Villa romana di Russi

99 a.C. ca.-399 d.C. ca.

Per lo stato di conservazione del complesso, il cui impianto è pressoché interamente susperstite, e per la sua articolazione strutturale, la villa romana di Russi, posta in luce a partire dagli anni Trenta del secolo scorso, rappresenta uno degli esempi meglio conservati in area padana e norditalica, di un edificio romano a carattere rustico con funzione mista – residenziale e produttiva – collegato con lo sfruttamento di un fundus, ossia un latifondo. Situata appena fuori dall'attuale centro urbano di Russi, la villa occupa un'estensione di almeno ottomila metri quadrati. Il primo impianto risale all’età augustea ed è senza dubbio da mettere in relazione con le esigenze di rifornimento della flotta di Augusto, stanziata a Ravenna: il suo maggior sviluppo va infatti dal I al II secolo d.C. I collegamenti terrestri con Ravenna erano assicurati dalla Via Faventina, ma non è improbabile che fossero sfruttate anche vie di comunicazioni fluviali. Nella sua prima fase edlizia di I secolo a.C., il complesso si presentava come un grande rettangolo chiuso a nord da un muro lesenato. Nella sua seconda fase, in età flavia, fu ristrutturato secondo i caratteri architettonici e decorativi tuttora visibili e arricchito di mosaici e intonaci parietali policromi di vario stile. Dopo una terza fase d’età traianea - in cui al complesso venne affiancato un cortile-frutteto circondato da portici colonnati, cui si addossava ad est un nuovo settore abitativo - la villa ebbe vita fino alla metà del IV sec. d.C., come risulta dai ritrovamenti monetali. Dopo l’abbandono i suoi resti furono riutilizzati come sepolcreto e cava di materiali, fornace nell’alto medioevo, infine sepolti da una coltre alluvionale che ha raggiunto gli 11 metri.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO struttura abitativa
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’ingresso era costituito da un ambiente con funzione di atrio (32), da cui si accedeva ad est ad un magazzino (34), ad ovest alla grande cucina (24), dotata di due focolari e di un pozzo. Il cortile (4), circondato da portici, fungeva da centro e spazio distributivo per tutte le attività che si svolgevano nel complesso; ad ovest si accedeva ad uno spazio con macine (23) e ad un altro ambiente (22) dotato di una vaschetta e di una struttura ora interrata, forse un forno per il pane. A questi ambienti era contiguo l’appartamento del 'procurator', costituito da due stanze pavimentate in mosaico bianco e nero (19, 20) ed un’altra forse in cocciopesto (21). Sul lato est si collocavano piccoli cubicoli pavimentati in cocciopesto decorati da tessere musive, muniti di focolare in una fase successiva. Sempre sul lato est si collocava l’impianto termale (55-58), con vani pavimentati in mosaico; l'ambiente (56) era dotato inoltre di due vaschette, una delle quali rivestita in marmo policromo. Ad esso collegati erano il cortile (47) e la grande aia di ingresso (30), a cui si accedeva dal giardino - frutteto (52). A nord vi era la vasca sopraelevata della pressa del torcularium (3) pavimentata in mosaico a grosse tessere irregolari. La pressa era collegata ad un’altra vaschetta destinata alla raccolta dei liquidi, collocata all’interno del magazzino (2), un’ampia aula rettangolare divisa in tre navate da pilastri in laterizio. Nella zona a sud della villa erano collegati all’angolo sud-ovest del portico alcuni ambienti identificati come latrina. La 'pars dominica' (ambienti 1-17) occupava la parte nord-ovest del complesso e si articolava attorno ad un cortile centrale (1): l’ambiente principale era il tablinum (5), fiancheggiato da quattro stanze con funzione di cubicola (6, 7, 8, 9). Tutti gli ambienti erano pavimentati a mosaico. Completavano il quartiere residenziale il triclinium (16), pavimentato a mosaico, e le camere da letto (10, 13, 14, 15), pavimentate alcune a mosaico altre in cocciopesto. I reperti più importanti della villa, risalenti a tutte le varie fasi di vita del complesso, sono conservati presso il Museo Nazionale di Ravenna e nel Museo civico di Russi: si tratta soprattutto di suppellettile fittile e bronzea e di resti di intonaci dipinti. Il materiale prevalentemente rappresentato è quello ceramico e proviene principalmente dalla parte residenziale della villa, in particolare dall'ambiente 5 e da tre pozzi situati rispettivamente nella cucina, nell'area produttiva e in quella termale, indagati grazie all'apporto dei subacquei del Gruppo Archeologico Ravennate. Tra il materiale fittile si segnalano: frammenti di ceramica fine da mensa e da cuicina in terra sigillata sia decorata che liscia; lucerne con beccuccio a volute, a canale chiuso con marca Communis e a canale aperto con marche Cresce, Fortis, Vibian(i) e C. Dessi. Tra quello in metallo: frammenti di lamine di piombo, di una ciotola in lamina di bronzo, di lamina bronzea, una parte di fibbia di bronzo a forma ovoidale, due armille di bronzo a cerchietto liscio. Infine, tra le altre categorie di rinvenimeni si ricordano: frammenti di vetro, stili in osso, cornice di specchio in piombo, frammenti di mole granarie, due pesi di pietra, un elemento lapideo per torchio, applique bronzea a forma di testa di Attis, 114 monete. N.B.: la numerazione si riferisce alla planimetria della villa inclusa nella galleria immagini della scheda.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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