Bologna. Dettaglio della Chiesa dello Spirito Santo
positivo album,
ca 1888 - (?) 1892
Fotografia Dell'emilia (ditta)
1869-1940
Stampa sciolta inserita con i quattro angoli nei tagli predisposti alla carta 9, recto (attualmente estrapolata)
- OGGETTO positivo album
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SOGGETTO
Scultura - Bassorilievi - Terrecotte - Cornici - Ornati
Architettura - Chiese - Facciate - Sec. XV
Italia - Emilia Romagna - Bologna - Chiesa dello Spirito Santo
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E STORICO ARTISTICO
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ATTRIBUZIONI
Fotografia Dell'emilia (ditta): fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici di Bologna Ferrara Forlì Cesena Ravenna e Rimini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pepoli Campogrande
- INDIRIZZO Via Castiglione 7, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La ripresa mostra un particolare delle formelle in terracotta che decorano la facciata dell’ex Santa Maria dei Celestini, meglio nota come Oratorio dello Spirito Santo, chiesa sconsacrata nel 1798 a seguito della soppressione della confraternita laicale che si era stabilita. La chiesa venne edificata alla fine del XV secolo (1481-1497) dai padri celestini con dedicazione alla Vergine. Negli stessi anni Santa Maria dovette ricevere la decorazione in terracotta che ne scandisce il disegno di facciata, con due grandi cornici trabeate ed una terza in corrispondenza della copertura a capanna. Il fototipo in esame evidenzia un dettaglio con la cornice inferiore (decorata a fregio continuo di angioletti) nel settore tra il portale centrale e l’edicola centinata di sinistra, sopra la quale sono tre clipei con busti ad altorilievo intervallati da piccole paraste; gli oculi raffigurano da sinistra a destra un santo (apostolo?) reggente un libro, una santa orante e Cristo, come uomo dei dolori. Lo stato conservativo precario, testimoniato dalla ripresa, rivela una precedenza rispetto all’intervento di recupero operato da Alfonso Rubbiani tra il 1892 ed il 1893 (restauri che compresero il ripristino della cromia originale, relazionati dall’autore per i tipi di Fava e Garagnani, 1894). Dal raffronto con i cataloghi della Fotografia dell'Emilia di Pietro Poppi, risulta che la lastra del positivo in esame (n° 137C) compare per la prima volta nell'edizione a stampa del 1888, mentre non figura nel precedente del 1883. Il termine ante quem per la stampa del positivo si pone dubitativamente al 1892, anno i principio dei restauri. Nel 1863 il pittore Pietro Poppi (Cento, 1833 - Bologna, 1914) aprì un negozio di cartoleria in via Mercato di Mezzo 56 in società con Adriano Lodi. Nell'edificio aveva sede anche lo studio fotografico di Roberto Peli (ex collaboratore di Emilio Anriot), il quale probabilmente avviò Poppi alla professione di fotografo. Nel 1866 Poppi e Peli si associarono aprendo uno studio in via San Mamolo 102 (la ditta Peli, Poppi & C.), che rimase attivo fino al 1867, anno in cui Poppi si mise in proprio, ritornando nella precedente sede del Mercato di Mezzo. Solo nel 1869 Poppi rilevò ufficialmente La Fotografia dell'Emilia, operando anche uno spostamento di sede da via Mercato di Mezzo 56, dove venne fondata la ditta nel 1865, a via San Mamolo 101 (oggi via d’Azeglio) in Palazzo Rodriguez (edificio in cui dal ’65 al ’69 avevano operato i coniugi Ferrara, Fotografia Milanese), ma lo stesso pittore-fotografo vi lavorò sin dal 1866. Effettivamente il 17 aprile del 1866 il quotidiano “Monitore di Bologna” menziona Poppi quale direttore dello Stabilimento Fotografico dell’Emilia di via Mercato di Mezzo 56 (si segnala la tesi di Massimo Cova che vede in Poppi il fondatore della Fotografia dell’Emilia – cfr. Fotografia e Fotografi a Bologna 1839-1900, Bologna 1992, p. 277). Nel marzo del 1907 Poppi si ritirò, cedendo lo studio a Luigi Monari ed Armando Bacchelli; la Fotografia dell’Emilia passò in seguito, nel 1909, sotto la proprietà unica di Alfonso Zagnoli (chiusura definitiva della ditta nel 1921), il quale nel 1940 vendette quanto restava del fondo di lastre e positivi originali di Pietro Poppi alla Cassa di Risparmio di Bologna. Il fondo fotografico Faccioli è costituito da stampe sciolte o incollate su supporto, raccolte nel corso della sua attività di ingegnere-architetto da Raffaele Faccioli (Bologna, 1836-1914). Dopo la sua morte, il geometra Luigi Mattioli, amministratore dei beni degli eredi, propose a Francesco Malaguzzi Valeri, allora Direttore della Pinacoteca di Bologna, l'acquisto di questa raccolta grafica comprendente disegni, taccuini e materiale fotografico. Documentazione circa il fondo è reperibile presso l'Archivio Storico della Pinacoteca, pratiche n. 31, foglio 43, n. 9
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800635803-25
- NUMERO D'INVENTARIO 31875/ 655
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0