Fisionomie nobiliari tra Roma e Forlì

Il nome dei Muti Papazzurri tramandato dalle famiglie Savorelli e Prati
a cura di Lorenza Roversi, pubblicato il 2024

Gli intrecci famigliari e le conseguenti unioni dei “guardaroba” Muti Papazzurri, Savorelli e Prati hanno determinato una composita aggregazione non solo di dipinti e di arredi, ma anche di molti fondi archivistici, tutti conservati presso l’Archivio Storico dell’Istituto Prati di Forlì (ASIPFo). Le fonti, in buona parte inesplorate, consentono di gettare una luce sulle predilezioni artistiche di alcuni esponenti e su un contesto socio-storico particolarmente complesso e stratificato.

Alessandro Specchi, Palazzo dell’Ill.mo Sig.r Marchese Muti dietro Santi Apostoli […] / Dato in luce da Domenico de Rossi dalle sue Stampe in Roma alla Pace, 1699, mm 211 x 328, acquaforte su carta, Siena, Istituto d'Arte "Duccio di Buoninsegna", 0900476571 Catalogo Generale dei Beni Culturali
Alessandro Specchi, Palazzo dell’Ill.mo Sig.r Marchese Muti dietro Santi Apostoli […] / Dato in luce da Domenico de Rossi dalle sue Stampe in Roma alla Pace, 1699, mm 211 x 328, acquaforte su carta, Siena, Istituto d'Arte "Duccio di Buoninsegna", 0900476571

La nobile famiglia romana dei Papazzurri, a cui deve essere associato l’agnomen Muti, risale al XIII secolo. Già dal secolo successivo inizia a coprire importanti cariche politiche ed ecclesiastiche. All'inizio del XVI secolo la famiglia risulta divisa in due rami: quello di Prospero I, che utilizza il doppio cognome, e quello di Giovanni che utilizza solo Muti. Schematizzando un quadro genealogico assai complesso, è interessante rilevare la prestigiosa e lungimirante politica matrimoniale di Girolamo e Marco Antonio, due figli di Prospero I e Paolina Porzia, fino ad arrivare al caso di Pompeo, trisnipote di Girolamo, che nel 1660 stringe in matrimonio Maria Isabella del potente casato dei Massimo.

Per quanto riguarda il ramo discendente da Marco Antonio, si segnalano invece gli importantissimi matrimoni con le famiglie Pallavicini e Altoviti. Quest’ultima unione, risalente al 1599, porta in eredità anche il feudo di Sutri, incrementando così i possedimenti di Bassano, Ronciglione e Capranica nel viterbese. In tale contesto, i nipoti di Marco Antonio, ossia Prospero (1602-1653), canonico di San Pietro, e Giovanni Battista (1604-1653), marchese di Lauriano, diventano gli artefici di una fulgida stagione economica e culturale, anche grazie ai rapporti stretti con la “familia” di Urbano VIII: il rifacimento del “palazzo grande”, tra piazza Santi Apostoli e via di San Marcello, è il segno tangibile del prestigio raggiunto.

Concludiamo questo breve tracciato famigliare con Ginevra Muti Papazzurri Sacchetti, nipote di Marcello figlio del suddetto Giovanni Battista. Ginevra, avendo perso l’unica figlia Maria Maddalena, istituisce nel 1758 un fidecommesso perpetuo per tramandare il nome e l’arma della famiglia. Nomina suo erede il marchese Giuseppe Casali, la cui figlia Elisabetta, sposandosi con Nicolò Savorelli (1752-1818), trasferisce alla famiglia forlivese tutto il patrimonio e i titoli dei Muti Papazzurri.  

Bibliografia

N.M. Liverani, A. Antinori - M. Bevilacqua (a cura di), Famiglie e archivi. Dagli Altoviti ai Savorelli, Villa Savorelli a Sutri. Storia Architettura Paesaggio, Roma, 2010 , pp. 129-137