insediamento sparso

Vibo Valentia, post 300 a.C - ante 1100 d.C

L’area si trova ubicata tra Punta Safò e Vibo Marina. La zona è caratterizzata da una serie di terrazzi e di piattaforme di erosione, di origine marina degradanti verso il mare. Il terrazzo con quota più bassa, che si estende con promontorio fino al castello di Bivona, è costituito da sedimenti peltici e calcareo marnosi di facies marina risalenti al Pliocene Inferiore ed è parzialmente sepolto da un’ampia conoide alluvionale del torrente Sant’Anna. L’area più bassa può essere considerata una costa sabbiosa di tipo regressivo ricoperta da depositi alluvionali dei torrenti a pattern generalmente rettilineo, provenienti dalle alture retrostanti. L’area in oggetto era conosciuta fin dai primi del Novecento quando Orsi visitò la zona fortemente indiziata in quanto prospiciente l’area dell’antico porto della città greco-romana di Hipponion-Valentia. Da notizie desumibili dai suoi taccuini si apprende che nell’area attorno al castello si nota una consistente presenza di materiale ceramico in frammenti. Tra il 1982 e il 1986 un gruppo di ricerca coordinato dalla dottoressa Iannelli ha effettuato una serie di ricognizioni topografiche che hanno confermato e puntualizzato il dato emerso dai sopralluoghi dell’Orsi. Infine, nel gennaio del 1990 la Società-Cooperativa Lerci di Roma, su richiesta della Soprintendenza Archeologica della Calabria, ha indagato la zona con metodo elettrico, geofisico e con carotaggi, confermando, in maniera più dettagliata possibile, i dati emersi dalle indagini precedenti. Nessuna delle strutture evidenziate dallo scavo era precedentemente visibile. L’US 100 del saggio 1, di settore variabile (80-100 cm) è legata alla messa in opera dell’agrumeto, essa copre una struttura con andamento lineare costruita con pietre e frammenti laterizi legati da malta, ha orientamento est-ovest ed è stata denominata USM 104. Di quest’ultima US è stato possibile evidenziare solo il limite sul lato sud-est (US 106-101) e una fase di restauro (US 104). Il saggio 3 si trova nell’agrumeto molto vicino alla strada interpoderale di accesso alla proprietà. Sul lato sud-est è stata evidenziata la parte superiore di una struttura identificata con un “voltino” databile intorno all’XI-XIII secolo. Ai lati di essa è stata accertata la presenza di alcune tombe a fossa delimitate da pietre posteriori alla costruzione del voltino. Lo scavo ha inoltre permesso d’individuare l’USM 311 orientata nord-est/sud-ovest legata all’USM 301. I due muri che formano un angolo retto sono stati ottenuti utilizzando grossi ciottoli di fiume e frammenti di laterizi legati a malta giallastra. Le USM 333-3332 sono venute alla luce in seguito all’allargamento praticato su un lato del saggio. Il pavimento 322, in fase con l’USM 317, costituiva il piano sul quale erano adagiate le UUSS 309, 310, 312, 313 e 315. Inoltre l’US 322 era stata tagliata dalla messa in opera delle USM 301-311. Nel saggio 4, a pochi centimetri dal piano di calpestio, quindi quasi affiorante, è stata indagata l’USM 402 con orientamento nord-ovest/sud est; di questa rimane l’ultimo filare di fondazione, per la fondazione di essa sono state impiegate pietre di fiume con opera messa a secco. Da notare che il muro oltrepassa i limiti del saggio. Poiché la struttura era affiorante ha subito danni legati all’intensa frequentazione agricola del sito. Ad una fase anteriore è riconducibile il pavimento 405 che sembra essere in fase con i muri USM 415-416 costruiti con pietre, frammenti laterizi legati da malta. Questi ultimi sono stati evidenziati per un allargamento sul lato nord del saggio. Nella parte centrale del saggio si è rinvenuto un muro (US 409) con andamento est-ovest in laterizi legati a malta e relativo ad una terza fase costruttiva. Nel saggio 5 sono state individuate le strutture murarie 511,503 e 506 coperte dall’US 500 riferibile alla sistemazione agricola del sito e quindi, per questo motivo piuttosto rovinate. Di esse rimane solo la fondazione ottenuta con pietre di fiume messe in opera a secco. L’USM 503 è stata identificata come una cisterna forse utilizzata come contenitore di derrate alimentari. Questa cisterna insiste su un muro (USM 505) legato ad una fase precedente e con orientamento est-ovest. La tecnica costruttiva è diversa, infatti per la sua realizzazione sono state impiegate pietre e frammenti laterizi legati da malta. L’ambiente di cui il muro faceva parte non è stato scavato in quanto è coperto dalla sezione nord del saggio. Le US 507-5121 sono forse riconducibili all’USM 513 che corre parallela all’USM 505 e vi si appoggia

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