Lapidario ai caduti della seconda guerra mondiale nel vestibolo che immette al chiostro benedettino di Santo Stefano a Bologna

positivo, post 1956/11/04 - ca 1957

Il positivo, privo di supporto secondario, è stato collocato in una busta di carta conservazione e posto orizzontalmente entro una scatola di cartone inerte, intestata “BOLOGNA/ Santo Stefano/ da P_000295 a P_000384”. All'interno della scatola, i fototipi sono ordinati secondo il numero progressivo di inventario. Una seconda stampa positiva identica è stata rintracciata nel vecchio faldone dedicato al complesso stefaniano (vedi inventario P_000379, NCT 0800265597)

  • OGGETTO positivo
  • SOGGETTO Architettura - Chiese - Atri - Monumenti ai caduti
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Complesso di Santo Stefano - Atrio di accesso al chiostro benedettino
  • MATERIA E TECNICA gelatina ai sali d'argento/ carta
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio fotografico storico (ex Soprintendenza BAP)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Già all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre del 1943, si delineò la proposta di utilizzare il loggiato superiore del chiostro benedettino di Santo Stefano, come lapidario per i caduti della seconda guerra mondiale, in analogia con quello inferiore (ai caduti della Grande Guerra), inaugurato il 12 giugno del 1925. Fortemente contrario alla soluzione, il soprintendente ai Monumenti dell'Emilia Alfredo Barbacci riuscì ad ottenere - in seguito ad una diversa soluzione proposta dall'ufficio, bocciata dall'Associazione Caduti, di riordino del primo lapidario per fare posto nel loggiato del pianterreno agli elenchi dei caduti dell'ultimo conflitto - la sistemazione delle lapidi nell'atrio di accesso allo stesso chiostro, che si affacciava su via Santo Stefano. Il progetto definitivo, eseguito dal professor Vincenzo Gabelli della Soprintendenza, venne approvato dal Ministero il 17 maggio 1955, per essere inaugurato il 4 novembre del 1956 (per tutta la vicenda si veda Serchia 1987, p. 369, segnalato in BIB). I fototipi da P_000377 a P_00380, dovuti allo studio Fotofast, mostrano il memorariale già in opera: è plausibile che tutte le riprese siano state eseguite in una medesima occasione, probabilmente in stretta prossimità alla fine dei lavori del secondo lapidario, tra la fine del 1956 ed il 1957. La ditta Fototecnica Bolognese venne fondata nel primissimo dopoguerra da Buccio Arcani, operatore formatosi nello studio Villani. La committenza prevalente dell’atelier, industriale (Fonderie emiliane) e pubblicitaria, fu sempre parallelamente accompagnata da campagne di riproduzione di opere d’arte commissionate da collezionisti, antiquari o dagli stessi autori (in questo caso la Soprintendenza ai Monumenti dell’Emilia)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800265596
  • NUMERO D'INVENTARIO P_000378
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna Modena e Reggio Emilia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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