Sant'Alberto

dipinto, ca. 1500 - ca. 1503

La portella destra dell'organo è dipinta su un telaio di legno e raffigura sul recto Sant'Alberto, co-patrono della città. In alto, nella sagoma a gradini che copre l'andamento piramidale della cassa, vi sono alcuni putti che sostengono uno scudo dorato con croce rossa centrale, emblema del comune di Lodi. La tela è conclusa da una fascia decorativa, in oro su azzurro, con motivi fogliati. La tela è stata trattata come fosse una tavola, stendendo dapprima una consistente preparazione in gesso e colla animale, poi incidendo la superficie con una punta metallica (probabile trasporto da un cartone) e completando il disegno a pennello con un segno ocra e bistro.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Chiesa Matteo Della (esecutore)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Tempio civico dell'Incoronata
  • LOCALIZZAZIONE Convento di S. Filippo (ex) - complesso
  • INDIRIZZO Corso Umberto I, 63-65, Lodi (LO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sant'Alberto è stato dipinto da Matteo della Chiesa con colori puri e preziosi, lumeggiando la tela con l'oro in polvere per le sfumature oppure in foglia ed evidenziato a sgraffio dopo essere stato volutamente coperto da un altro colore, come nella fascia a decori fitomorfi che circonda la tela dove l'oro brilla da sotto l'azzurro. Per quanto riguarda i particolari cui voleva conferire effetti tridimensionali, come il nimbo del santo e il rocchetto del pastorale, usa l'oro in pastiglia. L'anta rivela la conoscenza da parte di Matteo della cultura di Foppa e di Bergognone e dunque della pittura pavese della fine degli anni Ottanta del Quattrocento, dipendendo, come modello, dalle due pale certosine di Sant'Ambrogio e di San Siro del 1490-1491. Matteo però qui dimostra di essere aggiornato anche sulle novità milanesi come rivela la prospettiva fortemente scorciata del vescovo e dei putti reggistemma che sembra registrare gli apporti bramanteschi degli Uomini d'Arme di casa Visconti-Panigarola, forse non studiati direttamente ma filtrati attraverso Zenale. Innegabile quindi l'impressione che l'autore mostri una cultura eclettica, in cui ha convogliato aspetti diversi della pittura a lui contemporanea, a volte contrastati, come nel paesaggio oscillante tra Zenale e la pala del Perugino dipinta per la Certosa di Pavia. L'anta con la sua finezza e la sua preziosità arcaizzante, la stoffa ricamata intrisa di bagliori dorati e di lacche, gemme e lapislazzuli si colloca alla fine di un ideale percorso della pittura lombarda, e lodigiana, in particolare di fine Quattrocento. Secondo la cronaca del padre Paolo Camillo Cernuscolo che nel 1642 trascrisse alcuni documenti perduti relativi all'Incoronata, nel 1500 "la volta della cappella nella quale si aveva da riporre l'organo et le ante si danno da dipingere a Matteo Chiesa pittore pavese". E' probabile che le vicende costruttive dell'organo si protrassero sino al 1503, anno del presumibile completamento dell'opera. A questa data il padre Giovanni, che nelle fonti gli è sempre associato, risultava già morto, e quindi questa portella costituisce l'unica opera certa del solo Matteo.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Museo Civico di Lodi
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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