Biagio d'Antonio Tucci - Madonna col Bambino e S. Giovannino incoronata da due cherubini

unicum, ca 1846 - ca 1846
Anonimo (attivo 1839-1850 Ca)
attivo 1839-1850 ca

Dagherrotipo con montaggio europeo (french frame), vetro di protezione, foglio di fondo in carta e cartone con occhiello per appendere a parete in tessuto verde. Sigillato con nastro in carta con iscrizioni manoscritte a inchiostro

  • OGGETTO unicum
  • SOGGETTO Pittura - Dipinti
    Pittori - Italia - Sec. 15.-16. - Tucci Biagio d'Antonio
    Iconografia cristiana - Madonna col Bambino e S. Giovannino
  • MATERIA E TECNICA materiali vari
    dagherrotipo
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI Anonimo (attivo 1839-1850 Ca): fotografo principale
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Perraud, Philibert 1815-1863 Bibliografia Contesto Http://www.daguerreobase.org/it/
    Philibert Perraud
    Gambina Fici, Antonio Notizie 1846 Bibliografia Bonetti Marsicola 2017
    Antonio Gambina Fici
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Istituto centrale per il catalogo e la documentazione
  • LOCALIZZAZIONE Conservatorio delle Zitelle
  • INDIRIZZO Via di San Michele 18, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dagherrotipo che riproduce una Madonna col Bambino di Biagio d’Antonio, attribuito in precedenza in maniera dubitativa a Ghirlandaio o alla sua bottega dallo stesso Becchetti (da elenchi originali dattiloscritti indicato come "Riproduzione di un quadro del Ghirlandaio") e successivamente da bibliografia specifica (Bonetti 2003). L’attuale ubicazione del dipinto non è conosciuta, sono invece reperibili alcuni passaggi sul mercato antiquario tra 1977 e 1984 (Bartoli 1999). La tavola dipinta ad olio è una delle molte versioni delle Madonne con Bambino dipinte da Biagio d’Antonio, iconografia replicata con grande successo per una produzione seriale di carattere devozionale. L’esemplare appartiene a una serie di cinque dagherrotipi che riproducono opere pittoriche, uno di essi è riconducibile alla mano dal francese Philibert Perraud (firma sulla lastra e sul passe-partout). Questa certezza ha dato il via, per analogia e contesto, a una catena attributiva partita dallo stesso Becchetti e supportata anche in seguito (si veda il sito Daguerreobase dove l’attribuzione a Perraud è citata per tutti gli esemplari). Se analizziamo con attenzione i cinque dagherrotipi notiamo analogie importanti su quattro di essi ma una differenza sostanziale rispetto a quello di Perraud circa la modalità di ripresa: per quattro dei dipinti, inquadrati con perfetta frontalità, è stato usato un prisma, o specchio invertitore, interposto tra l’obbiettivo e la lastra, in modo da ristabilire la versione corretta, invertita durante il normale processo fotografico; l’immagine di Perraud è invece riflessa orizzontalmente rispetto al dipinto, senza alcun correttivo, inoltre la ripresa non è frontale ma leggermente scorciata. Il tipo di montaggio complica ulteriormente la questione in quanto quattro dei dagherrotipi conservano una sigillatura originale estremamente interessante realizzata con carta gommata di colore chiaro che riporta iscrizioni in lingua francese (in italiano solo per l’esemplare di Perraud) sulle opere raffigurate: l’autore, l’indicazione precisa delle misure senza cornice e un numero progressivo in alto a sinistra che lascia intuire l’appartenenza a una serie e la creazione di una sorta di “archivio” di riproduzioni; il quinto esemplare (la Maddalena del Giampietrino - FB004875) è privo di questo elemento, forse perdutosi nel corso del tempo e non ripristinato durante il restauro. Questo tipo di montaggio, con riferimenti espliciti all’opera, riconduce senz’altro all’ambito collezionistico (Bonetti 2003): due dei dipinti sono stati infatti rintracciati nella collezione romana del conte Francesco Cini, uno dei quali venduto proprio nel 1846, anno ipotizzato per la realizzazione dei dagherrotipi. Si suppone pertanto che anche gli altri possano essere appartenuti alla stessa collezione e riprodotti contestualmente, per mantenerne una immagine di riferimento in previsione di eventuali attività di cessione. Circa l’individuazione dell’autore, dopo la generica attribuzione a Perraud, è stato avanzato il nome di Antonio Gambina Fici, dagherrotipista itinerante documentato anche a Roma prima del suo trasferimento in Sicilia, tra Palermo, Messina e Catania. L’ipotesi è molto suggestiva, ma per il momento non suffragata da fonti certe e senz’altro da approfondire data la mancanza di elementi sull’oggetto (punzonature, iscrizioni) che possano confermarne con sicurezza la paternità. Inoltre la presenza di Antonio Gambina Fici nella capitale è documentata tra la fine del 1847 e l’anno seguente (Micalizzi 2008) e non nel 1846, data che viene ipotizzata per la riproduzione dei dipinti, anche in relazione alla vendita proprio in quell’anno a Lord Aldenham della Madonna con Bambino e San Giovannino di scuola di Francesco Francia (FB004077). Questa mancata coincidenza temporale apre di nuovo la strada a una ricerca attributiva che faccia luce su questo interessante gruppo di esemplari legati da omogeneità formale e iconografica: l'utilizzo della dagherrotipia per la riproduzione di opere pittoriche, nonostante le molteplici difficoltà tecniche nella restituzione tonale e cromatica, si riscontra in artisti contemporanei per la documentazione dei propri dipinti, mentre in questo caso va scandagliato il contesto antiquario e la circolazione di opere sul mercato
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201388608
  • NUMERO D'INVENTARIO FB004076
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • ENTE SCHEDATORE Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
  • DATA DI COMPILAZIONE 2024
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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