Chiesa di S. Procolo/ Particolare Arca di S. Procolo

negativo servizio, ca 1943 - ca 1943

Le lastre erano originariamente contenute in una busta pergamina; tale custodia, completa di annotazioni, si conserva separatamente in una scatola. Visibili le tracce del portalastra agli angoli

  • OGGETTO negativo servizio
  • SOGGETTO Santi - Procolo - Reliquie
    Decorazioni scultoree - Bassorilievi
    Monumenti funerari - Sarcofagi
    Emilia Romagna - Bologna - Chiesa di San Procolo - Arca di San Procolo
  • MATERIA E TECNICA VETRO
    gelatina ai sali d'argento
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • ATTRIBUZIONI A. Villani & Figli (1932-1970): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il servizio in esame si compone di quattro fototipi con dettagli dell’Arca di San Procolo conservata presso l’eponima chiesa. Se le note manoscritte sulla busta pergamina che conteneva le singole lastre ci informano riguardo la responsabilità autoriale delle riprese, riferendole alla Ditta Villani, alcuna informazione ricaviamo riguardo alla loro datazione. Da un’analisi dei contenuti dell’Archivio storico documentale della ex Soprintendenza BAP (faldone 114), ricaviamo notizie riguardo a lavori di restauro avvenuti in occasione della Decennale Eucaristica del 2 giugno 1963 che hanno coinvolto anche l’Arca di San Procolo per garantirne una migliore sistemazione nel coro della Chiesa. Ci sentiamo tuttavia di escludere che il servizio possa collocarsi in questi anni, piuttosto tardi rispetto alla datazione delle lastre fisicamente contigue alle nostre, per cui si individua una vicinanza cronologica. Inoltre la specificità del soggetto rimanda ad operazioni ben più complesse rispetto a quelle realizzate nel ’63. Ci pare di poter riferire tale servizio al 1943, quando si realizzò la traslazione delle reliquie ed il nuovo collocamento dell’arca nel coro della Chiesa. Su interessamento dello storico ed erudito locale Francesco Filippini si decise di scoprire l’antico sarcofago dai rivestimenti successivi e di intraprendere una serie di studi sul manufatto ed il suo contenuto al fine di riproporne una più efficace sistemazione. Sin dal novembre del 1942 iniziarono i sopralluoghi del soprintendente ai Monumenti dell’Emilia Armando Vené, fino all’apertura del sarcofago il 15 febbraio 1943 (Fanti 1961, p. 89). Ci sembrerebbe poter collocare il servizio proprio in questo frangente. Malgrado la mascheratura a vernice rossa non permetta chiaramente di cogliere il contesto spaziale nel quale sono state realizzate le riprese, da un’attenta osservazione, l’arca parrebbe posizionata ancora nell’altare della cappella Isolani, in cui fu collocata nel 1536 dalla vicina cripta. Certamente i negativi documentano il manufatto dopo la rimozione del rivestimento marmoreo disegnato da Alfonso Torreggiani nel 1741, operata proprio in questa circostanza. Le differenze di colore del marmo, ben marcate sul fronte principale, tra le zone precedentemente coperte e quelle lasciate a vista, fanno ipotizzare che lo scatto sia avvenuto in tempi prossimi alle operazioni di restituzione del manufatto originario. A sostenere questa ipotesi anche la ripresa con il coperchio del sarcofago in cui notiamo, su una delle due falde, i residui di calce adoperata per congiungere la copertura al settecentesco ornato marmoreo, reso stabile da perni di cui sono qui visibili i fori di giuntura. Le riprese rendono conto, oltre che della copertura, anche dei tre lati del monumento su cui è stata eseguita decorazione a bassorilievo. In origine, sin dalla sua realizzazione su iniziativa di Frate Giovanni nel 1390, il sarcofago si trovava collocato sull’altare della cripta, visibile probabilmente a 360 gradi. Uno dei lati lunghi presentava una portella apribile, utilizzata per l’adorazione delle reliquie e la loro ostensione durante le processioni dedicate al Santo, successivamente chiusa da una grata fissa (Fanti 1961, pp. 46-49). Questa fu decorata nella metà del XV secolo tramite un pannello in terracotta, andato distrutto durante lo spostamento del 1536 presso la cappella Isolani. A seguito della decisione di porre a muro il sarcofago si scelse di lasciare in vista la faccia decorata con gli angeli e l’epigrafe dedicatoria e di chiudere con gesso e canne l’apertura originariamente posta anteriormente, nel servizio affatto menzionata. Le operazioni di rinnovamento del 1943 furono occasione per poter proporre nuovi studi ed approfondimenti sul bene. In particolare il dibattito si mosse sulla romanità o meno della decorazione a bassorilievo, per alcuni studiosi di fattura rinascimentale, per altri una rielaborazione successiva di motivi derivati dall’arte antica (si veda Fanti 1961, pp. 54-56). In particolare segnaliamo l’articolo di Guido Achille Mansuelli ne “Il Resto del Carlino” del 6 febbraio 1943 in cui l’autore tenta una ricostruzione stilistica e dunque cronologica dell’opera a fronte dei lavori in corso presso la chiesa di San Procolo. Nel corso della trattazione l’autore specifica: “ci vorrebbero più fotografie per un’analisi più puntuale”, facendo presupporre all’epoca una limitata diffusione del bene tramite riproduzione fotografica. L’attenzione mostrata in fase di stampa tramite il lavoro di mascheratura farebbe pensare all’utilizzo delle riprese a fini editoriali, ma ad oggi non ci è nota alcuna pubblicazione. Su decisione della Soprintendenza le reliquie verranno raccolte all’interno di una teca di vetro e poste al di sotto dell’altare principale, mentre l’arca sarà inserita in posizione centrale all’interno del coro, dove tuttora è visibile
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800641525
  • NUMERO D'INVENTARIO N_001915-N_001918
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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