Due vedute di Bologna nelle incisioni di Pio Panfili
negativo,
1953 - 1953
Fototecnica Bolognese (attiva Dal 1945)
attiva dal 1945
Panfili, Pio (1723-1812)
1723-1812
Le lastre negative erano originariamente contenute in pergamino; queste buste, con iscrizioni e annotazioni, si conservano separatamente. Entrambe le lastre sul lato emulsione, presentano una mascheratura su tutti i lati
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Incisori - Italia - Secc. 18.-19. - Panfili, Pio
Incisioni - Bologna - Sec. 18.
Incisioni - Bologna - Sec. 18.
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MATERIA E TECNICA
VETRO
gelatina ai sali d'argento
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Fototecnica Bolognese (attiva Dal 1945): fotografo principale
Panfili, Pio (1723-1812): incisore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’insieme in esame è costituito da due negativi realizzati da Fototecnica bolognese nel 1953. Queste mostrano due incisioni realizzate da Pio Panfili e facenti parte del lascito Gozzadini del 1889 custodito presso la Biblioteca dell’Archiginnasio come possiamo notare dal timbro “Biblioteca Gozzadini” visibile nella lastra N_002742. I soggetti riprodotti sono: N_002742 “Veduta della piazza detta la Seliciata di S. Francesco in Bologna”; N_002743 “Dogana e carceri di Bologna e strada detta Mercato di Mezzo”. Da un’analisi del fondo in cui sono custodite tali lastre, notiamo che lo stesso anno la Fototecnica bolognese aveva eseguito diverse riprese per i lavori di ricostruzione e restauro che si stavano eseguendo nell’Hotel Brun in seguito ai danni riportati dopo l’incursione aerea del 24 luglio 1943 (v. NCTN 08 00640492). Si può supporre, quindi, che le riprese delle suddette incisioni erano state richieste proprio per studiare la zona attraverso le incisioni storiche. A riprova di questa interpretazione, il pergamino in cui era custodita la lastra N_002743 reca la precisazione “(all’angolo Hotel Brun)”. Mario Fanti, nella presentazione del volume “Bologna nel Settecento”, così descrive il lavoro di Panfili: “Se Bologna nel Settecento non ebbe come Venezia, pittori quali il Canaletto e Francesco Guardi, o come Roma, un incisore quale Giovanni Battista Piranesi, che ci abbiano tramandato ad alto livello artistico gli aspetti più pittoreschi della città, trovò tuttavia il suo illustratore in Pio Panfili il quale, lasciata ben presto la natia terra marchigiana (era nato a Porto id Fermo, l’attuale Porto San Giorno il 6 maggio 1723) si stabilì a Bologna. La modesta fortuna della sua opera di frescante, esercitatasi soprattutto nelle Marche (Fermo, Monte Giorgio) e nella Romagna (Rimini), non sarebbe mai valsa a dargli fama ed onore, se un fortunato incontro col tipografo bolognese Petronio della Volpe, verso il 1769, non gli avesse aperto le porte all’attività di incisore; molte delle opere uscite dalla famosa tipografia bolognese nella seconda metà del Settecento furono illustrate dal Panfili e tra esse si distingue in modo particolare il noto volumen sulle pitture del chiostro di S. Michele in Bosco, compilato da Giampietro Cavazzoni Zanotti, per il quale il Panfili incise testatine, capilettera, finali e vignette varie dando prova di vivace estro decorativo accompagnato da una chiara inclinazione paesistica. […] Nelle strade e nelle piazze inquadrate da questo aulico contesto urbano, il Panfili sa muovere un’umanità varia e pittoresca nella quale si rivela anche l’altro aspetto di Bologna, quello della vita quotidiana e popolare. Qui il nostro incisore indugia a raffigurare episodi gustosi: i carcerati che dalle inferriate del “Torrone” possono parlare coi passanti (tav. 1) [N_002743]; […] il venditore di caldarroste o di “mistocchine” presso la Seliciata di S. Francesco (tav. 10) [N_002742]. […] Un passeggiare di cavalieri in tricorno e di donzelle con zendado sul capo e ventaglio in mano, che camminano sempre a due a due, le guardie svizzere con l’alabarda, l’attività di artigiani che lavorano sulla strada e di venditori ambulanti, i numerosissimi cani randagi che compaiono in ogni veduta, si mescolano col viavai delle carrozze signorili, talvolta precedute da lacché (come alla tav. 10) [N_002742], dei carri di derrate e delle bestie da soma. Molti mendicanti agli angoli delle strade e alle porte delle chiese, sciancati che si trascinano su stampelle e paralitici che si fanno trainare, elemosinando, su rozzi carrioli (tavv. 4 e 6), il cieco che chiede la carità facendosi guidare da un fanciullo (tav. 1) [N_002743], ci riportano alla dura realtà dei poveri e degli emarginati ed alle contraddizioni di quella società per molti aspetti così colta e raffinata.” (BIBH: BAPB1254)
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800640823
- NUMERO D'INVENTARIO N_002742, N_002743
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0