Ilaria del Carretto

monumento funebre,

Composto di cinque elementi: la lastra di marmo sottile con l'effigie, le due fiancate con putti reggighirlanda e le due testate con croce arborea e stemma inquartato

  • OGGETTO monumento funebre
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Jacopo Della Quercia (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sorte critica del sepolcro pare ispirata al motto pulchria quae difficilia. L'unica certezza nella proliferazione degli studi è che il monumento possa assurgere al rango di capolavoro; poi non vi è questione (autografia quercesca, struttura originaria, datazione, sito originario, identificazione della gisante) che non sia fatta oggetto di discussione. Il sepolcro, come lo vediamo oggi, si compone di 5 elementi. Per la gisante e la lastra lunga a destra (dal capo di lei) la critica, salvo poche voci discordi (Marquand 1915 - Giusti conferenza KIF Marzo2000) accetta l'attribuzione al giovane Jacopo, visti anche i confronti con la Madonna Silvestri del museo dell'Opera di Ferrara (per un sunto ante 1975 cfr.M. P. Vignolini). Più problematica la vicenda dell'altra fiancata con putti. Dopo la cacciata del Guinigi, consorte della gisante del sepolcro, il monumento fu smembrato e ne fu rispettata soltanto l'effigie e una delle due fiancate, portata in sacrestia, dove Vasari, un secolo più tardi, vedeva entrambi i pezzi. Le altre parti ebbero destini diversi: lo stemma fu recuperato all'inizio del'900 nella Pinacoteca di Lucca, giunto dalla chiesa dei Servi, dove era stato riadattato a lapide della tomba di Beatrice Dati, moglie di Pietro Guinigi morta nel 1453. La fiancata sinistra fu trovata nelle cantine di casa Guinigi, messa in vendita nel 1828 e acquistata prima dagli Uffizi e quindi dal Bargello da dove tornò a Lucca nel 1887. Sull'attribuzione di questo rilievo e la sua pertinenza al sepolcro ci sono molte proposte. Si è pensato che fosse opera di uno scultore fiorentino -forse Michelozzo-(Longhi 1926), di Matteo Civitali (Freytag-Baracchini/Caleca) o di un aiuto di Jacopo (Lanyi-Brunetti-Pope Hennessy- Bacci-Carli). L'ultima ipotesisembra la più credibile: a suo favore depone la qualità del rilievo, opera di uno scultore che a stretto gomito con Jacopo ne aveva appreso il linguaggio con intelligenza. Se è così deve essersi trattato sin dall'inizio di una struttura isolata visibile da ogni lato, come conferma il grado di finitezza dell'opera anche in angolazioni secondarie (il dorso del cane o la nuca della defunta). Forse il basamento con i putti,di richiamo antichizzante, risale ad un momento successivo rispetto alla gisante (per Longhi-Supino-Panosky dopo il viaggio romano di Donatello; per Vignolini-Bellosi poco dopo la gisante; per Ferretti la differenza fra il goticismo della gisante ed il classicismo delle fiancate è dovuto alla complessità culturale di Jacopo): un'elaborazione in più fasi è probabile visto il carnet di impegni di Jacopo ed i suoi continui viaggi. E' anche possibile che si sia perso un elemento di raccordo (con iscrizioni identificative) fra la gisante ed i lati (Bacci 1913-Krautheimer 1975)visto anche l'imperfetto raccordo della lastra superiore con il basamento. Parte della critica (Venturi-Pope Hennessy-Bertini-Meloni-Beck)ritiene che il sepolcro fosse inserito in una struttura architettonica per la quale si è anche pensato ad alcune formelle nel museo di Villa Guinigi (Meloni,Beck) che non sembrano tuttavia, né per stile nè per qualità, aver a che fare col sepolcro. L'identificazione tradizionale della defunta è con Ilaria del Carretto dei marchesi di Finale, seconda moglie del Guinigi, madre del suo primogenito e morta di parto nel Dicembre 1405. L'alternativa è che sia la prima moglie, Maria Caterina degli Antelminelli, discendente di Castruccio Castracani in grado di legittimare dinasticamente il potere del Guinigi. Tuttavia, oltre la considerazione dell'età di Maria Caterina (12 anni) al momento della morte (in contrasto con l'effigie di una donna adulta) e lo stemma Guinigi del Carretto la cui legittimità (negli stemmari lucchesi non figura inquartato) e pertinenza al sepolcro (le misure della lastra sembrano adattarsi con difficoltà al sepolcro) è stata messa in dubbio. Un ulteriore elemento a favore dell'identificazione con Ilaria è fornito (Paoli1999) da una nota (pubblicata dal Bongi)i n grafia protocinquecentesca al margine del codice autografo delle cronache del Sercambi, in cui si dice che il sepolcroè opera di Jacopo ed è di Ilaria. Ulteriori discussioni riguardano la collocazione originaria. Sebbene le fonti ricordino i funerali presso la cappella di famiglia nella chiesa di San Francesco è difficile che il sepolcro fosse stato eretto in San Francesco e quindi trasportato in Duomo(Beck 1991). Fatta salva l'originaria collocazione nel duomo, resta da stabilire la posizione precisa poichè non convince del tutto la proposta di rintracciarla nel sito del transetto sud all'altare di San Biagio ove si scorgono pietre dell'antica pavimentazione (Paoli 1999), data l'esiguità dello spazio liturgico per l'altare costretto fra il monumento sepolcrale (del quale non si apprezzerebbero tutti i lati) e la parete di fondo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525465
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • STEMMI testata - gentilizio (?) - Stemma - Guinigi Dal Carretto -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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