Guiglia (Modena)/ Pieve di Trebbio - fian/ co sud dall'esterno
negativo,
post 1891 - ante 1898
Anonimo (xix Fine/ Xx Inizio)
XIX fine/ XX inizio
La negativo presenta una vignettatura negli angoli superiori, dovuta al decentramento sull’asse verticale, dell’obiettivo rispetto al piano focale. La lastra era originariamente contenuta in una busta pergamina; tale custodia si conserva separatamente in una scatola
- OGGETTO negativo
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SOGGETTO
Edifici di culto - Chiese romaniche - Sec. 11-12
Italia - Emilia Romagna - Guiglia - Pieve di San Giovanni Battista di Trebbio
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MATERIA E TECNICA
VETRO
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CLASSIFICAZIONE
DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
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ATTRIBUZIONI
Anonimo (xix Fine/ Xx Inizio): fotografo principale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna, Modena e Reggio Emilia
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
- INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La località di Trebbio è citata per la prima volta in un documento nonantolano dell'anno 996, mentre l'esistenza della pieve è documentata a partire dal 1048. Nel XIII secolo, la Pieve di Trebbio, assurta a grande prestigio, era dotata di una collegiata di canonici. Al passaggio sotto la collegiata di Carpi, nel 1515, seguì un lungo periodo di decadenza che terminò solamente nel 1822, quando la pieve ritornò alla diocesi di Modena. La Pieve di San Giovanni Battista, con ogni probabilità fu eretta nella seconda metà dell'XI sec. o nei primi anni del XII secolo. La tradizione vuole che sia stata fondata da Matilde di Canossa. La chiesa subì numerosi restauri nei primi anni del Novecento, voluti e seguiti dall’arciprete Ferdinando Manzini. Nel volume La Pieve di Trebbio edito nel 1907, il parroco Don Manzini scriveva “Sotto gli abbellimenti fatti di calce e di colori erano evidenti, le fenditure numerose e le lesioni, gli strapiombi marcatissimi, cosicché nel 1897 assumendo chi scrive il governo di questa parrocchia, credette suo dovere di adoprarsi sollecitamente per scongiurare la caduta dell'edificio, e poiché occorrevano evidentemente lavori seri di consolidamento a restauro era doveroso che questi fossero eseguiti nel senso di ritorno in pristino del venerando edificio. Già fin dal 1893 era stata iscritta nel Catalogo generale dei monumenti d'Italia (N. 138), e non era possibile lavorarvi in altro senso chè il Ministero dell'Istruzione non avrebbe permesso assolutamente nuovi pasticci. Nel 1895 il prof. cav. Vincenzo Maestri, R. Ispettore degli scavi e monumenti, aveva pubblicata la prima delle note sue Monografie sulle chiese antiche dell’Appennino Modenese, che trattava appunto della Pieve di Trebbio, colla quale mise in evidenza i pregi del vetusto edificio; di qui una ragione di più per un ritorno all'antico. Essendo, come si è detto, iscritta fra i monumenti, occorsero cento e una approvazione e lungo prezioso tempo per provvedere alle cose più urgenti. Urgeva scongiurare una catastrofe e intanto studiare l'organismo primitivo, abbattere le superfetazioni addossategli da secoli, scoprire e consolidare tutto. X la 476 (…) Ciò però potrebbe dimostrare a chi non è pratico di tali faccende, quanto costi, un po' di bene per simili ricostruzioni!! Si cominciò con assaggi di scrostamento in corrispondenza dei Capitelli delle semicolonne. Si trovarono cose assai interessanti. Lo scrostamento fu poscia esteso a tutto l’interno dell' edificio e quindi alla facciata e si poté vedere la vera struttura primitiva dell’edificio”. Fu così che tra il 1898 ed il 1901, il direttore dell’Ufficio Tecnico Regionale per la Conservazione dei Monumenti dell’Emilia (poi Soprintendenza ai Monumenti) Raffaele Faccioli, come documentato nella "Relazione dei lavori compiuti dall'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti dell'Emilia dall'anno 1898 al 1901", avviò i lavori più urgenti di consolidamento agli archi, alle colonne e ai pilastri gravemente lesionati. “I lavori che sino ad ora sono stati completati si riassumono: nel disfacimento e completo rifacimento dei due pilastri presso l’altar maggiore a destra di chi entra in Chiesa; nel rifacimento degli archi e del sottarco soprastanti ai due pilastri predetti; in piccoli lavori di ricerche e restauri alla facciata ed al tetto della Chiesa”. Il negativo in esame è stato realizzato prima dei lavori di ripristino del 1898-1901, perché mostra la facciata e la fiancata ancora intonacata e gravemente lesionata
- TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800634055
- NUMERO D'INVENTARIO N_000476
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- ISCRIZIONI sul verso: in basso a sinistra - 70 -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0