Madonna con Bambino tra S. Pietro e S. Nicola. Madonna con Bambino
trittico
ca 1500 - ca 1524
Il trittico è composto da tre tavole ed una predella
- OGGETTO trittico
-
MATERIA E TECNICA
tavola/ pittura a olio
- AMBITO CULTURALE Ambito Lucano
- LOCALIZZAZIONE Matera (MT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera, senza dubbio tra le cose più belle presenti a Calvello, è stata commissionata da un religioso, rappresentato ai piedi della Vergine. De Bonis (De Bonis, 1982, p. 43) trascrive l'iscrizione, presente sotto l'immagine di S. Pietro, come: HOC OS F. F. DON ANT, interpretabile come Hoc o(pu)s f(ecit) f(are) Don Ant(onius). Sempre De Bonis data il trittico alla seconda metà del 1400, proponendo, se pur dubitativamente, d'identificare il pittore con Antonello da Messina o Cima da Conegliano (De Bonis, 1982, p. 43), pittori "lontani" dall'opera lucana. Egli riporta la notizia che alcuni studiosi identificherebbero il pittore o con Antonello o con Pietrafesa (proposte d'identificazioni presenti anche in Lisanti, 2003, p. 28), identificazione, la seconda, che non ritiene logica in quanto implicherebbe uno spostamento cronologico dell'opera (De Bonis, 1982, p. 43). In seguito, De Bonis afferma che l'opera è ritenuta di Simone da Firenze (De Bonis, 1996, p. 41).La questione, in realtà, era stata già risolta da Grelle, nel 1981, quando aveva ritenuto il trittico di Calvello "una debole replica" del polittico presente nella chiesa di S. Nicola a Tolve, " opera che costituisce un momento fondamentale per la penetrazione, via Napoli, di quel timbro umbro-laziale [...] attribuito a Stefano Sparano da Caiazzo, già influenzato da Andrea Sabatini da Salerno, attivo a Bella e Banzi (Grelle, 1981, p. 67; Villani, 2000, p. 167). In seguito, l'attribuzione a Stefano Sparano è stata ripresa da Masini (Masini, 1996, p. 50), confermata da Grelle, nell'edizione del 2001 (p. 354) di Arte in Basilicata (dove è presente una bella riproduzione del trittico, fig. 454), e ribadita da Cucciniello (Tardogotico e Rinascimento in Basilicata, 2002, p. 236) e nel volume su La scultura lignea in Basilicata, dove l'opera è datata agli inzi del sec. XVI (Venturoli, in Scultura lignea in Basilicata, 2004, p. 70 e p. 332).Come già detto, Stefano Sparano, pittore documentato tra il 1506 e il 1545 (Cucciniello, inTardogotico e Rinascimento in Basilicata, 2002, p. 228; Grelle, 2001, p. 349), ha il merito di aver rielaborato la cultura umbra "attraverso i modi e le forme campani" (Villani, 2000, p. 167), influenzando alcuni degli artisti più importanti della storia dell'arte lucana del 1500, come Giovanni Luce da Eboli (Grelle, 1981, p. 67) e Giovanni Todisco (Grelle, 1981, p. 83). Differentemente da altri artisti qui attivi, soprattutto nel modo di realizzare i polittici, sembra, invece, ancorato a schemi più tradizionali: per esempio, differentemente dal Maestro del Polittico di S. Pietro Caveoso, attivo a Matera, o da Simone da Firenze, egli, nella divisione del polittico di Calvello, utilizza le lesene e non le colonne (Grelle, 2001, p. 195) e, soprattutto, usa " una cornice polilobata con trifori ancora di gusto tardogotico, con il fondo dorato delle figure" (Venturoli, in Scultura lignea in Basilicata, 2004, p. 70). La presenza, nella predella, dei Profeti richiama il Polittico della chiesa di S. Francesco a Senise (PZ), opera di Simone da Firenze del 1523 (Grelle, 2001, p. 185), anche se, proprio il confronto con quest'opera, permette di rilevare i limiti di Antonio Sparano, le cui figure, infatti, sembrano avere una minore forza plastica e finezza nel dettaglio.Un ulteriore confronto che conferma, tanto l'attribuzione allo Sparano, quanto una datazione ai primi decenni del sec. XVI, lo si può effettuare con la tavola rappresentante i santi Giovanni Evangelista e S. Agostino, presente nella chiesa di S. Michele Arcangelo a Padula (Salerno), opera datata 1509 (Dopo la polvere, 1994, pp. 671-672). Cucciniello propone una datazione dell'opera intorno al 1513, visti i rapporti instaurabili, per esempio, con il polittico presente nella chiesa di S. Francesco a Portici; in questo momento, infatti, come acutamente rilevato dalla studiosa, il pittore porta a compimento un suggestivo processo di arcaicizzazione della forma, rilevabile nell'opera calvellese, che lo porta a non accogliere più quelle innovazioni rinascimentali, ben assimilate dal già citato Andrea da Salerno (Cucciniello, inTardogotico e Rinascimento in Basilicata, 2002, pp. 228-231 e p. 236)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700135471
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
- ISCRIZIONI sotto il S. Pietro - HOC OPU(S) F(ECIT) F(ARE) DON ANTO(NIUS) - lettere capitali -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0