Crocifissione con i Santi Francesco d'Assisi, Maria Maddalena e Carlo Borromeo. Crocifissione

dipinto,
Bedeschini Cesare (attribuito)
fine XVI - prima metà XVII

Il dipinto proviene dalla Chiesa intitolata alla Madonna dell’Assunta o di Fantuccio, annessa al complesso conventuale dei Frati Minori Cappuccini di Ofena, ordine monastico nato dall’Osservanza, riconosciuto nel 1528 e presente in Abruzzo dal 1540, anno di fondazione del primo convento all'Aquila. La tela, originariamente collocata su un altare posto lungo il fianco destro dell'edificio e intitolato al Crocifisso, venne trafugata dopo il sisma del 2009 e recuperata dai Carabinieri il 2 giugno 2016. Padre Filippo da Tussio ne "I frati cappuccini della provincia monastica degli Abruzzi", Sorrento 1880, p. 27, descrivendo la chiesa cita “vari pregevoli quadri del Bedeschini” riferendosi, con ogni probabilità, oltre ad opere di cui non abbiamo più notizia, anche al dipinto ad olio su tela raffigurante Cristo crocifisso tra i Santi Francesco d'Assisi, Maddalena e Carlo Borromeo. In realtà il dipinto potrebbe essere assegnato, in via precauzionale, non alla mano esclusiva di Giulio Cesare Bedeschini, quanto piuttosto all’esito di un'esecuzione a quattro mani, nella quale verosimilmente potrebbe essere stato coinvolto il fratello Giovanni Battista Bedeschini, forse maggiore d'età di Cesare ma sopravvissuto a lungo al cadetto. Di Giovanni Battista, ricordato dalle principali fonti storico-artistiche abruzzesi (Leosini, Bindi), non si conoscono opere firmate, ma dovette collaborare strettamente con il congiunto, replicandone in alcuni casi le invenzioni, tra cui ad esempio la rinomata serie dei quattro Santi protettori dell'Aquila, ripetuta a volte pedissequamente e in altri casi con lievi differenze ravvisabili nei dettagli, oppure la Madonna del latte già nella sagrestia della Cattedrale di San Massimo, di cui si conoscono una copia e una variante con l'aggiunta dei Santi Francesco e Caterina da Siena, entrambe conservate nel convento di Sant'Amico. L'opera di Ofena, in particolare, sembra rielaborare nella figura di San Francesco dolente ai piedi della croce l'immagine del Poverello d'Assisi che compare in primo piano nel dipinto su tela raffigurante San Francesco in estasi che adora la Vergine, Cristo e San Pietro (Visione di San Francesco d'Assisi) proveniente dal soppresso convento dei Padri Cappuccini di San Michele Arcangelo (opera trasferita dal 1920 nel convento cappuccino di Santa Chiara, ove è tuttora conservata), in cui Bedeschini riprese quasi letteralmente il San Francesco che riceve le stimmate eseguito nel 1596 da Ludovico Cardi detto il Cigoli (nella cui bottega fiorentina Cesare Bedeschini probabilmente si formò), oggi di proprietà della Galleria degli Uffizi. Non si può escludere, infine, che si tratti di uno dei tanti prodotti della bottega che dominò il panorama artistico aquilano per molti decenni considerando il fatto che, a partire dalla metà del secolo XVII, l'illustre tradizione familiare sarebbe stata portata avanti dal figlio di Giulio Cesare, Francesco, che tenne il campo anche come architetto e disegnatore, e che la continuità dei modelli bedeschiniani fu inoltre assicurata e proseguita per una generazione ancora, rappresentata da Carlantonio Bedeschini, figlio di Francesco e nipote di Giulio Cesare

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