Habitat rupestre
Itinerari culturali del medioevo pugliese
Gravina di Puglia. Panorama della gravina di Botromagno
La civiltà rupestre che interessa dal VI al XIII secolo l’intera Italia meridionale è un fenomeno complesso che ha le sue origini in una scelta insediativa che garantiva sicurezza e protezione in tempi incerti. Il vuoto di potere determinato dal crollo delle istituzione dell’impero in età tardoantica e le ricorrenti invasioni di popoli in armi che caratterizzano l’alto medioevo spinsero la popolazione a cercare rifugio in questa particolare forma insediativa, resa oltremodo facile dalle caratteristiche geologiche di un territorio che offriva un'ampia possibilità di abitare in grotta. La scelta appare quindi condizionata da uno stato di necessità, ma questo non impedisce la nascita di una nuova, originale civiltà, che manifesta la sua creatività nella ricerca di soluzioni abitative e costruttive compatibile con l’impianto grottale situato sui pianori e sugli spalti di un affascinante paesaggio carsico solcato da lame e gravine. La ricerca di soluzioni in grado di conciliare l’habitat rupestre con le tradizionali forme e tecniche di costruzione si evidenzia soprattutto nell’ambito del culto. Le chiese rupestri, infatti, sono esempi di grande dignità architettonica e figurativa, con interessanti cicli di affreschi di stile bizantineggiante che testimoniano la vitalità artistica delle comunità di cui sono l’espressione. Le forme insediative dei villaggi rupestri si rivelano espressione di una cultura urbana dell’abitare in uno spazio in cui la vegetazione nascondeva gli accessi alle grotte, con un evidente effetto di mimetizzazione che facilitava la difesa. Insieme alla vicinanza di vie di comunicazione e di corsi d’acqua per l’approvvigionamento idrico, la necessità di difesa era infatti elemento determinante nella scelta dei luoghi in cui realizzare gli insediamenti.
Bibliografia in reteItinerari culturali del medioevo pugliese, (LINK)