Il Cavaliere in rosa. Ritratto di Giovan (Gian) Gerolamo Grumelli

dipinto, 1560 - 1560

Tela rettangolare di grande formato, a sviluppo verticale, con cornice dorata databile a XIX secolo. Il giovane uomo è ritratto in un lussuoso abito di raso color corallo secondo la moda spagnola dell'epoca (corallo probabilmente legato ad un significato araldico), davanti ad un'architettura in rovina: frammenti di sculture classiche, simbolo di 'vanitas', si contrappongono al rilievo con i personaggi veterotestamentari di Elia che ascende al cielo e del suo discepolo Eliseo. Dal frammento di cielo, s'intravede un albero di fico; ramificazioni di edera rampicante percorrono poi parte del muro in rovina

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Moroni Giovan Battista (1520-1524/ 1578): pittore
  • LOCALIZZAZIONE Bergamo (BG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il celebre ritratto di Giovan Battista Moroni, firmato dal maestro e datato al 1560, faceva parte della collezione dei conti Moroni, riunita a partire dal conte Francesco (1606-1679) sino alla prima metà dell’Ottocento, grazie all’impulso del conte Pietro (1792-1858; sugli inizi seicenteschi della collezione si veda la "Relazione storica" in allegato al vincolo del 2005, mentre sull'incremento settecentesco della collezione con innesti dalla famiglia Furietti, cfr. De Franceschini 2014, Cenni biografici, p. 95 e note 3-5). L'opera effigia il nobile Giovan Gerolamo Grumelli (Bergamo, 1536-1610) in un ritratto ufficiale a figura intera, noto anche come Cavaliere in rosa (o in taluni casi "in rosso", come nominato nei decreti ministeriali in allegato). L’arrivo della tela in collezione Moroni è documentato nel 1817, allorché Marcantonio Fermo Grumelli consegnò quattro dipinti al conte Pietro come saldo di un debito (Archivio famiglia Moroni; Plebani 2004): assieme al Cavaliere in rosa, giunse anche il ritratto della moglie di Giovan Gerolamo, Isotta Brembati, ugualmente dovuto al maestro orobico. Nella prima metà dell’Ottocento, probabilmente su iniziativa dello stesso Pietro Moroni, diversi dipinti della collezione famigliare vennero montati entro cornici identiche, tra i quali, l’opera in esame. Ritenuto unanimemente dalla critica uno dei più alti raggiungimenti del Moroni nei ritratti a figura intera, il dipinto non nacque come pendant dell’effige della seconda moglie: nel 1560 il Grumelli era ancora sposato con Maria Secco d’Aragona di Calcio, scomparsa l’anno seguente. La tela, ricordata per la prima volta da Francesco Maria Tassi (Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi, 1793, ed 1969-1970, vol. I, p. 169), fu collegata al nome di Giovan Gerolamo grazie ad Achille Locatelli Milanesi (1922-1923, pp. 574-576)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303270193
  • NUMERO D'INVENTARIO FAI_002733
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • ISCRIZIONI in basso a destra, sotto il rilievo con episodio biblico - MAS EL ÇAGVERO/ QVE EL PRIMERO ["meglio l'ultimo del primo" da Facchinetti 2021] - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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