Bologna. Museo Civico Dettaglio Terre Cotte

positivo album, ca 1888 - ca 1899

Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 9, recto (attualmente estrapolata)

  • OGGETTO positivo album
  • SOGGETTO Musei - Mostre - Esposizioni
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Museo Civico - Cortile - Formelle in terracotta
    Arti decorative - Cornici - Terrecotte - Ornati - Secc. XV/XVI
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
  • INDIRIZZO Via Castiglione, 7, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra due esempi di fregio architettonico, realizzati con formelle di terracotta in un composito bassorilievo. Entrambi i modelli sono inseriti all’interno di un arcata cieca in laterizio negli ambienti del cortile del Museo Civico di Bologna, inaugurato nel 1881 nel Palazzo Galvani (già Palazzo dell’Ospedale della Morte) e destinato all’esposizione delle collezioni civiche di archeologia. Il modello superiore si distingue per la presenza nella parte alta di una cornice marcapiano dentellata, e di un elaborato fregio rinascimentale, nel quale coppie di geni maschili con corona e corpo vegetale, sostengono valve di conchiglie con busti di profilo di eroi laureati. Il secondo esemplare presenta invece una successione di cinque oculi resi da stilizzati fogliami di palma di carattere gotico. L’indicazione numerica riportata alla base dei due modelli (‘1’ per il superiore, ed il ‘2’ per il secondo), unita alla maiuscola ‘D’ incastonata al vertice dell’arco, sottolineano la natura repertoriale dell’esposizione, intesa a rendere conto delle tipologie utilizzate nella decorazione architettonica dall’arte bolognese, nel corso dei secoli. L’inaugurazione del 1881 dell'importante sezione dei Musei Civici di Arte Antica, pose inizio ai lavori di ampliamento di Palazzo Galvani, che il Comune acquistò a inizio degli anni ’60 del XIX secolo, per collocarvi le proprie raccolte museali. Tramite la realizzazione di un arco passante sopra Via de’ Foscherari di collegamento all’adiacente complesso dell’Archiginnasio e dei lavori di ampliamento realizzati da Coriolano Monti (due nuovi bracci, l'orientale e il meridionale), l’edificio poté ospitare le collezioni del Museo Universitario, del Risorgimento, la collezione di Pelagio Palagi e le "nuove" testimonianze archeologiche degli scavi bolognesi. I reperti di decorazione architettonica in laterizio documentati nella presente ripresa erano collocati nel secondo cortile del palazzo, tutt’ora destinato a lapidario etrusco e romano. Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 2507 B) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. La stessa parete del secondo cortile del Museo Civico di Bologna è oggetto altresì di una ulteriore ripresa: la n° 2505, presente nel medesimo catalogo Poppi 1888 e conservata nello stesso album Faccioli (si veda il positivo inv. 658, GF_261447). E' probabile che la data di stampa possa essere compresa entro la fine del XIX secolo. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-27
  • NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 657
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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