Coro della Chiesa di S. Domenico

positivo album, ca 1879 - ca 1899

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 3, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Architettura - Chiese - Basiliche - Cori
    Pittura - Ancone - Pale d'altare
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Chiesa di San Domenico
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra una veduta della zona absidale della Basilica di San Domenico a Bologna, alle spalle dell'altare maggiore. Vi si nota la componente centrale ed il braccio sinistro del grande coro, assemblato nel 1625, in osservanza dei dettami liturgici controriformistici, unendo in forma semiellittica gli stalli del dossale e del precedente coro dei frati. Le opere di tarsia erano state realizzate dal converso fra Damiano Zambelli da Bergamo (1480ca.-1549) tra il 1528 ed il 1530, per il dossale a sette stalli, e tra il 1541 e il 1551, per il coro a due bracci longitudinali, che fu terminato nella messa in opera dall'allievo fra Bernardino. L'immagine comprende la monumentale ancona in legno dorato, inaugurata il 4 agosto 1595, che ospita le opere di Bartolomeo Cesi (1556-1629), l'Adorazione dei Magi quale pala d'altare, accompagnata dalle figure di San Niccolò (a sinistra) e di San Domenico (a destra) e con l'Ultima cena figurata nella predella. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame compare per la prima volta con il n° 96 nell'edizione a stampa del 1879, mentre nel precedente del 1871, presentava lo stesso titolo, ma era accompagnato da una diversa numerazione (n° 81). E' probabile che la data di stampa possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. All’interno del fondo fotografico di Pietro Poppi, attualmente ubicato presso le collezioni di Genus Bononiae, al medesimo numero di inventario 96 corrisponde una differente ripresa, che forse andò a sostitire la matrice del positivo in esame; si conserva infatti una lastra, probabilmente realizzata in tempi più recenti, che inquadra il braccio centrale e destro del coro, quindi speculare alla presente. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. L'acquisizione avvenne in due fasi, tra il 1917 e il 1918. Nei precisi elenchi che testimoniano la transazione si citano: "597 fotografie di diversi formati e soggetti montate su cartone, 624 fotografie di diversi formati e soggetti senza cartone, 31 fotografie su cartone di diverse misure, di soggetti architettonici, e 9 fotografie senza cartone, di diverse misure, di soggetti architettonici" (9 maggio 1917) e "576 fotografie di diversi formati e soggetti" (9 aprile 1918) Documentazione circa il fondo è reperibile presso l’Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n.31, foglio 43, n.9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-5
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/635
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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