Un meraviglioso sogno ad occhi aperti
La nascita del mito di Francesco Baracca è indubbiamente legata alle sue incredibili imprese aeree. L’epiteto che gli fu attribuito, “Asso degli Assi” - a causa dei numerosi duelli aerei vinti - dimostra certamente le capacità del giovane soldato italiano. La sua storia, diventata poi mito, s’inserisce all’interno di un quadro più ampio, ossia quello dello sviluppo dell’aviazione in Italia, che porterà anche alla nascita dell’Aereonautica militare.
Siamo alla fine dell'Ottocento, un periodo storico particolarmente felice per l’Europa; dove le prime sperimentazioni cinematografiche da Parigi arrivano in ogni nazione, gli Impressionisti incantano con i loro dipinti, le città s’illuminano di notte grazie all’invenzione della luce elettrica e le strade sono percorse da automobili suggestive: è la Belle Epoque. Mentre il giovane Francesco Baracca si avvia alla carriera militare che lo porterà al successo, in Italia – così come in Francia, Inghilterra e America – si fanno più intensi gli studi e le sperimentazioni dei pionieri dell’aviazione. Dalla costruzione dei dirigibili, si passerà a quella delle prime macchine volanti: noto è il caso dei voli dei fratelli Wright, ingegneri statunitensi che approfondirono la meccanica del volo. Nel 1909 Wilbur Wright sarà a Roma, ricevuto da re Vittorio Emanuele III: proprio in questa occasione, a Centocelle spiccherà un volo dimostrativo che si rivelerà un successo.
L’anno seguente, a Firenze, per inaugurare Campo di Marte – la lunga pista di volo che diventerà il principale aeroporto della città fino al 1930 - si organizzò una grande manifestazione dove non mancarono esibizioni aeree: fu un vero e proprio trionfo; aviatori provenienti da ogni nazione regalarono agli spettatori delle performance veramente straordinarie per l’epoca.
In ambito militare, questo periodo storico fu decisivo per gli sviluppi futuri delle macchine aeree. Dopo gli iniziali contatti con i fratelli Wright, i primi rudimentali aerei italiani si levarono in volo nel Settembre del 1911 sui cieli libici per intervenire nella campagna militare in Africa. Certamente, questo episodio rappresenta una tappa fondamentale nella storia evolutiva dell’aviazione e per l’immediato scoppio del Primo conflitto mondiale - che spazzerà la ventata di ottimismo della Bella Epoque - e vedrà per la prima volta nella storia, l’impiego degli aerei nei combattimenti.
Fondo Dal Secco, Archivi Fotografici ICCD
Zaccaria Dal Secco, Dedica della madre dell'asso dell'aviazione italiana a Rinetto Marinelli, 1927, ZDS002423
Francesco Baracca nacque a Lugo di Romagna (RA) nel 1888. Con i suoi genitori ebbe fin da subito un rapporto molto stretto: lo dimostrano le numerose lettere inviate alla madre - la contessa Paolina Biancoli – di straordinaria importanza per ricostruire la vicenda personale di questo giovane eroe. Nel 1907 s’iscrive al corso dell’Arma di Cavalleria alla Scuola militare di Modena e successivamente fu assegnato al Reggimento Piemonte Cavalleria, uno dei reggimenti più antichi dell’arma italiana: l’equitazione sarà una costante nella sua vita. L’Aeronautica Militare infatti, deve le sue origini a numerosi militari appartenenti alla cavalleria che scelsero di passare in questo nuovo corpo militare. Certamente, rimasero affascinati dalle innovazioni tecnologiche e meccaniche dei rudimentali velivoli e per questo motivo, i primi aviatori furono denominati “Cavalieri dell’Aria”.
Baracca, dopo essersi trasferito a Roma nel 1910 presso la caserma di Castro Pretorio e aver vinto diversi concorsi ippici, nel 1912 fu a Reims, in Francia, per ottenere il brevetto da pilota aviatore presso la Scuola di aviazione civile Hanriot a Betheny. Con queste parole, commenterà in una lettera al padre il suo primo volo:
"Sono arrivato all'aviazione per modo di dire senza nemmeno saperlo e senza neppure farmi molto raccomandare, ed ora mi accorgo di aver avuto una idea meravigliosa perché l’aviazione ha progredito immensamente ed avrà un avvenire strepitoso […] Appena il motore si mosse l’Hanriot partì per l'aria come una freccia, nel lasciare la terra non ho provato nessuna impressione tanto l'apparecchio dava segno di stabilità. […] Era un meraviglioso sogno ad occhi aperti vedermi scorrere di sotto gli alberi, le strade, la campagna; è una cosa piacevolissima guardare giù e mi sono assicurato di non soffrire affatto di capogiri.”
Dopo l’addestramento francese, il giovane aviatore rientrò in Italia, deciso a frequentare la Scuola militare di volo di Cascina Malpensa. Qui, fu addestrato al pilotaggio di un modello di velivolo – il Nieuport monoplano. Fu sicuramente uno degli allievi più incoraggianti e riuscì ad ottenere il brevetto in poco tempo.
Nel luglio del 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale. L’Italia non scese immediatamente sui campi di battaglia ma rimase in attesa per almeno un anno. Francesco Baracca approfittò del periodo neutralista della nostra nazione per tornare in Francia e addestrarsi ad un nuovo modello di velivolo, il caccia Nieuport 10. Rientrato in Italia nel 1915, fu assegnato all’8° Squadriglia Nieuport, occupata principalmente da missioni di ricognizione del territorio. In questa prima fase della guerra, gli aerei italiani furono solamente 58, tutti costruiti all’estero – a causa della poca esperienza delle industrie italiane – e soprattutto, non erano armati. Infatti, qualora si fosse verificato un incontro col nemico, i piloti dovevano necessariamente sparare colpi di pistola, come se fossero dei veri e propri cavalieri: al posto dei cavalli però, vi erano i nuovi velivoli.
BibliografiaP. Caporilli (a cura di), Baracca. Memorie di guerra aerea (1911- 1918)., Roma, 1933
Nel libro sono raccolte alcune delle lettere spedite da Francesco Baracca ai suoi familiari, nonché spezzoni del diario personale e dettagli dei rapporti di volo redatti dagli ufficiali militari.