prenormanna L'intero lavoro di restauro, seppur discutibile per l'arbitrarietà delle importanti scelte effettuate, viene riscattato da un minuzioso lavoro di documentazione, che testimonia come l’architetto non abbia eliminato tout court le superfetazioni, ma come le abbia considerate, descrivendole, immortalandole e, quando possibile le conservandole, come testimonianza dello scorrere del tempo sul monumento che, però venne restituito alla comunità in una forma di certo più gradevole e godibile. Il diario degli interventi è consultabile preso la Biblioteca comunale di Gioia del Colle. A testimoniare l'importanza di questo intervento e delle relative scoperte in seno ad esso, è anche la teorizzazione sulle torri del castello, probabilmente quattro in epoca sveva, ma solo due sopravvissute oggi; tutte le annotazioni sono infatti verificabili e comprovabili sulla struttura odierna e costituiscono un importante tassello per lo studio del monumento. Il castello subì ulteriori danni, soprattutto con il terremoto che colpì l'area nel 1929 e comportò crolli in diversi punti. Nel 1969 un altro importante restauro venne affidato a Raffaele De Vita, il quale apportò ulteriori modifiche alla struttura.
Fondo Gabinetto Fotografico Nazionale, Archivi Fotografici ICCD
Fotografo non identificato, Gioia del Colle - Castello, 1908, gelatina ai sali d'argento/vetro, E002248
Wikipedia
Sailko, Castello Normanno di Gioia del Colle, 2016
Angelo Pantaleo, Il restauro del castello di Gioia del Colle, 1909, p.
Analisi storico-artistica su fotografie di prima e dopo il restauro, consultabile esclusivamente presso la Biblioteca Comunale di Gioia del Colle
Antonio Donvito, Il restauro del Castello di Gioia del Colle e i suoi nuclei storici, Archivio storico pugliese : organo della Società di Storia Patria per la Puglia , A. 28, fasc. 1-4, 1975 , pp. pp. 463-487 (PDF)
Bibliografia in rete
Maurizio Triggiani, Il Castello di Gioia del Colle: nuove acquisizioni alla luce della documentazione dell’arch. Angelo Pantaleo, 25/01/2022 (LINK)